Da Hiroshima a Ginevra: 40 anni tra rischio atomico e negoziati
I 78.000 morti di Hiroshima rappresentano un bilancio militare cinicamente inferiore alle 135.000 vittime di David Irving, che uno tra gli storici più equilibrati in questo genere di valutazione, imputa al bombardamento alleato su Dresda. Nella terribile notte fra il 13 e il 14 febbraio 1945, 1400 aerei inglesi e americani scaricarono sulla «Firenze tedesca», in tre ondate successive, oltre 650.000 bombe incendiarie. Da quella notte il verbo «dresdizzare» divenne nel gergo militare sinonimo di azione punitiva esemplare. Hiroshima e Dresda hanno un significato comune: i civili divengono oggetto di rappresaglia indistinta, fondata sulla potenza distruttiva fine a sè stessa. strumentale ad una guerra psicologica tra stati maggiori. Ma Hiroshima è anche il simbolo di un nuovo modo di fare la guerra; dall'inizio dei tempi fino alla guerra di secessione americana i conflitti erano stati vinti da chi aveva l'esercito più forte; proprio la guerra civile americana (1861-1865), primo conflitto espresso da una società industriale, insegna che le guerre vengono vinte dal contendente che ha alle spalle il più forte potenziale economico. L'arma atomica, con la sua capacità di distruggere non solo l'avversario ma l'umanità in quanto tale, modifica profondamente il modo di fare la guerra, e svuota di significato la stessa distinzione amico/nemico. Il conflitto tra due blocchi, entrambi in possesso dell'arma atomica pone il dilemma: o abbandonare l'arma troppo potente per essere usata, o abbandonare la guerra. L'analisi di 40 anni di strategie nucleari rivela, purtroppo, che le due superpotenze hanno spesso cercato di uscire da questa impasse, tentando di rendere «vantaggioso» l'uso dell'arma atomica.
Il periodo 1945-57 è caratterizzato dalla supremazia americana dell'arma atomica, il quadriennio '45-49 addirittura dal monopolio assoluto. Dalla prima esplosione sperimentale, il 16 luglio 1945 ad Alamogordo nel Nuovo Messico, e dopo Hiroshima, gli americani si dotarono di un notevole arsenale atomico, portato dai famosi bombardieri B 29, e apertamente destinato a contrastare le eventuali espansioni sovietiche in Europa e in Asia. Durante il quadriennio del monopolio, la dottrina strategica che ispirò l'amministrazione americana fula cosiddetta «dottrina Truman» del confronto militare con l'URSS, dottrina che succedeva a quella del «negoziato» praticata da Roosevelt a Yalta. La dottrina Truman ebbe il suo completamento nella teoria del «Roll back» del segretario di Stato Foster Dulles, orientato a respingere il comunismo ovunque esso avanzasse.
In questo periodo gli americani minacciarono l'uso delle armi atomiche durante il blocco di Berlino del 1948, e poco mancò che due anni dopo, Truman, frustrato per gli insuccessi continui nelle interminabili guerriglie del conflitto di Corea, risolvesse la guerra con le bombe nucleari. Nel 1952 ebbe luogo il primo esperimento con le bombe H (Bombe a idrogeno). Il passaggio dalla fissione nucleare alla fusione, da una parte, permise un incremento di potenza misurabile non più in Kiloton, ma in megaton (1 milione di tonnellate di tritolo); dall'altra conferì alle bombe maggior leggerezza e praticità, rendendo possibile cosi la creazione di anni nucleari di uso tattico e non solo strategico.
La maggior consapevolezza delle nuove tecnologie, la creazione nel 1949 della NATO, trasformò il Roll back in vera e propria strategia militare. Nel 1954 nacque la dottrina che prese il nome di
«Rappresaglia massiccia»; secondo questo orientamento, il potenziale atomico americano doveva essere usato immediatamente come «severa punizione» per ogni atto che andasse oltre al piccolo incidente di frontiera: le armi convenzionali erano il semplice «scudo» che serviva per contenere provvisoriamente il nemico in attesa della «spada» nucleare. Nuove minacce di uso dell'arma atomica vi furno durante la crisi di Suez del 1956 da parte dell'URSS.
Il 1957 è l'anno d'inizio della prima corsa al riarmo. Il 4 ottobre, i sovietici avevano lanciato nello spazio lo Sputnik, il primo satellite artificiale, un corpo di 83 chili, dimostrando agli USA di avere razzi intercontinentali in grado di portare un certo peso dall'URSS verso qualsiasi punto del globo e rivoluzionando così il sistema di trasporto delle testate nucleari, fino ad allora incentrato sul loro trasferimento diretto sull'obbiettivo mediante bombe caricate su caccia-bombardieri. Per l'opinione pubblica americana fu uno shock: il «missile gap» spinse l'ammini- strazione Eisenhover prima e quella Kennedy poi al riarmo, per colmare il ritardo tecnologico. Entrambe le potenze basarono i loro programmi sulla priorità dell'armamento nucleare trascurando l'«armamento convenzionale» e, proprio in quegli anni, l'amministrazione sovietica adottò una dottrina parallela al Roll back americano: secondo infatti il principio del «deterrente minimo» l'URSS si sarebbe attrezzata per impedire lo scoppio di qualsiasi «guerra imperialista». Le relazioni internazionali fra i due blocchi conobbero il loro momento peggiore: la minaccia di ricorrere alle armi atomiche fu manifestata durante la crisi degli stretti di Formosa nel '58, e durante quella di Berlino nel '59. La famosa «crisi dei sei giorni di Cuba» del 1962, fu il primo caso – ed è stato per ora l'unico – in cui le due superpotenze minacciarono l'uso diretto delle armi nucleari l'una contro l'altra. La prova di forza, vinta da Kennedy poche ore prima della scadenza dell'ultimatum, fu una terribile sconfitta politico-diplomatica per l'URSS, e uno dei fattori che pesarono in modo determinante, due anni dopo, al momento della sostituzione di Chruschev.
