Il notevole interesse destato dal congresso di Maiori ha riproposto un'immagine nuova del Movimento Giovanile dc.
La passione e la vivacità del dibattito, sia pure con qualche momento di tensione, hanno mostrato la solidità di una presenza politica dei giovani dc in molte realtà periferiche. La sensibilità culturale e politica manifestata da tali strutture territoriali periferiche hanno contribuito in questi anni a determinare le condizioni per la crescita complessiva del Movimento Giovanile dc.
Toccherà ora agli organi eletti garantire la continuità delle idee e delle proposte emerse a Maiori: il dialogo permanente del MG, nei comitati regionali, nei Comitati provinciali, nelle sezioni territoriali ed ambientali, ognuno con le sue peculiarità e con le sue specificità.
Esiste anche uno specifico del Movimento Giovanile dc, ed è emerso chiaramente questo ruolo di movimento politico finalizzato alla comprensione del nuovo, alla comprensione di ciò che appare nel mondo giovanile all'ombra del terzo millennio.
Giovani e politica
Parlare di crisi della politica significa introdurre elementi tutt'altro che di novità nel panorama attuale delle scienze sociali. Di certo una organizzazione giovanile di partito che vuole ritenersi tale non può prescindere da una accurata valutazione e da una specifica interpretazione su alcuni caratteri peculiari del rifiuto della politica e della disaffezione alla politica da parte del mondo giovanile.
I dati relativi ad alcune recenti indagini sociologiche danno un'immagine estremamente articolata dei giovani nel loro rapporto con la «politica».
L'indagine svolta dall'Istituto Gramsci in collaborazione con l'Università di Bologna su un campione di studenti di scuola media superiore durante l'anno scolastico 1980-81 dimostra quanto le critiche siano rivolte ai politici al loro modo di intendere (in senso dispregiativo) l'azione politica (si consideri che circa 1'87,9 per cento degli intervistati ha espresso pesanti giudizi sulla politica ufficiale).
Ma il 33 per cento degli intervistati va oltre e si considera estraneo alla politica giudicandolo un «affare sporco» e distante dagli interessi individuali.
Analogamente un'altra ricerca sociologica svolta a cura dell'Università di Milano su un campione rappresentativo di giovani compresi tra i 18 e i 25 anni fornisce informazioni importanti sul grado di interesse nella politica.
A fronte di un 50 per cento che non manifesta sensibilità verso queste prospettive di impegno vi è una consistente percentuale di giovani (45,9 per cento) che mostra attenzione nei confronti delle vicende politiche.
Esiguo poi risulta essere il numero degli affezionati (2,9 per cento), che supera di poco il numero degli iscritti ad un partito (2,6 per cento).
Molte altre indagini confermano peraltro queste tendenze.
Queste indagini, ampiamente rappresentative dell'universo giovanile, indicano un brusco arresto della politicizzazione tradizionale quale residuo del movimento sessantottesco e la nascita di una nuova disponibilità politica.
Del resto possiamo affermare con sicurezza che oggi l'intensificazione delle relazioni primarie sta ricostituendo un tessuto sociale di base, fatto di solidarietà e di volontà di collaborazione in piccole reti e piccoli organismi.
La politica quindi non è negata, ciò che cambia è il suo contenuto.
La politica, nel senso comune di tanti giovani, diviene capacità di compiere scelte, controllo della sfera quotidiana, trasformazione dei rapporti interpersonali. Il concetto di politica ha dunque subito, che ci sia o meno consapevolezza di questo, una forte dilatazione abbracciando ambiti storicamente individuati come tipici della sfera del privato e del vissuto esistenziale e storicamente caratterizzati da una forte tensione spirituale verso l'impegno pubblico.
Queste tendenze individuano già nuovi frammenti di storia e le loro coordinate aprono la prospettiva verso una nuova dimensione della politica.
