Università e riforme
La condizione della componente studentesca in genere ed universitaria in particolare, si è evoluta in questo recente passato grazie ad un periodo di cosciente impegno verso ideali e problemi meno politicizzati ma più concreti – quali, anzitutto, la prospettiva di vivere una condizione lavorativa gratificante, in una società migliorabile a cominciare da sé stessi, soggetti partecipi e che non la rifiutano aprioristicamente -. A ciò ha indubbiamente contribuito la riconquistata tranquillità ed aggregazione, a fronte d'una trascorsa esasperata conflittualità, tra l'altro «a rimorchio» di facili strumentalizzazioni di accertata fonte non giovanile.
Ma se a tale positiva, riconquistata coscienza civica dei giovani studenti – universitari, in specie – ha corrisposto appunto un periodo di tranquilla vita scolastica, con assai poca visione ottimistica ci sembra si debba scrutare l'orizzonte attuale sul piano d'una altrettanto cosciente partecipazione degli studenti alla parabola evolutiva degli ordinamenti scolasticouniversitari, quale chiaramente, anche per precisi impegni governativi, si sta delineando e svolgendo.
In realtà si sta assistendo, quasi impassibili a causa della cronica difficoltà organizzativa e strutturale della componente studentesca, ad una propria totale emarginazione in sede propositiva. Infatti, ad un forte, continuo impegno legislativo perseguito recentemente dai Governi «Goria» e «De Mita» (tra gli altri, si considerino la presentazione dei dd.dd.11. «Galloni» e «Ruberti», comportanti radicali riforme di ampi settori quali quello rispettivamente dell'autonomia della scuola dell'obbligo e media superiore, ovvero dell'istituzione del Ministero dell'Università e della Ricerca scientifica e tecnologica; o, ancora, quei dd.dd.ll. comportanti radicali o parziali riforme in singoli settori – quali quelli concernenti l'autonomia delle Università, oppure quelli relativi alle riforme delle Scuole Materne, dell'Esame di maturità, del Diritto allo studio, del riconoscimento delle Scuole private, dell'istituzione del Diploma di «prima laurea» e degli ordinamenti didattici universitari, e, infine, della riforma del Dottorato di ricerca), non ha corrisposto una adeguata sensibilizzazione e «digestione» dei proposti provvedimenti normativi.
Partecipazione
Tale situazione non può non vederci, come componente giovanile, in posizione fortemente critica, specie per i possibili ovvi motivi di incomprensione che potrebbero conseguire se tale stato di cose continuasse a perdurare. Pertanto, primo impegno dei giovani Dc, da porre con forza al primo posto degli intendimenti dell'azione nazionale e locale, è quello d'una richiesta di partecipazione primaria alle presentate innovazioni inerenti il settore scolastico; ciò in quanto destinatari veri di tali iniziative vengono ad essere proprio gli studenti.
Per quel che concerne, poi, il settore specificamente universitario, ci è sembrato di rilevare una forte presenza – quanto meno a livello di ispirazione – del pensiero e degli ideali cattolico-democratici nell'ambiente universitario medesimo. Questo fattore, incontestabile, ha senz'altro determinato le condizioni più opportune per una qualificata presenza dei giovani Dc nelI'ambito degli organismi rappresentativi ed elettivi. Ciò, di più, alla luce dell'ormai ramificato e perfezionato sistema organizzativo e strutturale dello stesso Movimento giovanile della Dc.
In verità, già nel recente passato (con specifico riferimento alle tornate elettorali 1985 e 1987), il Mgdc fu impegnato a livello nazionale ad appoggiare le liste di ispirazione cristiana, da quelle con i Cattolici Popolari a quelle cattolico-democratiche. Peraltro, tale motivata «apertura» del Mgdc verso tali liste, non determinò a livello nazionale una chiara e definita politica di presenze e di impegno dei giovani Dc per l'Università; mentre, in sede locale, non sempre si riuscì ad essere presenti con propri rappresentanti nelle suddette liste. Si aggiunga poi il deteriorarsi, in alcune realtà locali, dei rapporti con alcune componenti cattoliche o, ancora, la positiva e intraprendente iniziativa di certi dirigenti e movimenti locali che hanno portato a brillanti affermazioni di liste di chiara e unica matrice dei giovani Dc.
Attese tali considerazioni, basilare ci sembra dare ora con il debito anticipo delle coordinate nazionali, da applicare con gli opportuni ed eventuali correttivi in sede locale, circa la nostra presenza di giovani Dc alla prossima tornata elettorale universitaria del 1989.
Anzitutto, ci appare d'uopo assegnare a problemi quali quelli del diritto allo studio e della autonomia universitaria, una primaria attenzione nella redazione o divulgazione di un progetto programmatico elettorale politico-universitario. La lotta da sempre condotta dalla componente cattolico-democratica universitaria, per una Università «a misura» dello studente e della realtà socio-economica regionale o locale, va senz'altro perseguita anche dalle nuove generazioni studentesche; ciò al fine di proseguire in quella valorizzazione partecipativa di tutte le intelligenze periferiche italiane, e conseguire altresì il da sempre auspicato avvicinamento delle istituzioni alla società. Con l'ulteriore, fondamentale annesso di inserirsi nel solco tradizionale delle Universitas civium.