Gli anni sessanta
Cuba però fu anche il momento in cui USAe URSS si reseroconto dell'assurdità delle dottrine della superiorità nucleare, fondate sul principio che qualsiasi gùerra locale si sarebbe trasformata inevitabilmente in guerra nucleare totale. La storia recente invitava a non cercare il «confronto» militare; si rendevano perciò necessarie rapide consultazioni tra i due vertici. I primicolloqui portaronoa due risultati. Da una parte, fu approvato il Memorandum d'Intesa del 20giugno 1963, con il quale veniva istituita la linea diretta Washington-Mosca; il famoso «telefono rosso» avrebbe evitato degenerazioni atomiche dei conflitti regionali; la prima applicazione importante di questo strumento di consultazione avvenne quattro anni dopo, durante la guerra arabo-israeliana, la «guerra dei seigiorni». Dall'altra, venneanche siglato nelluglio 1963 il Trattato per la Proibizione degli esperimenti atomici nell'atmosfera e sott'acqua, a cui però non aderirono Francia e Cina, lanciate ormai sulla strada dell'autonomia nucleare.
Gli anni '60 sono caratterizzati, dal punto di vista tecnico, dall'enorme sviluppo del connubio tra missili balistici e testate termonucleari, che· rendono sempre più complesso il problema dell'intercettazione difensiva.
La fine della crisi di Cuba non portò solo distensione e trattati: l'escalation nucleare continuò. Proprio in quegli anni, il segretario della difesa americano Robert Mc Namara inventò il concetto dissuasivo della «mutua distruzione assicurata» (MAD), che riteneva legittimo per le due potenze sviluppare una potenza nucleare sufficiente a distruggere l'avversario, sufficiente cioè a convincerlo a non usare la sua arma,.pena la distruzione totale per rappresaglia: inquestocaso,lo sviluppo di un consistente arsenale nucleare da entrambe le parti avrebbe operato come garanzia per il mantenimento della pace. All'interno del blocco occidentale, il diffondersidiquesta dottrina, procuròaglialleatila sensazione di sentirsi scoperti. Sono databili infatti in quello stesso periodo, il progetto di De Gaulle per una «force de frappe» autonoma, la cosiddetta «force de dissuasion», e il piano, poi abortito, di una forza nucleare multilaterale (MLF).
Ladottrina MAD, o meglio, una suainterpretazione, portò poi intorno alla metà degli anni '60, ad un ulteriore rialzo del livello degli arsenali atomici. All'interno dei due blocchi infatti, la precisione dei nuovi missili balistici – pur molto lontana dal livello tecnologico raggiunto oggi – fece nascere il sospetto che l'avversa.rio potesse provare ugualmente a vincere una
guerra nucleare, puntando i propri missili sulle postazioni missilistiche avversarie, riuscendo, con il vantaggio della sorpresa a distruggere a terra le armi nemiche. La precisione tecnologica richiesta, la quantità di informazioni necessarie per non lasciare all'avversario alcuna capacità di rappresaglia erano al di fuori d lle possibilità dell'epoca (il coefficiente di rischio di tale operazione sarebbe statoaltissimo, e il numero dei satelliti per le rilevazioni militari era tropposcarso), ma,a causa del consueto meccanismo psicologico del «worst case» (attribuzione all'avversario delleintenzioni peggiori), ledue potenze si accordarono tacitamente per dotarsi ciascuna di un ulteriore numero di testate nucleari, in grado di garantire la cosiddetta «capacità di secondo colpo» (second strike capability), generalmente fondata su missili montati su sommergibili.
La varietà crescente degli ordigni nucleari disponibili, la fine della corsa alla priorità nucleare indussero i vertici NATO, già su impulso di Kennedy, a mutare la dottrina ufficiale sull'uso dell'arma atomica. Nacque così nel l967 la dottrina della «risposta flessibile», non modificata nella sostanza dalla «dottrina Schlesingem del 1973, e adottata ancora oggi, secondo la quale il sistema militare occidentale doveva essere in grado di reagire progressivamente a eserciti convenzionali, armi nucleari tattiche, e, nel caso più estremo, ad una guerra nucleare totale, a seconda del tipod'attacco subìto. Questa dottrina, ad una prima osservazione, la più pacifica e realista che si possa immaginare, ha indubbiamente decongestionato l'equilibrio del terrore precedentemente adottato, ma ha anche aperto la strada alle «opzioni strategiche limitate», ingenerando l'idea di unaguerra nucleare «accettabile», limitata al campo europeo, stimolando la progettazione e la creazione di missili ad alta precisione, intermedi nella gittata e nella potenza, suggerendo insomma che forse era tecnicamente e politicamente possibile colpire parzialmente il nemicocon armi nucleari, senza costringerlo alla risposta nucleare totale, pena una seconda salva sul territorio ancora incolume.
Dopo pochi anni, ad ogni buon conto, anche la troika Breznev, Kossighyn, Podgornyi accettò la dottrina della «risposta flessibile», ribattezzandola della «flessibilità prudente».
Dalla ricerca della priorità nucleare, tipica degli anni·'50, si era così gradualmente passati in entrambi i blocchi al riequilibrio tra forze nucleari e forze convenzionali, e, all'interno dell'arsenale atomico; tra armi strategiche e armi di «teatro». La maggior cooperazione raggiunta negli anni'60 produsse due ultimi frutti: l'Outer Space Treaty del 1967 o Trattato dello Spazio Esterno che interdiceva la militarizzazione dello spazio, l'installazione cioè nello spazio di armi nucleari e di distruzione di massa; e il Trattato di Non Proliferazione nucleare siglato il 5 agosto 1968. Con quest'ultimo, da un lato le potenze nucleari si impegnavano a non cedere ad altri paesi né anni nucleari, né tecnologie e mezzi per costruirle (ad esempio, impianti per l'arricchimento dell'uranio); dall'altro, gli stati non nucleari garantivano che essi non avrebbero cercato di dotarsi, apertamente o segretamente, di armi nucleari o delle tecnologie relative. Fino ad oggi, oltre 110 stati hanno firmato e ratificato il Trattato di Non Proliferazione, ma fra questi non vi sono purtroppo, insieme ad altri, Israele, Egitto, Libia, India, Pakistan, Brasile, che, in virtù del delicato contesto geopolitico in cui si trovano, hanno voluto, riservarsi l'eventualità di una opzione nucleare.
