Giovani, qui e adesso
C'è stato un tentativo di stabilire una impossibile analogia tra la protesta dei giovani in Francia e la situazione italiana. Esiste indubbiamente una comune condizione di disagio dei giovani nel mondo moderno e specialmente in Europa; ma le iniziative di politica scolastica in Francia e che hanno suscitato la protesta giovanile sono assai diverse dalle nostre. In Francia si è cercata infatti una risposta in chiave di riproposizione di un modello elitario, e direi quasi, neoliberista. In Italia questo non c'è stato e, per quanto ci riguarda, non ci sarà. Lo sforzo quindi di politicizzare e di mobilitare il disagio dei nostri giovani è pretestuoso e rivela un intento assai strumentale che trova eco più in qualche articolo di giornale che non nella realtà delle cose. Ma la di là di questo, sarebbe un errore, a mio avviso, e non consentirebbe una lettura adeguata della realtà, identificare con particolari manifestazioni la domanda di senso e di qualità della vita dei giovani e ciò sia in Italia che in Europa.
C'è qualcosa di più profondo e di positivo che emerge nel mondo giovanile e che si estrinseca in un grande impegno civico espresso in prima persona ed operativamente nel combattere ad esempio il degrado ambientale, il flagello delle droghe pesanti, la delinquenza organizzata o la minaccia di distruzione atomica.
Noi vogliamo cogliere innanzitutto questo dato e misurarci con esso, prendendo consapevolezza di come siano radicati nei giovani alcuni valori fondamentali che essi ritengono non negoziabili, nel senso che né «ragion di Stato» né ragioni economiche o politiche, possono essere anteposte a quello che avvertono come il loro diritto a vivere un'esistenza piena, fatta di problemi umani: un diritto che non vogliono garantito soltanto sulla carta e che, per quanto riguarda il futuro, appare loro gravato da pesanti incognite. Nella storia democratica moderna, a mio avviso, sta prendendo forma la figura di un giovane cittadino che è cosciente dei propri diritti e anche dei propri doveri e non intende delegare a chicchessia la propria esistenza e la realizzazione delle proprie aspettative. Credo cioè che ci sia nei giovani di oggi una domanda più cosciente, matura e chiara; delle istanze di protesta giovanile e di contestazione esplosa in forme a volte drammatiche sul finire degli anni '60. Nella piena coscienza del carattere planetario dei problemi che li riguardano, i giovani tuttavia sviluppano la loro azione in una richiesta relativa a bisogni concreti, dal lavoro, alla casa, alla scuola ed espressivi come l'arte, lo sport e la cultura di cui chiedono soddisfazione «qui ed adesso» e non «chissà dove, domani».
Ritengo perciò che tutte le forze politiche e più in generale «il mondo degli adulti» quello della cultura, della produzione e del lavoro, debbono confrontarsi con un atteggiamento più responsabile e rigoroso, destinato a prendere probabilmente sempre più corpo nel futuro, che ci impone di interrogarci sul nostro proprio ruolo e sulle risposte-proposte da portare avanti. " Non è affatto vero che la spinta che viene dai giovani sia «apolitica». Certamente esiste una difficoltà ad identificarsi con i partiti politici, ma i. giovani chiedono la politica più alta: quella cioè che si dà realmente carico dell'interesse generale. In tal senso essi chiamano in causa il rapporto profondo che esiste tra cittadini e potere politico, tra esigenze degli individui e scelte di chi governa e forniscono uno stimolo forte per elaborare proposte nuove e concrete che rendono più chiaro, più moderno e trasparente il rapporto dei cittadini con le istituzioni.



















