Ma non è con l'astrattezza concettuale che si marcia verso il futuro. Vale la pena di dire che in questo contesto di mutamento sociale anche il rapporto tra le nuove generazioni e i partiti ha subito profonde trasformazioni, soprattutto perché si è manifestata una sostanziale modifica della funzione dei partiti e del loro rapporto con la società civile.
Gli studi citati hanno indagato anche questo campo, e si è giunti alla conclusione che il 78,3 per cento dei giovani giudica i partiti uno strumento istituzionale indispensabile per la vita democratica del paese, ma un giudizio molto più critico investe i partiti politici italiani. La maggioranza li ritiene infatti troppo numerosi, incapaci di rappresentare gli iqteressi dei soggetti politici emergenti, giovani e donne e, comunque, troppo poco sensibili alla necessità del cambiamento.
Si profila quindi una sostanziale inadeguatezza dei partiti rispetto alla situazione del nostro Paese e l'intero mondo politico italiano viene giudicato poco idoneo di fronte alle esigenze di futuro.
Il sistema politico italiano vive quindi una profonda crisi di legittimazione del consenso, che va ben oltre l'ormai tradizionale crisi della forma-partito. Da una parte l'assenza di meccanismi di selezione-democratica interna basati sulle capacità e sulle competenze degli operatori e dall'altra la struttura ermetica, poco disponibile verso le realtà esterne, i mondi vitali, la società civile.
La dimensione della coscienza giovanile degli anni '80
Tuttavia la politica non è tutto. Tante altre dimensioni sociali hanno caratterizzato e caratterizzano la nostra storia.
Per comprendere a fondo la dimensione della coscienza giovanile degli anni 80 non possiamo limitarci a considerare le nuove generazioni solo per il loro rapporto con la politica.
Dalle indagini sui giovani cui si faceva riferimento in precedenza si evince una sostanziale passività del mondo giovanile, con scarse velleità innovatrici.
Esiste certamente una domanda di «futuro», quando si considera la nostra epoca orientata verso notevoli prospettive di mutamento oppure verso un forte spirito rivoluzionario (complessivamente il 71 per cento dei giovani condivide queste idee): ma si tratta di un futuro appiattito e angosciante nello stesso tempo.
Appiattito perché il 60,8 per cento pensa ad un futuro che riguarda solo la propria vita e angosciante perché solo all'11,7 per cento il pensiero del futuro da sicurezza.
Si tratta in definitiva di un appiattimento al presente che indica uno scarso desiderio di un futuro molto diverso.
Se si considera poi che solo il 35,4 per cento fa progetti, anche se personali, a lunga scadenza possiamo considerare come i giovani guardino ad un futuro prossimo senza mete a più lunga scadenza.
Ma occorre ancora un supplemento di ricerca per comprendere la vera dimensione della coscienza giovanile degli anni 80.
Un Movimento Giovanile che si ritiene tale deve necessariamente comprendere la complessità del mondo giovanile. L'anno 1985 sarà l'anno internazionale della gioventù, e allora molti nodi verranno al pettine, molte analisi verranno svolte, molti esami di coscienza verranno fatti.
Il Movimento Giovanile dc, unitamente alle Organizzazioni Europee ed Internazionali giovanili democristiane, non possono arrivare impreparati a questo appuntamento.
Chi sono i giovani? Come vivono? Cosa vogliono? Quali sono le loro idee? I valori? Quali i loro consumi e quali aspettative? Qual'è la struttura e la dimensione della popolazione giovanile? Sono tutte domande queste, che ci aiutano a cogliere l'identikit del giovane degli anni 80.
Il Movimento Giovanile dc deve poter conoscere i giovani.
Pur nella loro limitatezza alcuni studi statistici ci offrono diverse immagini del mondo giovanile.
Nei dieci Paesi della Comunità Europea vivono oggi 41 milioni di giovani tra i 15 e i 24 anni (come si evince da un recentissimo rapporto della CEE). Anche da questi dati si comprende che una buona parte della popolazione giovanile è considerata ancora come popolazione eccedente, infatti nella comunità 4,5 milioni di giovani pari all'11 per cento della popolazione complessiva giovanile risultano disoccupati.