Per quanto riguarda, invece, le problematiche riconesse al Diritto allo studio, non possiamo non rilevare come in questo frangente si inserisca un dibattito relativo ad un Diritto allo studio garantista, in quanto interprete e manifestazione fedele del dettato costituzionale, a fronte di scollature legislative un tempo perpetrate a vantaggio di un «populismo» di facile presa ma di poca sostanza, specie per i settori realmente popolari e bisognevoli.
In questo senso, quali giovani Dc, non possiamo non prendere atto con positivo sollievo che si tenti oggi, in tempi «quieti», un ragionato, obiettivo e realistico tentativo di dare corpo appunto alle indicazioni contenute nel dettato costituzionale. Ciò, anzitutto, al fine di individuare concreti criteri in base ai quali favorire le opportunità allo studio per i meritevoli ma bisognosi economicamente o di opportunità; poi, per schematizzare gli adeguati interventi materiali, non assistenziali ma «servizievoli»; infine, perché questi ultimi, pubblicizzati adeguatamente ed in tal modo resi semplici ed alla portata di tutti, vengano effettivamente e speditamente assegnati ai bisognosi medesimi, fuori dalle pastoie burocratiche o dalla «lentocrazia», causa prima dei tanti insuccessi dei quali è costellata la strada delle innovazioni istituzionali a favore della Scuola e dell'Università italiana.
A tal fine, dunque, ci sembra vadano meglio chiarificati e definiti i rapporti RegioneUniversità, onde acclarare la previsione di procedure di corresponsione dei contributi o dei servizi corrette, equanimi ed il più possibile realmente produttive perché risolutive di reali problemi degli studenti bisognevoli; onde, altresì, impedire favoritismi tra diverse strutture universitarie operanti territorialmente nello stesso ambito regionale; onde, infine, non creare sovrastrutture burocratiche e defatiganti, collocate solo, tra l'altro, nella sede del capoluogo di Regione, bensì prevedendo strutture decentrate e localizzate presso le sedi universitarie, perseguendo l'indirizzo governativo ad oggi parzialmente attuato d'un decentramento autonomo, unitariamente integrato e strutturato sul territorio cittadino; rigettando strutture megagalattiche, poco funzionali, città-stato nelle città, modello di disintegrazione delle istituzioni e del cittadino o della personalità dello studente medesimo.
Senza ambiguità
Per quanto attiene, infine, un altro aspetto cui quali giovani Dc, dobbiamo necesariamente dare ampio spazio nelle visioni programmatiche nazionali e periferiche di un nostro coerente impegno nelle strutture e nell'ambiente universitario, e cioè quello didattico, ci sentiamo qui di sollecitare il conseguimento di un avviamento reale all'insegnamento e alla ricerca universitaria per i giovani neolaureati.
Facilitandone gli inserimenti negli istituti, da attivare realmente perché funzionino efficacemente specie in quelle facoltà fino ad oggi – purtroppo tuttoggi - «terre di conquista di un baronaggio» di feudale memoria, ancora ben radicato nel settore della docenza universitaria. Ciò, anche, con un occhio all'ormai avviato processo di integrazione accademica in Europa. Il Movimento giovanile considera inderogabile una rigorosa affermazione di identità della presenza cattolico-democratica nell'università.
In buona sostanza, ci sentiamo sul piano concreto di promuovere un confronto politicoprogrammatico con le stesse realtà del mondo cattolico presenti negli atenei.
Ciò a fondamento chiaro di un impegno operativo e culturale non episodico nel mondo universitario.
Di pervenire quindi, nei modi più opportuni e confacenti alle singole realtà locali, alla formazione di liste di ispirazione cattolica che ritrovino, negli ideali e nelle aspirazioni tradizionali, una propria identità ed un comune retroterra. Proponendo pertanto la formazione di liste su un piano di pari dignità rappresentativo di tutte le sopradette componenti politiche del mondo cattolico.
Coordinamento
Laddove, invece, non si riuscisse a compiere questo complesso ma opportuno lavoro di sintesi, suggeriamo di formare autonome ed omogenee liste di chiara ispirazione cattolicodemocratica.
Onde realizzare un coordinamento effettivo tra gli eletti al fine di conseguire una piattaforma organizzativa capace di dare maggiore forza alla proposta politica del Mgdc all'interno dell'Università.
In tutto, al fine di poter dimostrare di essere, in un'ottica coordinata, forza strutturale del futuro universitario; onde conseguire il risultato di non più rincorrere i provvedimenti legislativi interessanti questo settore («di elezione» per i giovani Dc), ma di determinarli.
Onde, in conclusione, corrispondere al nostro ruolo formativo, interclassista e «mediatore» – anche se pur sempre propositivo –; comportante l'obiettivo di realizzare un'effettiva integrazione fra gli studenti, tra l'altro impegnandoli maggiormente nella gestione delle strutture universitarie (sempre perfettibili), i docenti e gli amministratori locali, avendo quale scopo evidente quello di un razionale accesso ed orientamento scolastico-universitario, onde perseguire un soddisfacente intervento ed inserimento professionale di diplomati e laureati, con particolare attenzione al Meridione d'Italia.



















































