La posta in gioco
Ogni elezione reca con sé motivi importnati per cui impegnarsi, non c'è dubbio, ed ogni scelta poi diviene fondamentale per il futuro, al di là di ogni retorica del momento. Eppure l'aria che respiriamo sa spesso farci sentire il sapore di qualcosa di diverso quando la posta in gioco di un momento politico contingente supera la propria epoca per proiettarsi su un futuro indefinito, che va al di là dei cinque anni possibili per la prossima legislatura.
Analisi su questi anni passati, se ne sono fatte tante, anche troppe per i gusti della gente comune e anche dagli «addetti ai lavori».
Alcuni fatti però ci indicano con certezza che da queste urne del 14 e 15 giugno e degli equilibri che ne deriveranno dipende anche la sorte della democrazia nel nostro Paese. L'Italia, come il resto del mondo d'altronde, vive un momento di transizione delicatissimo: cambiano le cognizioni scientifiche, i comportamenti, le ragioni della stessa convivenza civile.
È impossibile non notare che, i valori distrutti nel fuoco «rivoluzionario» del post-'68, o tornano come se nulla fosse stato (vengono ih mente quasi le pagine stupende sul ritorno dei «codini della Restaurazione» di D'Azeglio) oppure vengono storpiati, tirati a destra o sinistra a seconda dei gusti e del momento, ad uso e consumo personale. Ci avviamo, insomma, ad una «fase costituente della società», molto più povera di valori, di ideali e di amore per la democrazia, di quanto fu, per contro, quella della Costituente Italiana che, dopo una guerra tragica aveva posto le basi ideali e pratiche per la Rinascita democratica del nostro Paese.
Se anche la società politica non trarrà le conseguenze dalle riflessioni tecniche sulla riforma delle istituzioni trasformando la decima legislatura nella «legislatura delle riforme» sia nei «rami alti» (Riforma del Parlamento, del Governo, della Legge elettorale) che nei «rami bassi» (Pubblica Amministrazione al servizio del cittadino, tutela dell'associazionismo, ripristino di uno Stato Sociale adeguato ai tempi), recuperando le regioni ideali di una battaglia comune a tutte le parti politiche e sociali per una rinascita democratica del Paese, la situazione politica e sociale diverrà di nuovo pesante, la Nazione camminerà, senza direzione alcuna, per suo conto, lo Stato discuterà del nulla in forma di ingegneria costituzionale.
E in questo stacco tra Paese Reale e Paese Legale di cui sempre si parla non ci sarà più un vuoto come negli anni passati, sempre colmabile, bensì potrebbe introdursi il cuneo di un vero e proprio «golpe strisciante»: abbiamo già verificato la disponibilità ad essere «uomini della Provvidenza» di più di un personaggio politico o dell'alta finanza in quest'ultimo scorcio di legislatura!
Perciò non basta affidarsi ai soliti slogan, né è nostro dovere assecondare ogni luogo comune su una società a mò di «Pasta Barilla» o a misura di «rampante o yuppie» che sia, bensì è nostro compito creare i pressuposti per una nuova Costituente democratica ad ogni livello nel nostro Paese e nelle istituzioni che debbono governar\o con un principio base fondato sulla democrazia di popolo per cui certamente non invano tanti e tanti coetanei lottarono gratuitamente a prezzo anche della vita, agli albori della Repubblica Italiana.