Si profila quindi un assetto sociale ed economico sovranazionale che non accoglie i giovani.
In Italia la situazione non migliora. Su un totale di 2 milioni 200 mila disoccupati (cfr. Rapporto CENSIS '83) più della metà sono in cerca di prima occupazione ed appartengono o provengono dall'area giovanile.
Questo tasso di disoccupazione giovanile è il più alto in percentuale tra i Paesi della CEE.
A fronte di un mercato del lavoro ostile verso il mondo giovanile, si avverte però una sensibilità culturale e politica dei giovani nei confronti dell'attività lavorativa.
Emerge cioè una tensione alla vocazionalità della esperienza professionale, siamo quindi in presenza di una nuova etica del lavoro nel mondo giovanile. Una recente indagine edita da Rizzoli a cura di Roberto Guiducci mostra che il 71 per cento aspira ad un lavoro che permetta di utilizzare la propria intelligenza e la propria vocazione.
Si tratta di una vocazionalità che si esprime soprattutto nel settore terziario, infatti il 20 per cento ha una propensione a trovare lavoro nei settori primario-secondario mentre 1'80 per cento nel settore terziario, di cui il 16 per cento nel terziario tradizionale (commercio, sistema bancario, pubblicità) ed il 64 per cento nelle attività terziarie avanzate e sociali (ricerca, assistenza, comunicazioni, istruzione, cultura, tempo libero, sanità, informazione).
Assistiamo quindi – come orientamento dei giovani – ad un adeguamento alle tendenza della società postindustriale: i giovani ne recepiscono i caratteri, la dimensione e l'evoluzione.
Il rinnovamento della politica
La realtà giovanile appare oggi disgregata, carente di strumenti validi per operare nelle istituzioni e sensibilmente toccata dal vuoto culturale e politico che investe la società.
I giovani sono legati ad ideologie esistenziali piuttosto che filosofiche e politiche; nel mondo giovanile emergono in questi anni elementi di irrazionalità profonda ed atteggiamenti non sufficientemente staccati da fenomeni di
autodistruzione quali la violenza e la droga (tema quest'ultimo che sta assumendo proporzioni tanto vaste quanto drammatiche).
Frammenti di speranza
Esiste nei giovani una certa domanda di futuro, ma pur sempre appiattita negli obiettivi finali e carico d'angoscia. Ma non possiamo limitarci a considerare il semplice contorno dell'immagine del mondo giovanile che ci si presenta. Se ci addentriamo infatti nell'analisi sulla complessa dimensione della coscienza del mondo giovanile troviamo, forse con molta sorpresa, alcuni frammenti di speranza che si riassumono nel generalizzato rifiuto, da parte dei giovani, dell'illusione di vivere un tempo inutilmente statico.
Nonostante la crescente difficoltà dei giovani ad abitare nella storia, a vivere cioè in questo nostro tempo, emerge una maggiore maturità e disponibilità del mondo giovanile, come si evince dall'interesse verso temi legati ai diritti civili, alla dignità della persona umana, alla domanda di maggiore serietà negli studi, alla rinnovata concezione dell'autorità.
Dobbiamo poi sottolineare, senza la retorica di circostanza, che nel mondo giovanile emerge un atteggiamento di rifiuto di una visione apolitica della società. Assistiamo certamente alle profonde lacerazioni e trasformazioni che ha subito il rapporto nuove generazioni-partito politico, osserviamo comunque una flessione del consenso ai valori socio-politici e della fiducia nelle istituzioni ma, dopo l'ondata della eccessiva politicizzazione, si sta cercando una nuova e più sensibile disponibilità politica.
