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Nuova Politica - E i numeri cosa dicono?
Un'occhiata ai risultati elettorali dimostra che la DC ha tra i giovani il 38% dei consensi. La DC raccoglie da sola più voti giovanili di socialisti e comunisti messi insieme.
In mezzo al fiume di parole che è passato sui risultati del voto giovanile, è opportuno e utile dare un'occhiata anche ai numeri, per potere avviare riflessioni basate non soltanto su sensazioni ma su dati il più possibile precisi.

Sottraendo i voti del Senato da quelli della Camera si divide l'elettorato in due fasce: una prima compresa tra i 18 e i 25 anni, una seconda sopra i 25 anni. È certamente vero, come molti osservatori politici si sono affrettati a sottolineare per ridimensionare l'importanza dei dati che emergono, che numerosi elettori votano partiti diversi nelle schede di Camera e Senato, ma credo si possa affermare tranquillamente che in una grandissima maggioranza di casi gli elettori esprimono lo stesso voto per i due rami del Parlamento e che, per altro, i flussi di voti differenziati non sono a senso unico e quindi, in buona misura, si compensano.

Preso atto di ciò, e con la consapevolezza di disporre di dati non esatti ma comunque estremamente significativi, emergono risultati sui quali si dovrà riflettere a lungo.

La Democrazia Cristiana raccoglie sui 6.216.537 di voti validi di differenza tra Camera e Senato il 38% (2.2361.904 voti), dimostrando di avere tra i giovani maggiori consensi di quanti non ottiene nella fascia di elettorato sopra i 25 anni (33,6 la percentuale del Senato).

Il partito Comunista passa dal 28,3% di voti per il Senato al 17,3% (l.078.510) tra i giovani, tra i quali si fa superare dal PSI che raccoglie il 18,9% (per poter fare il confronto Camera-Senato per PSI, PR e PSDI si sono divisi i voti ottenuti dalle liste comuni al Senato in parti proporzionali ai consensi ottenuti dai tre partiti sempre per il Senato) facendo un consistente balzo in avanti.

Crescono poi tra i giovani i verdi (dal 2% al 5,4%), Democrazia Proletaria dall'l,5% al 2,4%), i radicali che passano al 4,6% e, per molti versi inaspettatamente, il PSDI, che raccoglie tra gli under 25 il 3,3%.

Calano invece il PLI (dal 2,2% all'l,8%) il PRI (dal 3,8% al 2,9%) e soprattutto il Movimento Sociale dal 6,5% al 2, 7%. Pur con i margini di errore già sottolineato, non si possono non notare alcuni elementi.

Mentre per alcune forze politiche (verdi, radicali e D.P.) era prevedibile l'aumento di consensi tra i giovani, per altri partiti si possono registrare alcuni dati estremamente importanti.

Innanzitutto la Democrazia Cristiana conferma non solo di avere più forza nel mondo giovanile ma da sola raccoglie più voti di socialisti e comunisti assommati.

In secondo luogo va evidenziato il sorpasso che i socialisti compiono a danno del PCI, praticamente abbandonato da quell'elettorato giovanile che per anni si è illuso di rappresentare.

Infine va notato che mentre i partiti laici si allineano più o meno sulle stesse percentuali che raccolgono tra gli «adulti», il Movimento Sociale cala enormemente a riprova che protesta di destra e nostalgia poco spazio trovano tra i giovani.

Cercare di capire in quale direzione va il mondo giovanile non deve servire soltanto per esercitazioni dialettiche ma deve invece costituire un momento importante per individuare le tendenze nuove della società cui i partiti non possono non fare riferimento.

Per la Dc si tratta innanzitutto di non credere che i consensi ottenuti siano conseguenza di una totale e convinta adesione dei giovani alla proposta politica del partito.

Si tratta invece di impegnarsi maggiormente sulle tematiche della condizione giovanile, per trasformare i voti in consensi sempre più stabili e convinti e, in misura sempre maggiore, in scelte dirette di impegno nel partito.

In un momento in cui altre forze politiche cercano consensi sulla base di sensazioni, look o sull'immagine dei propri leader, la Dc deve proseguire, come ha già cercato di fare durante la campagna elettorale, nella volontà di difendere i valori più legati all'ispirazione cristiana, impegnandosi per riportare il dibattito tra ipartiti sul piano degli ideali e delle proposte politiche.

C'è poi un secondo dato che dovrebbe fare riflettere in particolare il partito comunista. Il fatto che tra i giovani da un lato crescano i partiti o i movimenti che meglio del PCI rappresentano oggi le diverse forme di protesta esistenti nella società, e dall'altro aumenti consistentemente, fino a compiere il sorpasso, il PSI, non può non influire sul dibattito che si sta avviando in questi giorni in casa comunista.

Il voto giovanile indica che vi sarà nei prossimi anni sempre meno spazio per un PCI arroccato sulle proprie posizioni, sempre più duro e isolato, legato ad un passato lontanissimo da sensibilità e bisogni delle parti più vive della società.

Se all'interno del PCI prevalesse chi sostiene questa linea, nella convinzione che l'insuccesso elettorale deriva da un'eccessiva morbidezza delle posizioni, il voto giovanile sembra indicare che nella sinistra la partita sarebbe già vinta dai socialisti.

Se viceversa il PCI scegliesse la strada del cambiamento, il dibattito all'interno della sinistra assumerebbe toni a livelli estremamente interessanti. Sarebbe allora ancora più indispensabile per noi individuare la via per rafforzare e non disperdere, il ricco patrimonio di consensi che il voto giovanile ci ha attribuito.

 

 

 

Un voto per il «Nuovo»
Mauro Fabris
Eppur si muove? Viaggio in URSS di una delegazione dell'EYCD
Lapo Pistelli

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