E se la politica...
C'è una scelta di fondo su1la quale tutti i partiti, e soprattutto gli uomini che ne fanno parte, dovranno misurarsi nei prossimi tempi: o adeguarsi in modo acritico alle nuove tendenze della società (e a chi le impone), nell'affannoso tentativo di non restare troppoindietro rispetto al mondo che cambia o, viceversa, cercare di recuperare il proprio ruolodi guida dei processidi trasformazione, tornando a giocare sul tappeto delle idee e degli ideali.
Occorre, allora, la consapevolezza che da quando è finito il periodo delle lotte ideologiche, in cuispesso i grandi partiti raccoglievano consensi solo per il fatto di essere l'uno contrapposto all'altro, è iniziata una fase, che dura ormai da troppo tempo, in cui le forze politiche hanno iniziato a cercare consensi offrendo soltanto maggiori livelli di benessere o di tutela ai singoli o alle categorie economiche. È un vicolo cieco in cui i partiti, vedendo sempre più sfumare ledistinzioni tra le rispettive posizioni, vanno a cercare la differenziazione e lo scontro su questioni sempre più marginali. Si tratta di riportare il dibattito tra i partiti,e anche la battaglia per la ricerca dei consensi, sul piano degli ideali da raggiungere.
La paura di essere·fuori moda, di parlare di temi ormai invecchiati, l'ansia di voler sembrare ad ogni costo un «politico» al passo coi tempi, in grado di affrontare i problemi senza il condizionamento di ingombranti valori, possono giocare brutti scherzi: per noi dimenticare cosa pretende la nostra ispirazione cristiana, per tutti muoversi ed agire in modo occasionale, senza sapere in quale direzione compiere ogni sforzo quotidiano.
Può forse essere considerato vecchio, ma di certo è ancora entusiasmante, credere che sia possibile fare tornare ad essere la politica testimonianza delle proprie idee e coraggio nel portarle avanti, anche contro gli interessi più forti.
Può anzi essere proprio questo il modo per non essere spazzati via dal «ciclone dei megatrends» di cui abbiamo parlato a Bergamo: non rinunciare a provare a strappare la guida delle grandi trasformazioni dalle mani di chi vuole modellarle soltanto sulle proprie esigenze di profitto, sui propri, anche legittimi, interessi economici. Non rinunciare a restituire alla politica e alle idee la guida della società che cambia, cercando di essere una di quelle «minoranze profetiche» in cui credeva Jacques Maritain, che cercano, con semplicità di rispondere all'attesa della povera gente.
Non possiamo lasciare che la società dell'indifferenza e dell'egoismo faccia sempre più sbiadire i sogni, le speranze e gli ideali che hanno fatto la storia dei cattolici democratici.