Basti citare per tutti l'accresciuta dimensione del volontariato in Italia: oltre tre milioni di persone, secondo una indagine del giugno '83, prestano volontariamente la loro attività in organismi assistenziali, culturali e ricreativi. La politica quindi non è negata, ciò che cambia è il suo contenuto, il suo modo di esprimersi; la politica, nel senso comune di tanti giovani, diviene cioè capacità di compiere scelte, gestione della sfera quotidiana, trasformazione dei rapporti interpersonali, volontà di collaborazione in piccole reti e in piccoli organismi.
Le attese della quinta generazione: una nuova politica
Questa rinnovata visione della politica mostra quanto siano aumentate, soprattutto nelle nuove generazioni, le attese di autonomia, di autorealizzazione e di partecipazione sociale e politica.
Ma la coscienza degli individui oggi è sollecitata, più concretamente, da messaggi che strappano ognuno dal proprio orizzonte particolare spalancandone uno più vasto.
I problemi della pace nel mondo, delle guerre e dei crescenti focolai di tensione presenti nel panorama internazionale, il rischio del nucleare, il problema della droga e della criminalità organizzata, dell'inquinamento ambientale, dell'inarrestabile evoluzione della società delle tecnologie avanzate, coinvolgono tutti in prima persona e non come problemi che interessano solo gli altri.
La quinta generazione attende precise risposte a queste attese soprattutto dalla Democrazia Cristiana che deve continuare ad esercitare un ruolo di guida nel sistema politico e sociale del nostro paese.
Troppo spesso la rigidità istituzionale ed organizzativa hanno frustrato queste attese e non si sono adeguate al processo di modernizzazione della società. In questo momento di forte frammentazione del consenso da cui emerge la capacità di autolegittimazione dei processi decisionali che prescindono da motivazioni e valori, si rende opportuno disegnare uno strumento-partito veramente capace di produrre progetti e di costruire intorno ad essi l'adesione ed il consenso della società.
Ma il progetto non deve riguardare semplicemente problemi di ingegneria istituzionale, il progetto deve essere finalizzato ai grandi problemi dell'uomo che stanno occupando la coscienza dei giovani, allo sviluppo della qualità e delle condizioni di vita dei cittadini e della comunità.
Temi di fondo come la pace, la droga, la fame nel mondo, l'occupazione, la famiglia, l'inquinamento ambientale, le vecchie e nuove povertà, l'emarginazione devono avere spazio nel progetto di rinnovamento della società che la DC deve produrre.
Una concreta risposta a questi problemi, ricca di progettualità, di forze ideali, di utopia, carica di rilevanza storica, renderà la DC vincente proprio perché nella dimensione progettuale saprà contenere la parzialità degli interessi in gioco privilegiando il fattore aggregante della scelta politica complessiva.
In questo modo si creano le premesse per il rinnovamento della politica, che non deve più tutelare la convivenza degli interessi ma deve farsi carico dell'organizzazione complessiva della società.
Proprio questa rinnovata razionalità della politica ci consentirà di ricostruire in modo di organizzare la società e di governarla.
E la DC governerà il cambiamento non se si limiterà a registrare il mutamento della società, ma se saprà realizzare i bisogni della gente.
La DC deve cioè riacquistare un rapporto diretto con la gente, con i giovani, con le donne, con gli anziani, per capirne le contraddizioni, gli orientamenti e le tendenze.
Queste sono le attese della nostra generazione, e per darne risposta concreta solo la DC, con la sua specificità, può attingere a risorse di pensiero e di valori che trascendono ogni limitazione e segmentazione.
Proprio il nuovo Movimento Giovanile dc si impegnerà già da questo c9ngresso per coniugare l'idealità del nostro patrimonio culturale con la razionalità che esige il nostro tempo, per riproporre la mediazione tra la tensione spirituale della nostra ispirazione cristiana con la laicità della nostra proposta politica, per ribadire la prosecuzione sulla via del rigore etico e culturale come garante di una nuova moralità politica.
Questi sono i segni particolari di giovani che nella Democrazia Cristiana vogliono contribuire a costruire il rinnovamento.
