Un filo rosso da Maiori a Fiuggi
In un momento in cui nel partito inizia a svilupparsi il dibattito precongressuale in vista del prossimo Congresso nazionale, su come la Dc dovrà essere nei prossimi anni e su come dovrà essere guidata il Movimento giovanile intende portare il suo contributo affrontando il tema della formazione politica e della conseguente selezione della classe dirigente.
Sui metodi e sugli obiettivi della formazione intendiamo chiamare il partito a discutere e confrontarci per far sì che il difficile e faticoso rinnovamento della Democrazia cristiana porti anche nel domani i suoi frutti.
La situazione
La Democrazia cristiana ha sempre svolto un intenso lavoro di formazione dei propri militanti.
Negli ultimi anni, soprattutto in periferia, vi è stato un impegno diffuso, anche se talora poco ordinato, che, con il contributo per lo più finanziario del dipartimento nazionale del partito, ha portato ad un fiorire di iniziative locali e provinciali.
Quello che nel tempo è venuto a mancare è stato un coordinamento forte a livello nazionale in grado di dare organicità e spessore politico alle iniziative.
Si è inoltre andata acuendo la divisione tra aree del Paese in cui vi è una tradizione formativa consolidata, in cui l'attività viene svolta con una certa regolarità, e aree in cui strutture locali del Movimento giovanile e del partito sono più deboli (o più semplicemente impegnate ad occuparsi di «altro») in cui è difficile condurre un serio discorso formativo.
Il modello di corso
Il modello sinora seguito a livello locale è il corso residenziale, modello che conserva una sua indubbia validità, derivante, al di là delle tematiche trattate, anche dal mettere in contatto full time persone con esperienze diverse e far spesso nascere quella conoscenza interpersonale importante per poter poi lavorare insieme.
Lo svolgimento di questi corsi a livello locale, o tutt'al più provinciale, tuttavia presenta il grosso limite dell'ambito ristretto, dove è difficile avere un ricambio sufficiente e tenere alto il livello delle iniziative e dove spesso si cade nell'affrontrare temi di interesse strettamente locale.
Dunque i limiti vanno ricercati nella creazione di isole stagne, prive di contatti con altre realtà del partito, nelle quali stretti gruppi di persone possono svolgere e seguire l'attività formativa.
Verso la formazione-dibattito
Una considerazione generale che nasce dall'analisi delle iniziative che attualmente organi locali e nazionali del partito svolgono per la formazione dei quadri e dei militanti è che il modello generalmente seguito è quello di un corso residenziale articolato su conferenze tenute da esperti o politici il cui livello di preparazione varia in funzione dell'abilità degli organizzatori.
In questo tipo di corso il partecipante rischia di essere un soggetto passivo del messaggio formativo, in grado di esprimere consenso o dissenso sul messaggio ma non di entrare in prima persona nel dibattito.
È quindi un modello adattabile in termini attuali solo a persone che si affacciano per la prima volta alla vita politica e di partito, non certo a quadri da cui si deve pretendere un livello di «professionalità» maggiore ed un grado di preparazione personale da cui partire per poter effettuare formazione politica.
Nella sostanza quindi siamo di fronte più che a formazione a informazione, molto spesso storica, sui processi politici, fatto importante ma senza dubbio oggi meno necessario di venti anni fa.
Con l'evolversi del partito e della sua composizione è necessario pensare ad un nuovo modello orientato più alla formazione vera e propria di coloro che sono e rappresentano il partito nella società. Una formazione quindi che li coinvolga, li faccia discutere, faccia crescere quella capacità di esprimere e difendere le proprie convinzioni che è elemento essenziale del politico al passo con i tempi. L'obiettivo di fondo deve essere migliorare per quanto possibile il livello dei quadri di partito intendo con questo termine anche coloro che nelle amministrazioni locali come negli Enti di ogni grado rappresentano la Democrazia cristiana.
Una piccola rivoluzione che è più nella mentalità e nel metodo che nella formula organizzativa vera e propria.
Solo rimettendo al centro del corso i partecipanti più che il relatore di turno è possibile ottenere i risultati che il corso stesso si propone.
Quale ambito
Come detto l'ambito che sino ad oggi ha visto lo svilupparsi del maggior numero di iniziative è quello provinciale.
È infatti in questa realtà che, generalmente, il partito, in tutti i suoi organi, presenta il maggior grado di vitalità politico-organizzativa. Tuttavia per il modello cui noi riteniamo si debba tendere questo ambito trova significato solo per «avviare» alla politica, soprattutto i giovani, per spiegare cosa significa fare politica ma che si presenta troppo ristretto per compiere approfondimenti ed elaborazione. Troppo ristretto e purtroppo, in taluni casi almeno, troppo povero. Da alcuni anni ormai una tematica ricorrente all'interno della Democrazia cristiana è la vitalizzazione degli organi regionali: è proprio a questo livello crediamo debba essere sviluppata la formazione intesa come scambio di esperienze, di proposte, come elaborazione se possibile.