Il decennio dei Salt
Mentre il trattato ABM aveva durata illimitata, anche se erano previste revisioni ogni cinque anni, il SALT I aveva una scadenza di cinqueanni:con questo, le due potenze volevano ribadire l'impegno a proseguire immediatamente i • negoziati. Riferendosi al contenuto del SALT, Gromyko affermò: «Siamo significativamente soddisfatti»; chi, infatti, dovette pentirsi delle soluzioni provvisorie adottate furono proprio gli americani.
Un mese dopo la ratifica del SALT l, iniziarono i colloqui per il SALT 2. I sovietici si dimostrarono riluttanti ad accettare un tetto per i vettori di armi offensive troppo basso, che li avrebbe costretti a smontare sistemi d'arma già operativi; era la prima difficoltà, e non doveva essere l'ultima.
Approfittando delle difficoltà sorte con la guerra del Kippur, la nuova gue.rra arabo-israeliana, e della crescente debolezza interna del presidente Nixon in seguito allo scandalo Watergate, l'URSS dette avvìo ad un intenso programma di 'mirvizzazione' dei propri missili. I missili MIRVerano la prima novità tecnica degli anni '70. Si trattava di sistemi d'arma in cui un solo vettore (il missile Bus) porta fino al territorio nemico più testate nucleari con obiettivi indipendenti, ed un certo numero di testate finte, le testate, civetta, destinate ad obiettivi fasulli, per trarre in inganno i radar. La mirvizzazione dei missili intercontinentali, nell'apparente rispetto del tetto stabilito dal SALT I per i vettori, garantiva invece ai sovietici la superiorità nucleare, fondata sul numero e sulla maggior potenza delle testate Mirv. Il nuovo connubio precisione-potenza rendeva inoltre teoricamente possibile, in pochi anni, raggiungere la capacità di distruggere a terra, con una salva a sorpresa, tutte le rampe missilistiche terrestri americane, e di conservare allo stesso tempo un altro buon numero di testate, per impedire una residua risposta statunitense, pena una seconda salva, stavolta sulle città: la dottrina MAD rischiava di entrare in crisi.
Gli americani contestarono ai sovietici anche il ricorso ad escamotages tecnici per impedire il controllo americano per mezzo dei satelliti.
In aggiunta, si svilupparono altri contenziosi sulla definizione strategica di certi nuovi bombardieri sovietici, e di altre armi che sfruttavano le ampie zone grigie lasciate dal negoziato.
Ma gli anni '70 portarono una seconda novità tecnica,. stavolta patrocinata dagli americani: i missili da crociera (cruise-missiles). Il missile emise, sulla base di principi fisici già usati dalle V1 tedesche della seconda guerra mondiale, è un missile non balistico, difficilmente intercettabile dai radar, che, mediante un motore turboventilato, può mantenere anche per '2.500 Km una velocità, molto bassa, di 600-700 Km/h, volando a 20-30 metri dal suolo, seguendo i rilievi del terreno in base a una mappa prememorizzata; dimensioni ridotte ed altissima precisione sono le altre caratteristiche fondamentali di questa terribile arma. L'unica debole:,i:za della prima generazione di queste armi, la bassa velocità, è stata ormai superata dai nuovi modelli· di emise in dotazione alla NATO.
Il SALT 2, il trattato negoziato per sette anni da tre presidenti americani diversi, uscì dalla venticinquesima riunione tra Vance e Gromyko, il 7 maggio 1979, e fu firmato il 18 giugno dello stesso.anno da Carter e Breznev, in un clima id freddezza e antipatia, assai diverso dalla soddisfazione che aveva circondato la nascita del SALT 1. Breznev era un leader già vecchio e malato, alle cui spalle iniziavano le lotte per la successione; Carter, secondo i sondaggi, era sostenuto da un magro 30% di consenso interno. Il mito della distensione era già crollato, e Kissinger riassumeva bene la situazione internazionale in un'intervista all'Economist: «Nello spazio di poco più di quattro anni abbiamo avuto truppe cubane in Angola, truppe cubane in Etiopia, due invasioni nello Zaire, un colpo di statocomunista in Afghanistan, un golpe comunista nello Yemen meridionale, l'occupazione della Cambogia da parte del Vietnam, tutti attuati con armi sovietiche, con l'incoraggiamento sovietico, e in molti casi con la protezione del veto sovietico alle Nazioni Unite».
Il SALT 2, prendendo atto delle asimmetrie degli arsenali atomici americano e sovietico – il primo basato al 50% su missili balistici montati su sottomarini, il secondo al 75% su balistici con base a terra – sancisce per la prima volta una parità, la più· completa possibile, che tenga conto congiuntamente della potema distruttrice, della qualità delle testate e del 'tipo di vettori delle due potenze; parità, resa possibile dalla preliminare e accurata definizione di tutti i sistemi d'arma. Si tratta di un documento dalla enorme complessità: 75 pagine, di cui 43 sono «dichiarazioni concordateed intesecomuni» atte a spiegare le 22 pagine di trattato veroe proprio; in più memorandum, trattati paralleli, lettere. Riassumendo possiamo dire che il SALT 2 definiva un tetto massimo aggregato di vettori strategici, da ridurre nel 1981 ad un numero minore. All'interno di questo primo limite il SALT prevedeva un secondo tetto massimo per i missili mirvizzati nellediversequalità tecniche, e stabiliva anche il numero massimo di testate trasportabile da ciascun vettore bus.
Il SALT poneva inoltre limiti e divieti allo sviluppo, alla sperimentazione, alla conversione e modernizzazione di certe categorie di vettori, riconosceva nuovamente l'uso dei satelliti spia come «mezzi di verifica nazionale», stabiliva procedure per lo scambio di informa
Tra le intesecollaterali al SALT vi erano trattati relativi alle armi antisatellite (ASAT), alle armi convenzionali (MFBR), alla non proliferazione (TNP), una intesa sulla limitazione degli esperimenti, ma soprattutto il Protocollo sui Missili da Crociera, valido fino al 1981. Quest'ultimo protocollo limitava a 600 Km la gittata dei cruise, non poneva limiti numerici a questa categoria, mentre vietava fino al 1981 l'installazione di cruise con gittata superiore ai 600 Km.
Il SALT 2, pur operante, non è mai stato ratificato dal Congresso americano e dal Soviet russo. A ciò hanno contribuito ragioni di natura politica interna ed eventi di carattere internazionale.