Quale movimento giovanile DC
Dobbiamo quindi proporre strade praticabili, ed è sulla strada della speranza che dobbiamo puntare per lottare contro l'effimero, l'illusione e il pressapochismo; sulla strada della proposta politica per lottare contro il rifiuto, il disimpegno e la mera protesta sterile. Vaie quindi la pena di ipotizzare un Movimento Giovanile dc che sia sempre più Movimento e sempre meno apparato burocratico che si limita a registrare l'accaduto.
Un Movimento Giovanile dc come momento di mobilitazione e di organizzazione del consenso su temi decisivi quali: pace-disarmo, fame nel mondo, questione giovanile nelle scuole e nel mondo del lavoro, rinvigorimento istituzionale (per quanto possibile), obiezione di coscienza, droga, inquinamento ambientale.
Un Movimento Giovanile dc come momento di militanza sociale e di presenza nella società.
Un Movimento Giovanile dc come momento di ricerca e di studio e di serietà. Momento di trasgressione verso il Partito non solo per esercitare una funzione di stimolo critico, e di pungolo verso il partito, ma per esercitare una funzione anticipatrice cercando di raccogliere le istanze di rinnovamento della società emergente.
Vogliamo cioè un Movimento Giovanile come una struttura capace comunque di affrontare la società (con le sue esigenze) e di ricevere i giovani aiutandoli a crescere.
Il Movimento Giovanile dc non ad un gruppo anche se ne possiede alcune caratteristiche quali quelle di unione fondata su legami interpersonali, sulla presenza di leader e su una certa rilevanza politico-culturale interna.
Il Movimento Giovanile Dc non è un'associazione anche se ne possiede alcune caratteristiche. struttura territorialmente articolata (centro periferia); legittimazione della leadership attraverso elezioni interne; formazione delle decisioni mediante organi istituzionali.
Il Movimento Giovanile dc non è un movimento post-ideologico (a una sola uscita) finalizzato ad un obiettivo fondamentale specifico (disarmo ecologico difesa dei consumatori), ma ne possiede la tensione ideale.
Il Movimento Giovanile dc è semplicemente un movimento politico organizzato, un soggetto politico autonomo che deve crescere dentro la DC, ma con forte spirito di trasgressione e di laicità nei confronti del partito. Solo in questo modo riusciremo a farci protagonisti del rinnovamento della politica.
Caratteristiche strutturali del Movimento Giovanile
I presupposti del conseguimento degli obiettivi sopra citati sono:
1) completa autonomia del partito sia sul piano dei contenuti politici, valorizzando la capacità progettuale dei giovani democristiani, sia sul piano dell'individuazione di una specifica forma di tesseramento indipendente (tesseramento autonomo, non alternivo rispetto all'iscrizione del partito, per i giovani dai 14 ai 25 anni).
2) Sensibile apertura politica verso l'esterno (organizzazioni giovanili cattoliche).
L'obiettivo di rendere partecipe il mondo giovanile cattolico delle scelte politiche del Movimento Giovanile dc si realizza in concreto da una parte individuando forme di adesione di non iscritti (soprattutto militanti di circoli culturali di base, di comunità ecclesiali), dall'altra creando una sorta di Consulta, finalizzata a temi specifiche ci consenta di intrattenere un rapporto costante con le organizzazioni giovanili del mondo cattolico (ACLI, Lega Democratica, FUCI, Azione Cattolica, MEIC ecc.).
3) Nuove forme di rappresentazione della società giovanile.
Intendiamo proporre la specifica istituzione di sezioni ambientali per creare una presenza di giovani dc nelle università, nei luoghi di lavoro, nelle strutture del tempo libero. A tale proposito sarà sempre un necessario un confronto dialettico costruttivo con tutte le forze politiche giovanili privilegiando il dialogo e la ricerca sui temi di interesse comune (in particolar modo sui temi riguardanti la condizione giovanile).