Sarebbe così possibile, superare quella scorta di compartimentazione oggi esistente in cui dirigenti di province vicine quasi non si conoscono (se non ai congressi). Rimane ottimale il modello del corso residenziale: tre giorni vissuti intensamente da un numero di persone relativamente limitato (da 30 a 50). Dovrebbero tuttavia modificarsi gli spazi interni al corso: ampliare quelli a disposizione dei singoli partecipanti limitando le relazioni a stimoli conoscitivi da cui trarre gli elementi tecnici e politici di base da cui partire per poi analizzare e valutare le tematiche in discussione.
Da gruppi di lavoro a sessioni libere molti sono i modi, quello che è fondamentale è il cambio di mentalità di organizzatori e partecipanti.
Il momento di sintesi
Se dunque a livello locale resteranno i corsi di informazione per i nuovi militanti, di avvicinamento alla politica, a livello regionale ci saranno i corsi di formazione è necessario identificare un momento di sintesi del lavoro svolto che possa essere utile anche alla struttura del partito come stimolo e fucina di proposte.
A questo scopo sarebbero funzionali brevi momenti di incontro (due giorni) monotematici cui convocare coloro che già del tema in questione si sono occupati o per il quale hanno dimostrato particolare attenzione.
Dunque momenti in cui approfondire un singolo tema analizzandolo a fondo e tentando di elaborare proposte o riflessioni da offrire agli organi di partito.
Momenti in cui si uniscano la formazione e la politica, nel suo senso alto, in cui si restringa lo spazio che divide chi opera in periferia e i centri del potere d'indirizzo della Democrazia cristiana.
In questo quadro fondamentale sarebbe la collaborazione dei nostri gruppi parlamentari di Camera e Senato.
Dovrebbero essere promotori, per certi versi, e anche fondamentalmente destinatari dei messaggi, delle istanze che i quadri locali del partito inviano.
E alla dirigenza nazionale del Partito e ai gruppi parlamentari che è richiesto in un percorso di questo tipo il massimo sforzo di disponibilità, d'inversione di mentalità, di capacità di accettare il nuovo, che può e deve emergere da una moderna formazione, in cui essi siano formatori e formati così come tutti gli appartenenti al partito, al di là dei ruoli.
Senza dubbio molti amici giudicheranno questa struttura di formazione utopica, non realizzabile nelle attuali condizioni.
Noi tuttavia abbiamo una forte preoccupazione: attrezzare, o almeno tentare di farlo, quadri e rappresentanti Dc a essere soggetti attivi in una politica che non permette più la passività che porta al confronto quotidiano, che richiede a tutti la capacità di seguire l'evolversi della società.
È proprio in questo momento in cui la Democrazia cristiana recupera consensi e considerazione tra la gente e torna, con il suo segretario nazionale, a guidare il Governo è indispensabile pensare al domani, a chi verrà dopo di noi a rappresentare gli ideali democratico-cristiani.
Fornirgli oggi gli strumenti per essere migliori domani è un obbligo morale.
La struttura: la grande sfida
Disegnato un possibile percorso formativo per preparare con serietà i quadri del domani è necessario affrontare il difficile tema delle risorse disponibili.
Al di là delle cifre che ogni anno la Democrazia cristiana investe,
perché di questo si tratta, nei contributi alle iniziative locali noi crediamo che il partito dovrebbe, con coraggio, pensare ad una sua struttura stabile e permanente di raccolta e sintesi della formazione politica svolta.
Punto di riferimento per tutti i democratici-cristiani, punto d'incontri per svolgere quel dibattito che troppo spesso oggi avviene nelle sale degli alberghi stupendi dei convegni di corrente.
La «Camilluccia», un grande patrimonio economico ma anche storico e culturale, è oggi abbandonata a sé stessa, quasi dimenticata. La nostra proposta è quella di reperire le risorse necessarie per risanarla e farla diventare, come già è stata nel passato, un centro vitale del partito, la sede naturale in cui sviluppare la formazione politica.
Un investimento da cui partire per ricostruire,non certo dal nulla.
Proprio alla Camilluccia potrebbero aver luogo gli incontri nazionali cui pensiamo e di questo intendiamo discutere con la Segreteria Nazionale del partito.
Il nostro sogno forse sarà difficile da raggiungere, certo noi non l'abbandoneremo, la nostra sfida è per chi la vuole raccogliere in questo momento di discussioni su chi dovrà essere segretario della Dc noi cerchiamo di spostare l'accento su cosa vuol essere la Dc.



















