Per quanto riguarda il profilo interno, non è mancata, per tutto il 1979 e buona parte del 1980, l'inevitabile reaziòne dei «falchi», e la mobilitazione organizzata del «complesso militare-industriale» per presentare il SALT 2 all'opinione pubblica, in modo spesso semplicistico ed approssimativo, come la resa di una amministrazione debole ed incerta nei confronti dello scaltro e inaffidabile negoziatore sovietico.
La crisi della distensione
Ma tutto il dibattito fu certamente influenzato da due importanti eventi internazionali: la crisi iraniana e l'invasione dell'Afghanistan.
La caduta dello Scià in Iran ebbe importanti ripercussioni, sia psicologiche che strategiche, sul governo americano. La cattura, il 4 novembre 1979, dei 53 ostaggi dell'ambasciata di Teheran, ed il tentativo fallito di liberazione violenta, il 25apriledell'annodopo; indebolì ulteriormente il consenso, già minato, della presidenza Carter. Ma la crisi iraniana aveva soprattutto un risvolto strategico importante per la ratifica del SALT: gli USA avevano perso infatti tutte le basi radar ed i centridi ricezione dei satelliti, accettati e tutelati dal SALT come strumento di vigilanza sul trattato, con cui avevano, fino ad allora, controllato le postazioni missilistiche sovietiche in Asia centrale ed in Siberia orientale.
L'invasione dell'Afghanistan da parte delJ'Unione Sovietica, maturata il 27 dicembre 1979, rappresentò il detonatore supplementare delle tensioni politiche e del risentimento dell'opposizione contro Carter. Per la prima volta, l'Unione Sovietica, oltrepassando anche la dottrina della cosiddetta «sovranità limitata», già tristemente adottata in Ungheria e Cecoslovacchia,invadeva un paese esterno al Patto di Varsavia e pericolosamente vicino allo scacchiere mediorientale.
Il SALT 2 divise però anche l'opinione pubblica europe, ed i vertici delle potenze alleate. Essò, ìnfatti, veniva considerato – e il problema fu sQllevato per primodal cancellìere tedesco Schmidt – , una sorta di rapporto bilaterale vincolante, che salvaguardava il territorio americano, ma regalava all'Unione Sovietica, di cui si riconosceva indirettamente la superiorità, l'intero scacchiere europeo, senza considerare minimamente gli interessi degli alleati occidentali della NATO. Nel SALT infatti, non era stato sufficientemente trattato il campo degli euromissili, in cui i sovietici avevano una notevole supremazia, e ilcampo dellearmi convenzionali,in cui il Patto di Varsavia godeva e gode tuttora una schiacciante superiorità: maggior numero di uomini, maggior quantità equalità dei mezzi corazzati, miglior rapporto «denti-coda» (rapporto cioè tra truppe combattenti e supporto logistico). Per gli alleati europei, dunque, erano stati ceduti all'Unione Sovietica, senza opposizione, i due fattori determinanti per una guerra limitata al teatro europeo, fosse essa convenzionale o nucleare.
Gli alleati, nella loro replica nei confronti degli Stati Uniti, fe.cero riferimento al LTDP (Long Term Defense Program), piano pluriennale elaboratoa Washington nel maggio 1978, e perfezionato dall'High Leve! Group nel 1979, con cui il gruppo europeo della NATO, còngiuntamente con gli Stati Uniti, si impegnava ad avviare un programma decennale di modernizzazione nucleare e convenzionale eurostrategicò, (costo 60-80 miliardi di dollari) orientato a sviluppare tutte le cosiddette armi grigie, cioè le armi non trattate esplicitamente nel SALT e nel negoziato multilaterale di Vienna sulle forze convenzionali (MFBR): in una parola, i missili di teatro e le armi nucleari tattiche. Gli alleati esercitarono pressioni sul vertice americano, affinchè quest'ultimo facesse intendere all'«URSS che il Protocollo sui Cruiseannesso al SALT – che impediva fino al 31 dicembre 1981 l'installazione di missili da crociera con gittata superiore ai 600 Km – non sarebbe stato rinnovato». La NATO, nel 1979, fece cioè pressione sugli Stati Uniti (nella loro veste di membro della NATO e soggetto internazionale interessato alla ratifica del SALT) affinchè questi avallassero il programma, già previsto, di installazione, nel periodo 1983-1990, di 572missili, I08 missili balistici Pershing 2, e 464 missili da crociera Tomahawk, al fine di ripristinare l'equilibrio nucleare eurostrategico. Per di più i satelliti americani avevano potuto rilevare come i sovietici, utilizzando senza clamori le zone grigie dei trattati, avessero sviluppato una potente generazione di nuovi missili a raggio intermedio, arrivando così ad una preponderanza nucleare schiacciante sull'Europa. I missili in questione sono prevalentemente i fa. mosi SS 20, troppo spesso erroneamente accostati per caratteristiche tecniche ai balistici Pershing e ai cruise Tomahawk. Si tratta di missili bistadio, con una gittata di 5.000 Km, in grado cioè di raggiungere qualsiasi punto dell'Europa occidentale, con una tripla testata nucleare, ciascuna delle quali ha un rendimento di 150 kiloton (i Pershing hanno una gittata massima di 720 Km, i cruise al massimo di 3.200, ed entrambi portano, nella maggior parte di modelli una testata singola di 200-300 Kiloton). La decisione di Carter del 12 dicembre I979, di dare avvio a tale programma accontentò i «falchi» dell'amministrazione, soddisfece gli·alleati europei (allora non ben consapevoli dell'imminente esplosione del movimento pacifista), e fece Gbiaramente capire all'URSS che la ratifica del SALT 2, pur rispettato nel suo contenuto, era rinviato a data da destinarsi.
Nonostante i problemi connessi alla ratifica del SALT, americani e sovietici ripresero a Ginevra i negoziati, stavolta su due tavoli separati: i negoziati INF sulle forze nucleari intermedie, gli euromissili cioè, e gli START sulle armi strategiche.
Gli euromissili e i negoziati INF e STAR
A causa delJ'importanza politico-strategica assunta dalJ'Europa nel nuovo scenario nucleare, e dell'attenzione che ha circondato ir dibattito tra le opposte fazioni sull'installazione degli euromissili, ci occuperemo prevalentemente degli sviluppi del negoziato INF.
