Non c'è dubbio, stare con la gente gli piace, ben altro del classico scienziato che non sa stare tra la "gente comune''. Si mette e toglie gli occhiali, indulge con un po' di vanità ai fotografi che lo preferiscono a Formigoni e De Mita, smania sulla sedia se non è a lui la parola, sorride, fa battute, firma addirittura autografi con dedica.
E i suoi interventi? Qui il cerchio magico si chiude, è una persona squisita. Entra subito nell'atmosfera del teatro fatta di giovani che vogliono la pace o meglio capire e imparare di cosa la pace ha bisogno. Esordisce dicendo di essere più un insegnante che uno scienziato e perciò è molto felice di essere tra noi. Ma il massimo lo raggiunge quando riflette sulle manipolazioni genetiche: sembra aver paura anche lui così abituato ai megalaboratori del CERN. "Siamo quasi al limite, bisogna per mettere che si vada avanti?".
E l'impegno di dare una risposta lo offre a tutti, anche a se stesso.
E poi solidarietà per i paesi sottosviluppati, fiducia nei cervelli italiani, vorrebbe degli scienziati più vicini alla gente, e la gente più interessata alla scienza, il nucleare, specie per il futuro, non lo convince più di tanto.
Le guerre stellari? Parteciperebbe alle ricerche? Qui diventa duro, quasi scostante: "non ha nulla di scientifico e poi quel raggio di morte spaziale vola per me molto basso".
Così l'incontro termina con la gente che sembra calamitata da questa figura simpatica, inesauribile.
Altri autografi, altri inviti a conferenze, mentre il ministro Granelli lo aspetta discretamente fuori del teatro con la sua auto.
L'ennesimo applauso e Rubbia coi suoi occhi cerulei torna al suo lavoro, anzi come lo definisce lui "al maggior divertimento della mia vita".




