Obiettivi e contenuti politici
1. Rafforzamento dei processi formativi
a) La formazione politica
L'obiettivo è quello di una vera e propria educazione alla politica; siamo convinti infatti che, soprattutto in un momento come questo di profonda crisi della partecipazione a tutti i livelli e in particolare modo nel mondo giovanile, il perseguimento di questo obiettivo non possa essere procrastinato; e tuttavia occorre perseguirla con la fiducia nei tempi lunghi, con la consapevolezza cioè, di andare «controcorrente», vale a dire contro il metodo episodico-superficiale di formazione politica di cui ci si serve molto spesso nel nostro partito.
Questo metodo superficiale è molto simile, anche se meno rigido e sistematico, all'«indottrinamento» operato da altre scuole di partito, ciò che infatti accumuna entrambi i metodi formativi è il lasciare il partecipante sempre dipendente dalle informazioni del relatore. L'obiettivo che la DC deve a nostro avviso perseguire non crediamo sia quello dell'imitazione delle «scuole» comuniste, bensì quello di una formazione politica qualitativamente diversa che lasci spazio alla formazione di coscienze autonome, che dia cioè alla persona gli strumenti per poter compiere autonomamente le proprie scelte nella società.
Si può dire, a questo proposito che, per i partiti, rivedere profondamente il metodo con cui è da essi impostata la formazione politica potrebbe essere una occasione per ripensare il loro ruolo in una società democratica.
Del resto, la profondissima crisi delle ideologie che oggi stiamo vivendo, ha già posto le premesse per un superamento, o comunque per una radicale trasformazione della tradizionale figura del partito politico; in quale direzione ciò avverrà, lo deciderà la storia. Siamo convinti però che, se si vuol far progredire la democrazia a tutti i livelli, questa evoluzione dovrà svolgersi nel senso di un partito politico sempre meno centro di potere e sempre più gruppo di pressione e centro di formazione di autonome coscienze.
b) Tre livelli
- Periferico
formazione politica nelle sezioni territoriale e ambientali rivolta soprattutto ai giovani che per la prima volta si affacciano sulla scena della politica. - Residenziale
corso di formazione residenziale articolato, in modo continuativo, in alcuni giorni di approfondimento di temi specifici. - Permanente
formazione politica non episodica, articolata in incontri a scadenza settimanale, da verificarsi durante l'anno affinché il corso di formazione residenziale non rimanga un momento isolato e ne divenga la verifica e la sintesi.
c) Tre filoni
- Storico
formazione politica sui temi storici e in particolare sulla storia del movimento cattolico fino alla nascita e alla crescita della Democrazia Cristiana. - Fenomenologico
studio e approfondimento su ciò che si manifesta e appare nella realtà attuale: temi concreti come droga, mafia, camorra, pace, disarmo, ecc... - Analitico
analisi concettuale su temi specifici quali «Stato» «Democrazia». Il centro nazionale deve, in questo contesto, porsi come centro di coordinamento di tutte le esperienze formativeperif eriche, stimolarne la iniziativa e divenire centro di autoformazione per i propri dirigenti.
2) Ripresa di iniziativa politica. Una politica di intervento sul territorio
Per comprendere analiticamente la nuova dimensione della coscienza giovanile degli anni 80, occorre ridisegnare una nuova struttura del Movimento Giovanile: un Movimento Giovanile, cioè, che si collochi nel territorio, senza retorica né luoghi comuni.
Si rende quindi indispensabile riconoscere il territorio in cui viviamo con le relative variabili: la stratificazione sociale della popolazione, la distribuzione del reddito, la composizione etnica, i diversi strati di emigrazione, i vari modelli di vita presenti nel tessuto urbano (distinzione tra i bisogni emergenti nel quartiere operaio, quelli tipici delle zone a forte industralizzazione e quelli nelle zone a forte concentrazione agricola).
Ma ancor più importante diventa per noi intervenire sull'estrema articolazione delle fasce di emarginazione presenti nella nostra società.
Non è certo con una mentalità burocratica o con una strategia politica meramente assistenziale della pubblica amministrazione che si affrontano questi problemi: i/ rapporto con l'anziano, con l'handicappato, coi tossicodipendenti non è un rapporto da servizio a utente, è un rapporto da vita a vita.