La prima sessione di trattative (30 novembre – 17 dicembre 1981) fu c!ratterizzata dalla proposta di Reagan, stavolta forte del consenso unanime degli alleati della NATO, nota come «opzione zero». Gli americani non avrebbero installato i Pershing e i emise Tomahawk, se i sovietici avessero smantellato i loro SS 20, portando così l'equilibrio nucleare eurostrategico al livello più bassoconcepibile. I sovietici, disorientati per la drasticità della proposta, opposero unsecco rifiuto, proponendo a loro volta di bloccare provvisoriamentel'installazionedei missili americani e di discutere (con gli SS20 ancora schierati) sulle armi da includere nei negoziati. La seconda sessione di trattative (12 gennaio – 16 marzo 1982) fu invece distinta da una offerta di Breznev, contenente il divieto di installazione di nuove armi nucleari di teatro, il congelamento dei li velli esistenti, seguito dall'impegno di ciascuna parte di ridurre, entro il 1985, gli arsenali di 600 sistemi d'arma, entro il 1990, di altri 300. La proposta, che implicava gli stessi impegni per entrambe le potenze, avrebbe però congelato a livelli più bassi, lo stesso squilibrio atomico della situazione di panenza. La trattativa inoltre si arenò sulla definizione dei sistemi d'arma da includere nel negoziato. Il blocco NATO voleva coinvolgere nella trattativa i missili con base a terra in tutto il mondo, non considerando quindi i numerosi e potentissimi missili USA montati su sommergibili, ma includendo i nuovi caccia bombardieri nucleari sovietici con capacità strategiche; l'URSS si rifiutava di trattare su questi ultimi nel negoziato, voleva limitare l'accordo ai missili «destinati all'impiego in Europa», contando in questa categoria anche i deterrenti britannico e francese, non considerati dai sovietici come realmente indipendenti. I negoziati, in questa fase, furono affiancati anche da una massiccia campagna d'opinione sovietica, finalizzata a sollevare e a dare forza all'eterogeneo movimento pacifista occidentale. In marzo, Breznev annunciò il congelamento unilaterale delle nuove anni russe (mentre i sateltiti americani rilevarono in un solo mese l'installazionedi tre nuove basi per SS 20), e chiese una riduzione graduale delle attività militari. A luglio, il leader sovietico proclamò che l'URSS non avrebbe mai fatto uso per prima delle armi nucleari, ma disse anche che, se gli americani avessero schierato i Pershing 2, considerata la brevità del tempo di volo (700 Km), i sovietici sarebbero stati costretti dalla necessità ad adottare la politica del <
Tuttavia la terza sessione (20 maggio - 20 luglio 1982) fu invece denotata dai litigi tra americani e sovietici sulla mobilità e sulla gittata degli SS 20(che i sovietici tendevano a ridurre), e sul confine strategico tra Russia europea e Russia asiatica, determinante per il calcolo del numero dei missili appartenenti al negoziato INF.
Il I6 luglio 1982, i due negoziatori Yuli Kvitsinskyi e Paul Nitze, durante un incontro informale, passato alla cronaca e alla storia come «la passeggiata nel bosco», concordarono un programma comune, cheè rimasto, nei fatti, il punto più vicino ad un accordo raggiunto nel corso di tutte le trattative. In questo negoziato informale, si proponeva l'equilibrio fra 75 SS 20 sovietici con 225 testate (più potenti di quelle portate dai vettori occidentali), contro 75 vettori occidentali e 300 testate; il congelamento dei missili intermedi russi posizionati ad est degli Urali, e un tetto di 150 caccia bombardieri medi per parte.
Le proposte di Kvitsinskyi e Nitze furono, al rientro in patria dei due negoziatori, seccamente rifiutate dai rispettivi governi, cosicchè il 30 settembre 1982 – in occasione della IV sessione di tratta· tive – le due parti si ripresentarono a Ginevra sulle posizioni di partenza, e.on l'aggiunta dell'incognita rappresentata per il blocco occidentale dalla caduta del governo Schmidt in Germania Federale. L'ascesa al potere di Andropov dopo la mortedi Breznev dette il via ad una nuova campagna propagandistica: il 2 dicembre, il nuovo leader sovietico propose pubblicamente di lasciare in Europa un numero di SS 20 pari al contingente britannico e francese, rendendo così poco credibile l'«opzione zero» americana, e tentando di dividere le posizioni europee da quelle americane. Per due mesi l'occidente fu scosso da intense agitazioni pacifiste, dal disaccordo tra potenze europee, e tra queste ultime e gli Stati Uniti. Il negoziatore americano a Ginevra fu sostituito perché ritenuto troppo conciliante.
La quinta sessione di trattative, iniziata il 27 gennaio 1983, nel bel mezzo di questi disaccordi, ebbe una sua svolta tra la fine di febbraio e i primi di marzo, quando Kohl, notoriamente su posizioni filoatlantiche, fu elettocancelliere della Germania Federale, e gli alleati si ricompattarono fra loro proponendo nuovamente, pervoce dellostesso Kohl, chesi raggiungesse l'equilibrio tra SS 20 e Pershing e cruise. Si trattava di una posizione che avrebbe richiesto all'URSS quel consenso all'installazione degli euromissili, che essa stava appunto cercando di evitare in tutti i modi.
Quando il 17 maggio 1983si apò la sesta sessione di trattative, i due blocchi erano quindi, per l'ennesima volta, sulle posizioni di partenza. Andropov ruppe lo stallocon una intervista alla Pravda il 28 ottobre, in cui si offriva di limitare gli SS 20 schierati nella Russia europea a 120 sistemi (contro i 240 esistenti}, e di congelare quelli schierati in Asia (circa 110), a patto che la NATO rinunciasse ad·installare euromissili. Era, anche in questo caso, la riproduzione, sotto nuova veste, della parità tra arsenale sovietico e deterrente anglofrancese. In novembre, la NATO fece la sua contro-offerta:gli occidentali chieserQ controlli reali sullo smantellamento effettivo degli SS 20, montati su speciaii camion, e considerati perciò troppo mobili perché fosse accettato per buono il semplice annuncio di avvenuto ritiro, e proposero-imposero l'esclusione del contingente britannico e francese dagli accordi. Sugli euromissili la NATO propose un limite massimo per parte di 420 testate; e un-rapporto per i missili occidentali di un Pershing 2 per ogni cinque cruise, considerati dai sovietici arma di primo colpo.
ll 15 novembre i primi missili da crociera cominciarono a giungere nella base di Greenham Common in Inghilterra; pochi giorni dopo, il 22, il Bunderstag tedesco approvò l'installazione dei Pershing 2 in Germania.
