Il secondo Rapporto Iard sui giovani
Da un'analisi del 2° Rapporto lard (1987) sulla condizione giovanile in Italia, uscito in questi giorni per le edizioni del Mulino, emergono una serie di tendenze comportamentali che per alcuni aspetti confermano quanto era emerso dal precedente 1° Rapporto lard (1983). (Lo lard è un istituto di ricerca che opera prevalentemente nel campo del1'analisi di fenomeni legati alla condizione giovanile).
Diventerebbe troppo ampia l'analisi complessiva sulla ricerca e, per poterla meglio raffrontare con i risultati di quella precedente, ci si limita qui ad uno degli aspetti presi in considerazione dalla ricerca, quello del rapporto tra i giovani e la politica.
Bisogna a questo proposito precisare che mentre la più recente analisi ha come termine di riferimento appunto il Rapporto dell'83, il Rapporto lard dell'83 faceva invece riferimento all'indagine di due altri istituti di ricerca che avevano condotto le loro analisi. nel 1969 (Shell-Doxa) e nel 1970 (lsvet); inoltre mentre i due campioni lard si riferiscono in buona parte agli stessi giovani, nati cioè nello stesso periodo (nella prima indagine fra il 1958 e il 1968, nella seconda fra il 1962 e il 1972), le indagini precedenti si riferivano a giovani nati nei dieci-quindici anni precedenti (fra il 1944 e il 1956).
Ciò premesso, si può passare ad un'analisi dettagliata degli aspetti emersi. Il primo dato su cui puntare l'attenzione è quello relativo al significato che i giovani attribuiscono alla politica: così come nell'indagine del 1983, anche in quella del 1987 risulta evidente il distacco dei giovani dall'impegno politico e dalla militanza in un'organizzazione politica, anzi il fenomeno sembra accentuarsi: infatti a fronte di un 47,40Jo di giovani che si considerano impegnati in politica o che si tengono al corrente della politica senza un impegno diretto del 1983, vi è nel 1987 soltanto un 42,6%. All'interno di questo dato è poi evidentemente possibile una scomposizione per fasce d'età e per differenti livelli culturali delle famiglie di origine.
Infatti fra i più giovani (cioè tra i 15 e i 17 anni) solo 3 giovani su 10 mostrano interesse per la politica.
Rispetto al livello culturale delle famiglie di origine il 31% circa del livello più basso mostra interesse per la politica, mentre per il livello più alto questa percentuale passa circa al 57%.
La disaffezione dei giovani per la politica si attesta dunque complessivamente intorno al 580Jo nel 1987, rispetto al 520Jo del 1983.
Vi è poi un altro aspetto da considerare di questo dato, e cioè che molti tra i giovani che nel 1983 non si interessavano di politica o ne erano addirittura disgustati, adesso manifestano significativi livelli di interesse e di coinvolgimento (il 41% dei primi e il 42,5% dei secondi).
Si potrebbe evincere da ciò che l'interesse e l'impegno per la politica, quando si manifestano, si manifestano più tardi.
Un'altra angolazione può essere fornita dalle dichiarazioni di partecipazione dei giovani intervistati nell'ultimo anno primo del sondaggio a manifestazioni, raccolte di firme, assemblee e dibattiti su temi specifici (cioè non a dichiarazioni d'impegno/disimpegno in generale).
Su molti temi il livello di partecipazione rilevato nel 1987 risulta assai più intenso rispetto al 1983 (temi quali la pace e il disarmo, la scuola, l'ambiente); inoltre i giovanissimi (15-17 anni) partecipano più dei giovani oltre i 18 anni. Su altri temi come quelli della donna o dei problemi del quartiere, l'interesse è calato.
In definitiva, riguardo all'approccio con la politica, per lo lard si può concludere che i giovani nel 1987 mostrano maggiore disinteresse rispetto al 1983. L'interesse semmai è rivolto all'impegno sui singoli problemi, ciò può testimoniare che l'impegno maggiore vi è nella fascia per così dire della prepolitica e quindi è il sistema politico con le sue organizzazioni partitiche ad esempio sempre più in difficoltà nel- 1'acquisire e inglobare il potenziale partecipativo delle giovani generazioni.
Si conferma e si qualifica dunque l'interpretazione data dal rapporto lard del 1983, che evidenziava come il rapporto dei giovani con la politica era confinato soltanto a una porzione ridotta della loro esistenza, assieme ad altri aspetti della vita quotidiana.
Questo concetto, insieme agli altri espressi, si traduce poi nella mancanza di fiducia, da parte dei giovani, negli uomini politici e nel governo che in genere riscuotono meno fiducia rispetto a altre istituzioni come la politica, la scuola, le banche e la magistratura.
Un breve accenno merita infine il modo di collocarsi dei giovani che hanno, nei diversi periodi, espresso una qualche preferenza per un partito politico. La quasi metà dei giovani intervistati, ha risposto di non preferire nessun partito (voterebbe scheda bianca o nulla, non andrebbe a votare, non si è posta il problema e così via). Tra questi vi è il 56,7% dei giovanissimi (15-17 anni) e il 48,8% dei giovani fra 21 e 24 anni; inoltre vi è il 52,7% dei giovani di classe medio-bassa contro il 40,3% di quelli di classe alta; il 61,3% dei giovani del nord-est, il 500/o di quelli del nord-ovest, il 470/o del centro e il 450/o di quelli del sud.
Il partito che, sempre secondo il rapporto Iard, risulta ottenere maggiormente il consenso dei giovani, per i 15-17 anni è la Dc, mentre il Pci, il Pli, il Pri e l'Msi attirano meno il consenso di questa fascia di giovani. Rispetto alla classe sociale della famiglia d'origine, il Pci appare molto più forte nelle classi inferiori mentre l'inverso accade per Dc, Pri, Pr, Msi e Verdi. Il Psi invece raccoglie consensi giovanili indifferentemente da tutti gli strati sociali.
Alessandro Cavalli e Antonio De Lillo
Giovani anni '80: Secondo Rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia
Il Mulino
Pagg. 210
L. 18.000



