Ed è proprio su questo terreno che si vince la sfida del volontariato e ancor più il Movimento Giovanile dc dovrà muoversi in questo senso valorizzando parallelamente queste forme di impegno.
Una politica di presenza nella società
Fotografata la realtà sociale in cui viviamo e in cui operiamo, occorre articolare l'attività del Movimento Giovanile dc. Si tratta quindi, da una parte, di prendere coscienza e riflettere sulla nostra presenza nella società valorizzando i processi formativi e, dall'altra, di assumerci specifiche responsabilità valorizzando i momenti istituzionali di confronto e intervenendo concretamente nelle scelte di merito riguardanti la vita del partito e, più complessivamente, della società.
Si rende necessario a questo proposito impostare una seria attività di programmazione all'interno del Movimento Giovanile:
- promuovere azioni di studio;
- creare scuole permanenti di forma- zione politica;
- stimolare aggiornamenti su temi emergenti (anche a carattere locale);
- favorire e coordinare una sistematica azione capillare incentivando l'attività politica nelle realtà periferiche (comitati provinciali, gruppi sezionali, gruppi ambientali).
Intervenire in ciò che oggi sta lentamente morendo, e cioè le organizzazioni di rappresentanza e di gestione del territorio, della scuola, dell'università e dei luoghi di incontro e del mondo giovanile.
Occorre riprendere un ruolo politico attivo negli organi di gestione della scuola media superiore e nell'Università.
Il Movimento Giovanile dc deve individuare specifici obiettivi di intervento nell'Università, rendendola non solo luogo di formazione culturale ma anche luogo di ricerca fondata sul metodo critico e sull'onestà intellettuale. In questo senso si deve procedere ad una proposta per:
- una reale attuazione dei Dipartimenti (L. 11/7/80 n. 382);
- un effettivo riordino delle scuole di specializzazione e di perfezionamento e delle scuole dirette a fini speciali (D.P.R. 162 del marzo '82);
- una concreta ricerca di autonomia rispetto agli Enti Locali (questo discorso rientra in quello più generale del diritto allo studio);
- sostenere l'iniziativa dei parlamentari democristiani per l'elaborazione di una proposta di riforma della legge sull'obiezione di coscienza e sul servizio civile alternativo al servizio militare;
- individuare forme di azione politica e prepolitica per la prevenzione, e la riabilitazione, l'assistenza sociale e sanitaria per i tossicodipendenti (200 mila secondo stime ufficiali). Infatti, mai come in questi ultimi giorni il problema della droga sta assumendo proporzioni vastissime e drammaticissime; assumere una presenza politica effettiva nelle organizzazioni internazionali giovanili democratico-cristiane valorizzando la partecipazione delle realtà periferiche;
- stimolare la presenza attiva dei giovani dc nelle autonomie locali.
Questione meridionale
Non può non essere presente nel nostro progetto un piano che coinvolga la difficile problematica del Mezzogiorno d'Italia.
Le strutture istituzionali meridionali si mostrano ampiamente insufficienti rispetto ai problemi che le investono: sotto sviluppo;
- disoccupazione;
- apatia verso le forme più elementa-ri di impegno;
- delinquenza·organizzata;
- clientelismo;
- sottogoverno.
Il mancato sviluppo non solo economico ma anche sociale ed a volte culturale scopre drammaticamente una realtà che mostra palese ciò che le istituzioni nazionali ed europee non hanno saputo o voluto dare al Mezzogiorno d'Italia.
Basta guardare la situazione in cui versano le regioni meridionali nel contesto della CEE.
Da questa situazione ne traggono drammatico vantaggio forze esterne alle istituzioni (anzi in netta contrapposizione) come la delinquenza organizzata, la quale nel suo delittuoso progetto ha eliminato quanti vi si opponevano. Un solo nome per ricordarne tanti e per mostrare chiara la non assuefazione della DC a questa situazione: Piersanti Mattarella, vittima della mafia e simbolo di quanti intendono impegnarsi nella lotta contro questi poteri occulti.