Riassumendo, in due anni di trattative, a partela «passeggiata nel bosco», gli americani avevàno rinunciato a chiedere la parità aJ livello di O sistemi d'arma, ma avevanoacconsentito a noncontare piùi vettori sovietici schierati in Siberia e nella Russia asiatica. L'URSS aveva fissato come tetto possibile 120 sistemi d'arma, il numero cioè dei missili del deterrente britannico e francese, e aveva chiesto, di conseguenza, la rinuncia all'installazione degli euromissili NATO. La distanza fra le due posizioni era immensa.
Il 23 novembre 1983, il delegato sovietico Kvitsinskyi, dopo solo mezz'ora dail'inizio della lii seduta usci e annunciò ai giornalisti: «Il negoziato è interrotto. Non è stata fissata alcuna data epr un futuro incontro». li giorno stesso, i primi nove Pershing divennero operativi a Gmund in Sveiza. I sovietici del resto, avevano ricominciato a schierare in Cecoslovacchia e Germania Est i nuovi SS 21, SS 22, SS 23.
I negoziati START, ideale prosecuzione dei colloqui SALT, iniziati il 30 giugno 1982 a Ginevra, si sono arenati 1'8 dicembre 1983, in conseguenza della rottura del negoziato INF, e anche perché i progressi registrati nélla definizione di un limite accettabile per i missili strategici erano stati, in un anno e mezzo, minimi.
Due almeno sono i rilievi che possono essere fatti sulle trattative di Ginevra: sui negoziati INF vi è da dire che, lungi da ogni ipotesi meccanica di disarmo unilaterale, la trattativa è stata spesso paralizzata da una eccessiva rigidità dei negoziatori e dalla pregiudiziale dell'assoluta parità tra testate nucleari, o addirittura tra testate e vettori. La complessità del confronto tra gli arsenali – non esistendo più come nel SALT 2, un codice che stabilisse l'equivalenza tecnica tra i diversi missili e le diverse sigle -, ma soprattutto il livello di «overkill» già raggiunto dalle due parti nell'arsenale eurostrategico, come rileva anche il rapporto SIPRI 1984, avrebbe potuto e dovuto spingere alla maggior ragionevolezza i due blocchi.
Anche sui negoziati START, bisogna osservare che, pur pesando in modo determinante sul piatto della bilancia l'enorme riarmostrategicocompiutb dai sovietici negli uJtimi anni, i negoziatori americani, pressati dall'opinione pubblica interna, sono stati troppo ancorati al problema della cosiddetta «finestra di vulnerabilità», alla possibilità cioè che i sovietici riuscissero, con un colpo a sorpresa, a distruggere i missili con base a terra americani (ICBM), in numero minore rispetto ai rispettivi sovietici, a,ncora dentro ai loro silos fortificati. Al di là della follia politica e militare che tale mossa rappresenterebbe, va ricordato che la diversa distribuzione dei missili strategici americani, schierati per la m.aggior parte sui bombardieri e sugli inafferrabili sommergibili, permetterebbe comunque un tale livello di rappresaglia da eliminare totalmenteil vantaggiosovietico della pur esistente «finestra di vulnerabilità». I due negoziati hanno inoltre evidenziato, se ce n'era bisogno, che La proliferazione atomica, la presenza di un deterrente atomico nazionale britannico e francese, rende molto più difficile una trattativa che, invece, in uno scenario rigidamente bipolare.. guadagnerebbe in agibilità e facilità di accordo.
Le guerre stellari
Il 1983 ha registrato sul piano tecnicomilitare una grande novità, La più importante forse degli ultimidieci anni: l'iniziativa, americana di difesa strategica (SDD, lo scudo spaziale, ribattezzato frequentemente come progetto delle «guerre stellari». Il Trattato dello Spazio Esterno del 1967, come ricordiamo, vietava la militarizzazione dello spazio, proibiva cioè l'installazione di armi nucleari o di distruzione di massa; questo non ha impedito che l'atmosfera sia stata saturata ugualmente da satelliti di ricognizione per ottenere informazioni sugli òbiettivi militari. Da qui, fra l'altro, l'enorme sviluppo sperimentale dellearmiantisatellite, lecosiddette armi ASAT. Il trattato ABM, siglato all'intero del SALT 1 nel 1972, vietava invece lo sviluppo di sistemi di difesa a carattere nazionale contro i missili balistici, fondati su missili antimissile.
Nel corso del 1983, il presidente Reagan, c-0nstatando che i sovietici avevano da tempo infranto il trattato ABM con la creazionedi una nuova generazione di missili endo ed esoatmosferici e con l'installazionedi un enorme radar da rilevazione a Krasnoyarsk, e riprendendo il filone delle ricerche sui laser ad alta energia – campo in cui gli americani hanno già investito oltre due miliardi di dollari – ha lanciato l'iniziativa dello scudo spaziale. L'annuncio è stato dato nel corso di una importante relazione del presidente americano, il 23 marzo 1983, durante la quale Reagan disse: «Chiedo alle comunità scientifiche di tutto il mondo che hanno creatole bombe nucleari, di volgerele loro intelligenze alla creazione di qualcesa che ora le renda inutili e obsolete». Il nuovo sistema di difesa antibalistica con base nello spazio (BMD), denominato appunto SDI, si inserisce nel margine di ambiguità lasciatoda un articolo deltrattato sui missili ABM, di cui la SDI è appunto il pronipote tecnologicamente più avanzato. Esso, mediante l'uso di laser ad alta energia, permette la rilevazione, il riconoscimento, l'inseguimentoe la distruzione di un obiettivo militare, seguendo nient'altro che l'antico principio degli specchi ustori, inventato da Archimede per incendiare le navi romane durante l'assedio di Siracusa. La SDI, nel suomodello teorico ideale, per il quale l'amministrazione americana ha già stanziato 26 miliardi di dollari per i prossimi cinque anni, consisterebbe in un apparato costituito, alcuni enormi specchi montati su satelliti in orbita terrestre, e altri satelliti da ricognizione. Quando questi ultimi rilevano preparativi per la partenza di un missileavversario, i laser a terrasparano il loro fascio di particelle sulla specchio in orbita, che focalizza opportu)lamento il raggio lasercontro l'obiettivoscoperto e lo distrugge, mentre esso è ancora a terra. Non tutto è così facile; Io scudo opererebbe in quattro fasi distinte: distruzione di una partedei missili offensivi nella loro fase di accensione, la «boost-fase», con un tempo massimo ammesso, a seconda dei missili in partenza, dai 2 ai 5 minuti; distruzione di un secondo scaglione di missili nemici nella «post-boost fase» o fase di lancio, tempo permesso da I a 5 minuti; terza e più critica fase di distruzione del missile balistico già in fase orbitale (se il vettore ha già lanciato le ogive indipendenti, la ricerca dei singoli bersagli diventa ovviamente più difficile), tempo ammesso fino a 15 minuti; quarto e ultimo fùtro con le ogive già in fase terminale, mediante l'uso di «proiettili intellingenti» guidati, stavolta, da terra.Glieffetti congiunti dei quattro sbarramenti permetterebbero, in linea teorica, qualsiasi sia l'entità dell'attacco, di eliminare il 98% dei missili inviati.
