Ansie e speranza dei giovani alle soglie del terzo millennio
A Bergamo passando per Maiori. Sembra un paradosso, eppure proprio a Maiori nacque l'idea che sarà realizzata in questi giorni alla festa nazionale dei giovani dc a Bergamo.
Il messaggio scaturito dal congresso di Maiori ha stimolato tutta la Democrazia Cristiana a ricercare un raccordo con la società, con la gente, con i giovani e con i loro problemi.
Ed eccoci a Bergamo per dedicare nove sessioni alla partecipazione, al lavoro, alle nuove tecnologie, alla pace... per dedicarle, in poche parole, alle ansie ed alle speranze dei giovani giunti ormai alle soglie del terzo millennio.
Lo facciamo con intento di studio e di riflessione, consci dei nostri dubbi e delle nostre inquietudini, senza la convinzione che tra noi vi è l'unica verità a cui convertire il resto dei giovani e della società.
Abbiamo voluto chiedere a noi stessi uno sforzo per essere servitori degli altri, per dare alla società italiana «un supplemento d'anima», ed ecco che a Bergamo ci ritroviamo sempre più convinti che lo strumento della formazione politica, identificato già a Maiori e definitivamente scelto al campo scuola nazionale di Rosolina Mare, è lo strumento adatto ad una società che si evolve troppo rapidamente, e che ha bisogno di soluzioni a breve termine basate sulle capacità, e non sulla vuota ideologia o su scelte superficiali ed effimere.
È da tempo che abbiamo scartato la strada dei bizantinismi ed abbiamo scelto invece quella della politica «in mare aperto», come amava dire Aldo Moro. Una politica che non sfugge ad una analisi impietosa dei «megatrends», cioè delle tendenze del nostro futuro, scegliendo di fare la nostra parte per costruire un futuro «voluto» da noi, e non da altri, sulla base di scelte selettive attraverso queste grandi tendenze sociali.
«GIO' 1» è ora ai nastri di partenza con un programma politico, culturale, di spettacolo, di prim'ordine. Ciò è dovuto al lavoro paziente di molte persone che hanno dedicato il loro tempo, ai di là di etichette, a questo impegno; voglio qui ringraziarli pubblicamente convinto che la maggiore soddisfazione per loro sarà il clima di partecipazione e di festa che regnerà certamente fra tutti noi in questi giorni.
Un grosso rischio si è affacciato in quest'anno che avrebbe dovuto essere dedicato ai giovani: la possibilità che a parlare del «futuro prossimo venturo» siano sempre e comunque gli «altri»: gli adulti, i sociologi, i grandi giornalisti.
A questo rischio se ne è aggiunto un altro, spesso ricorrente nella storia quando si cerca di capire cosa riserverà il domani: il rischio che, temendo di non essere all'altezza del futuro, si cerchi l'unica ispirazione nel passato, nella dolce certezza delle figure retoriche conosciute, nell'oblio del già visto. Questi pericoli, della deresponsabilizzazione e dell'espropriazione del proprio futuro, sono davanti agli occhi dei giovani di oggi, e davanti agli occhi, naturalmente, delle associazioni e federazioni giovanili, non ultima il Movimento Giovanile della Democrazia Cristiana.
La strada che abbiamo scelto, lo testimonia il tema della prima nostra festa nazionale «Gio' 1», è quella invece della sfida al futuro, del confronto con la società che cambia, dell'analisi rigorosa e realistica.
Siamo partiti, come testimonia il tenia, da un libro che è stato «bestseller» negli Stati Uniti: «Megatrends le dieci nuove tendenze che trasformeranno la nostra vita», di John Naisbitt.
Non abbiamo scelto questo libro come traccia per una sorta di «mito-Usa» o perché reputiamo la società statunitense la migliore del mondo, ma solo perché in essa, è innegabile, sono più vivi i riferimenti buoni e cattivi che la società del domani, che molti già definì scono post-industriale, o dell'«informazione diffusa», potrà propor-
Di fronte a possibili, sbal cambiamenti della società, il MGDC ha scelto di non mettere la testa nella sabbia, ma di confrontarsi con essi, oggi che ancora siamo in una fa e di transizione e che possiamo e dobbiamo agire in modo selettivo sul futuro.
Confrontarci anche con tendenze sgradevoli per il nostro modo di pensare lo sviluppo sociale, può e deve servire a far tornare criticità costruttiva nei giovani, voglia di riappropriarsi del proprio futuro, voglia di scegliere con passione, idealità, ma anche con mestiere, con saggezza, con capacità.
E dobbiamo farlo nello stile che da due anni circa stiamo mettendo nella ormai rituale iniziativa nazionale, con l'intenzione di utilizzare la festa dei Giovani dc come luogo di formazione politica seria, duratura negli effetti, che poco lascia all'effetto «presenza per la presenza».
In questo rinnovato stile sta anche un modo per cominciare a discendere nei «trends» del futuro.
Un futuro del governo della città, della politica, che non ammetterà più una «politica delle feste» come quella tradizionale che i partiti italiani hanno tenuto-negli anni scorsi, ma che richiederà un impegno di ripensamento, di rimeditazione, di riflessione concreta, in una parola di una prassi politica senza sbavatura, dilettantismi, pressapochismo.











