Non si tratta di redistribuire o rimodellare solo i rapporti economici e sociali; è urgente ed improcastinabile modificare dal profondo una situazione che veda meglio collegate realtà urbane e campagne, luoghi di lavoro con scuole ed università.
Un processo pertanto di ripresa che necessita di consensi vasti e qualificati ma che deve altresì ottenere consensi altrettanti vasti e qualificati per sconfiggere anche nel Mezzogiorno la disaffezione alla politica e trovare un ravvicinamento tra società civile e società politica.
Rifondare la cultura della speranza
Nuovo solidarismo
L'impegno dei giovani dc è indispensabile per costruire una cultura capace di cogliere e valorizzare tutti i frammenti di speranza presenti nel nostro tempo. Si tratta di una cultura non legata alle ideologie ma al vissuto o al vivibile. Riproponiamo la validità della proposta della segreteria del partito sulla necessità del rigore morale nell'autonomia della politica. E proprio su queste basi tutti insieme dobbiamo andare alla ricerca di un nuovo solidarismo come garanzia di qualità e di reazione contro le ingiustizie, perché la Democrazia Cristiana non ha mai smesso di guardare con attenzione politica e umana ai problemi dei lavoratori, e nemmeno smetterà di guardare con profonda sensibilità ai problemi dei disoccupati, degli emarginati, dei tossicodipendenti, dei vecchi e dei nuovi poveri.
Pace, non pacifismo
La pace è senza dubbio il problema del giorno, ma non si può ridurre questo problema ad un semplice referendum «missili sì - missili no». La pace è un problema complessivo, che investe problemi economici e politici, ma che non può non essere visto – da giovani – in termini di utopia.
Diamo rilevanza storica all'utopia e riaffermiamo la vera alternativa alla guerra: la politica. Ma la nostra politica, in quanto di «ispirazione cristiana» non si sottrae alla sfida di una mediazione esigente e rigorosa.
Ecco perché intendiamo dare il nostro contributo per «costruire la pace» e cioè per «studiare» ed insieme progettare la convivenza umana, mediare ed insieme «rischiare» la pace.
Alcune perplessità poi, dobbiamo mostrare, verso il movimento pacifista che rischia, per il suo carattere strumentale, di impedire l'emergere di un altro movimento molto più ampio: quello per l'espansione della democrazia, dei diritti dell'uomo, e delle libertà personali.
I nemici della pace oggi sono il conservatorismo strategico e il semplicismo emotivo. Dobbiamo evitare queste due strade non dimenticando che la pace è anche profezia, è anche scommessa e chi non ha avuto il coraggio di scommettere su qualcosa di grande è sempre stato impreparato agli appuntamenti della storia.
Riattivare una nuova progettualità politica
Quello che dobbiamo evitare è una grigia gestione del presente: il nostro tempo esige immaginazione, inventiva, rinnovamento e decisione. Occorre individuare linee su cui costruire una politica credibile per i giovani.
La funzione moderna e progettuale di una organizzazione giovanile di partito non può che essere una funzione di frontiera, un punto di contatto, di costante movimento e permanente dialettica tra la realtà del partito stesso, con tutte le sue esigenze e le sue tensioni, e la realtà giovanile, con il suo perpetuo rinnovarsi generazionale che propone idee, stimoli e problemi sempre nuovi. Questa funzione, per i giovani democratici cristiani, diviene una necessità ed è l'unico modo per restituire alla politica slancio ideale, ricchezza di valori, capacità di speranza, certezza di servizio.
Quel supplemento d'anima, insomma, cui è indispensabile ricorrere per poter affrontare e superare la sfida del nostro tempo.






















