L'amministrazione Reagan si è orientata verso la creazione di due scudi spaziali, corrispondenti alla prima e alla terza fase, da realizzare entro i primi degli anni '90 con la spesa di 60 miliardi di dolJari. Il sistema consisterebbe in 100 satelJiti da difesa dotati di 150 iRtercettori ciascuno, 4 satelliti geostazionari, I00 satelliti in orbita bassa per la sorveglianza.
Il dibattito su questo progetto, che è già riduttivo definire grandioso, è stato ed è tuttora accesissimo. Le motivazioni a favore deH'impresa sono poche ed essenziali: il controllo degli armamenti è stato, fino ad oggi, fallimentare, provocando una continua escalation degli arsenali e delle spese militari annuali (oggi valutate a liveJlo mondiale in 800 miliardi di dollari), e creando un principio di deterrenza fondato sul MAD, la mutua distruzione assicurata, giustificazionedi unequilibrio precario e immorale. Lo scudo rende «inutili e obsolete» le armi nucleari offensive, e inaugura una nuova era fondata sul MAS, «mutua! assured survival», ben riassunto da Reagan nella frase: «Non è meglio salvare delle vite, che dover vendicare dei morti?». I funzionari del Pentagono non nascondono inoltre la loro soddisfazione, nel far notare agli scettici come la paura del «gapspaziale» abbia riportato rapidamente i sovietici al tavolo del negoziato a Ginevra.
Le critiche allo scudo spaziale, prevalenti nei primi dieci mesi dopo l'annuncio del progetto – nel periodo in cui, cioè, si parlava molto pur sapendo poco -, sisono orientate intornoa tre questioni differenti. La questione tecnica: lo scudo spaziale è fattibile? quella strategica: lo scudo è un obiettivo desiderabile? l'aspetto politico: lo scudo ha effetti distensivi? Per quanto concerne il primo profùo, tre sono stateJe principali obiezioni: primo, lo scudo richiede «costi sconcertanti», rendendo cosi poco appetibile la sostituzione di un principio «immorale» come il MAD con il nuovoprincipiodel MAS; secondo, tenuti presenti i rischi psicologici, la tentazione di considerare la SDT una sorta di nuova «linea Maginot», molti scienziati ammoniscono che, con l'attuale livello di «overkill» strategico, quel 2% di testate che passerebbero ugualmente gli sbarramenti dello scudo, anche secondo le indicazioni più ottimistiche, sarebbero sufficienti per provocare una ecatombe; inftne,lo scudo, anche nella sua versione più sofisticata, può fermare solo arntl balistiche è cio impotente contro i missili da crociera, in aumento in entrambi gli arsenali, e contro i caccia bombardieri; l'equilibrio del terrore verrebbe dunque scalfito.
Il profilo strategico è piùcomplesso; da un lato, si è osservato come ilpossesso unilaterale dello scudo potrebbe trasformare questo strumento da difensivo in offensivo, consentendo alla potenza che ne dispone, di attaccare impunemente l'avversario senza temerne la rappresaglia; daJI'altro, lo scudo, secondo adesempio il prof Berthe, Nobel perla fisica nel 1967, condurrebbe ad una espansione incontenibile delle armi nucleari, per garantire a ciascuna potenza la segreta capacità di perforare lo scudo avversario; la SDI inoltre – sempre secondo Berthe – sarebbe necessariamente un sistema difensivo delle prestazioni misteriose fino al tragico momento di un suo primo eventuale uso.
La confutazione delle critiche strategiche si mescola inevitabilmenteal profilo politico. L'unilateralità del possesso dello scudoè stata smentita dallostesso Reagan che, su pressione degli alJeatieuropei e in particolare del governo italiano, si è impegnato da un lato a garantire lo sdoppiamento (decoupling) dello scudo, così da proteggere sia Stati Uniti che Europa, dall'altro a cedere gratuitamente le tecnologie americane e le scoperte successive alla controparte societica, affinché anch'essa possa dotarsi del medesimo sisterna difensivo. Così come il MAD era basato sul possesso autonomo dei due blocchi di un deterrente offensivo, anche il MAS deve assicurare la protezione spaziale per tutti. Sicuramente alla diffusione di questo equivoco politico-strategico suJla unilateralità dello scudo, ha anche contribuito la scelta di Reagan di voler lanciare in grande stilelaSDI, affermando di «voler mutare il.corso della storia», senza avvisare preliminarmente i russi, come è semprestata consuetudine nei rapporti est-ovest, innovazione procedurale che ha quindi comportato per gli USA la conseguenza inevitabile del sospetto sovietivo.
La stizza e la chiusura manifostata dai russi sullo scudo stellare è stata interpretata in due modi diversi e opposti:i piùsostengono che i sovietici non si possono permettere né dal punto di vista tecnico, né dal punto di vista finanziario, questa nuova corsa tecnologica, una sorta di gara allo «sfiancamento», assai imminente, per il gigante dell'est. U Pentagono spiega invece la reazionedell'URSSconaltriduemotivi: da un lato la SDI non potrebbe essere più propagandata, all'interno dell'instabile blocco comunista, come applicazione dell'aggressività americana, visto il carattere distensivo dello scudo; dall'altro, sempre secondo il Pentagono, l'URSS avrebbe già investito segretamente in uno scudo simile una cifra superiore dalle tre alle cinque volte a quella stanziata dagli USA, e a Sary Shagar in Siberia, sarebbero giàstatisperimentati con successo dei prototipi laser ad uso difensivo.
