"Milioni di italiani da oggi si sentono sollevati dopo questa crisi che da quasi tre anni ha colpito i vertici della nostra beneamata azienda". Il commento di Pirrotta, per tutti "claretto" o "Ghino di tacchino" ce lo immaginiamo così. E forse probabilmente dovremo anche ascoltarlo tra qualche giorno se è vero, come appare, che la nomina del Consiglio di amministrazione della Rai e conseguentemente del Presidente della azienda televisiva di Stato è ormai alle porte. E dietro alle porte chi bussa? Enrico Manca, socialista, prima uomo della sinistra massimalista, poi fedele ascaro di Craxi da quando l'attuale presidente del Consiglio è divenuto il "deus ex machina" del partito del garofano. In un tourbillon di nomine e di incarichi, unico risultato per ora di una crisi risolta per il rotto della cuffia e grazie soltanto alla disponibilità democristiana, ma che probabilmente la gente (a ragione?) non ha capito, i vertici socialisti tra un ammiccamento ai verdi ed una puntatina in qualche salotto buono (di qualche ex mannequin o attrice) hanno finalmente partorito il topolino.
E che topolino! Enrico Manca già candidato a-sorpresa-rifiutato-ricandidato-indisponibile nel clima di critica alle lottizzazioni che avevano fatto seguito alla "bocciatura" di Pierre Camiti, è da ieri, udite udite "formalmente pronto'' ad essere il candidato ufficiale del Psi e del pentapartito alla Presidenza Rai. Se qualcuno ormai già pensa alla vicepresidenza da assegnare o da sdoppiare, qualcuno di noi forse tardo a capire il "mutato clima politico" di cui ci parla perfino Il Manifesto, in un articolo in cui ci informa con dovizia di particolari dei futuri radiosi di Massimo Pini (all'Iri) e Gennaro Acquaviva (al posto di Pini in Rai), ha ancora qualche interrogativo da porsi.
Questo Enrico che ha chiesto a Craxi l'unica condizione di non essere allontanato dalla vita politica attiva del partito (una vera perdita per il panorama politico italiano...) non sarà mica lo stesso Manca che risultò iscritto a quel club di buontemponi che (a giudicare dal peso che gli si dà oggi) è stata la Loggia Massonica P2 di Licio Gelli?
Non sarà mica che si vuole a capo del servizio di informazione più a contatto con la popolazione italiana un politico che, per calcolo o perché un po' come dire... rampante, si è iscritto tempo fa ad una associazione definita segreta e per questo sciolta con una legge dello Stato italiano?
E poi, siamo seri, sarebbe forse pensabile che il partito di maggioranza relativa che ha tra le sue fila l'On. Tina Anselmi che ha presieduto la Commissione di inchiesta Parlamentare sulla P2, potrebbe oggi votare qualcuno che risulta essere stato trovato negli elenchi definiti "attendibili" da un voto che ha unito in Parlamento maggioranza ed opposizione?
No, cari amici, probabilmente è uno sbaglio, di quei disinformati dei giornalisti.
Noi sappiamo benissimo che la questione morale è troppo sentita sia dal PSI che dal Presidente del Consiglio Craxi per essere così saltata a piè pari.
E poi se proprio non ci siamo sbagliati, allora forza, tutti in Parlamento nella nuova libreria aperta da poco al pubblico, dove si conservano gli atti Parlamentari.
Negli atti di inchiesta sulla P2, ora divenuti legge dopo il voto favorevole sulla relazione di maggioranza Anselmi, basta scartabellare: un numero di tessera fa presto a venire fuori.
Robirò