Laconfusione e la varietàcontrastantedelle informazioni, la propaganda inevi1abilmente miscelata alle proposte rendono, per ora, assai difficile prendere una posizione allo scudo spaziale; certo è chele promesse di estensione della SDI, e le grandiose prospettive di obsolescenza della potenza atomica, non banno ancora allontanato le innumerevoli perplessità tecnico-militari, a cui abbiamo fatto cenno.
Verso Ginevra
Le vicende degli ultimi tempi sono a tutti note dalla semplice lettura dei quotidiani: il 30ottobre, il segretario della difesaamericano Weinberger ha denunciato formalmente, con una ampia documentazione, di fronte all'Npg, il gruppo di pianificazione nucleare della NATO, le numerose infrazioni sovietiche al trattato ABM e SALT 2; il 1° novembre l'Olanda ba sciolto la riserva, espressa sei anni fa, ed ha accettato l'installazione dei 48 cruise facenti parte dell'ormai noto blocco dei 572 euromissili; il 19 novembre Reagan e Gorbaciov si sonoincontrati direttamente a Ginevra in un vertice di grande valore simbolico per la riapertura e ladistensione delle relazioni tra est ed ovest, anchese non ne sono ancora scaturiJ:e indicazioni concrete per un accordo.
Le trattative reali sono invece in corso a Ginevra su tre tavoli separati, che i sovietici considerano interdipendenti, e gli americani autonomi: Obukhov e Glitman sono i negoziatori per gli euromissili, Karpov e Tower per le armi strategiche, Kvitstinskyi e Kampelmann, capi negoziatori, per le «guerre stellari». Non potendo occuparci, per forza di cose, degli esiti dei negoziati, ci lirnjtiamo ad'anticipare tre questioni: per la prima volta l'URSS non conta meccanicamenteil deterrente britannico e francese, ma propone di trasformare le trattative da bilaterali e multilaterali; l'esito del negoziato globale dipende, allo stato attuale, dai risuJtati raggiunti sul tavolo delle guerre stellari, che i sovietici ritengono condizionantee pregiudiziale pertrattare suglialtri due tavoli; infine, la proposta sovietica di riduzione del 50% degli arsenali strategici rivela ancora una volta la divergenza tra USA e URSS sul significato di tale aggettivo che, per i russi, comprende anche gli euromissili, non considerati invece nella versione americana (vedi glossario).
Quando si parla, di rischio atomico, è usuale citarela celebre frase di Albert Einstein «non so quando verrà conbattuta la terza guerra mondiale, ma so con certezza in che modo verrà combattuta la quarta: con le clave!».
Vorrei invece chiudere questo breve saggio con un'altra frase che il celebre scienziato scriveva nel 1945: «La bomba atomica può intimidire la razza umana e costringerla a mettereordine nei suoiaffari internazionali, cosa che, senza Ja pressione della paura essa non farebbe mai». In questa prospettiva, dopoquaranta annidi pacearmata, la nostra attenzione è oggi puntata su Ginevra.
Principali qualità e tipi di missimi
Criterio della gittata
INTERCONTINENTALE
Secondo il Salt 2, appartengono aquesta categoria i missili congittata di almeno 5.500 Km. I più potenti arrivano anche a 7500 Km, distanza che viene coperta in circa 25 minuti. Possono essere montati con base a terra (ICBM) e su sommergibile (SLBM).
INTERMEDI
missili con una gittata compresa tra gli800 e i 2500 KM,anche se molti di questi raggiungono comodamentei 3000 Km(in I5 minuti)e anchei 5000 Km.
BREVE
missile con gittata compresa trai 100e 700 Km(coincidente in genere con i missili dacrociera, secondo la definizione del SALT 2).
Criteri della traiettoria
BALISTICI
missile progettato in modo da eseguire la traiettoria che risulta quando, una volta esaurita la spinta, esso è soggetto alla gravità. Opera al di fuori dell'atmosfera per una parte sostanziale del percorso di volo e, per la maggior parte del volo non è azionato dal motore; può essere lanciato da terra (ICBM) o dal mare (SLBM).
DA CROCIERA
missile guidato che si avvale della forza aerodinamica ascensionale per compensare la gravità, e della propulsione per vincere la resistenza dell'aria. Opera nell'atmosfera; è difficilmente intercettabile dai radar; può essere lanciato da terra (GLCM), dal mare (SLCM), dall'aria (ALCM).
Criterio dell'uso bellico
TATTICO
missile usato per guerre regiobali, leguerre di teatro, generalmente caratterizzatoda un'alta precisione, e da una moderata potenza distruttiva. Appartengonoa questa categoria tutti i missili intermedi (IRBM) e i missili da crociera.
STRATEGICO
il signifìcato di questo aggettivo non è pacifico. In un'ottica bipolare, si dovrebbe intendere per missile strategico ogni sistema d'arma capace di offendere l'altra potenza, infliggendole danni nel suo territorio. Entrambe le potenze includono nella categoria gli ICBM, i SLBM, i missili aria-terra portati dai bombardieri. I sovietici, attenendosi al criterio enunciato, vorrebbero includere anche tutti i cruisee gli intermedi schierati in Europa occidentale, ma gli americani non acconsentono, pur non potendo smentire l'eventuale carattere strategico dei cruise, altrimenti i cruisee gli IRBM schierati in URSS contro l'Europa non avrebbero alcun pendant nell'arsenale occidentale, e rimarrebbero esterni ad ogni forma di negoziato sulla riduzione; i cruise occidentali sarebbero, al contrario, soggetti ad una doppia contabilizzazione: missili strategici da includere nel negoziato START (a cui appartengono pacificamente gli intercontinentali, ma anche missili a medio o corto raggio nella gittata, da includere nei negoziati INF.






























































