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La protesta negli Atenei

Nuova Politica - La protesta negli Atenei pagina 14
Nuova Politica - La protesta negli Atenei
Nuova Politica - La protesta negli Atenei

La mobilitazione della componente studentesca, esplosa in quasi tutti gli atenei italiani, ha permesso di evidenziare all'opinione pubblica le carenze del nostro sistema universitario. Il ddl Ruberti, peraltro già da noi criticato in tempi non sospetti, deve necessariamente essere profondamente modificato. Se la protesta contesta l'autonomia, allora siamo contrari alle motivazioni più volte sottolineate dal movimento: ritornare ad una gestione verticistica degli atenei sarebbe un errore che non può essere accettato.

Siamo inoltre convinti che la mobilitazione di questi giorni non debba finalizzarsi alla pura e semplice occupazione di aule od atenei, bensì nel senso di pervenire a concrete proposizioni che sappiamo tradursi in emendamenti migliorativi dello strumento normativo approntato.

Ciò anche per evitare eventuali strumentalizzazioni di un movimento studentesco che ha in massima parte spontaneamente manifestato il proprio disagio per il malessere oggettivo delle Università.

A tal riguardo, crediamo senz'altro opportuno che contestualmente alla promulgazione della legge sull'autonomia vada finalmente ad emanarsi la legge quadro nazionale sul diritto allo studio secondo il già predisposto disegno di legge (ddl n.1576, X legislatura; relatore Sen. Covatta).

Un'ultima considerazione ci sembra opportuno dedicare alla natura stessa del movimento che, nato democraticamente, tale deve rimanere, poiché la tentazione di alcuni gruppi di impedire il libero scambio di idee negando a tutti gli studenti la facoltà di intervenire nelle assemblee può far perdere alla legittima critica studentesca la capacità di crescere politicamente.

Le ragioni che, a giudizio del Movimento giovanile della Democrazia cristiana, hanno portato ad una mobilitazione di proporzioni innegabilmente vaste risiedono nelle seguenti motivazioni:

  1. il concetto di autonomia normato dal 'disegno di legge Ruberti (ddl 11/10/89);
  2. la composizione degli organi accademici e la distribuzione del potare al loro interno;
  3. il ruolo e il peso della rappresentatività studentesca nell'ambito di questa riforma universitaria.

Spieghiamoci meglio.

1. L'autonomia universitaria. Il concetto di autonomia accolto dal legislatore nello "schema di disegno di legge generale sull'autonomia degli enti di ricerca appare ampio ed articolato.

In realtà, da un più attento esame della normativa in questione, ci sembra di poter rilevare con chiarezza che tali previsioni autonomistiche siano più finalizzate ad un accentramento nella figura del ministro competente per materie, che non ad un decentramento dei poteri in ogni singolo ateneo. Difatti eccessivo risulta il potere attribuito al ministro in materia regolamentare, nonché in materia di programmazione universitaria.

Altresì, perplessità e possibili equivoci presentano la formulazione del concetto innovativo di autonomia finanziaria e la possibilità, data all'università, di stipulare contratti e convenzioni con i privati (c.d. "privatizzazione"). Di fatto il ricorso al convenzionamento con l'impresa è un fenomeno che attualmente esiste anche in forma consistente specie nelle facoltà a carattere scientifico. Il problema sorge nel momento in cui tali fonti di finanziamento diventano elemento discriminatorio tra atenei di poli scientifici di alto livello quasi tutti localizzati nel Centro-Nord d'Italia ed atenei situati nel Mezzogiorno del paese che non si trovano in queste condizioni di favore; ancora tra le facoltà a carattere scientifico e quelle a carattere umanistico. Al tal proposito riteniamo che lo Stato si debba porre come garante dell'equilibrio.

2. Organi accademici. Per quanto attiene alla strutturazione del potere all'interno dei singoli atenei rileviamo come il più importante organo decisionale, il Senato accademico, risulti monoliticamente composto da soli docenti ordinari. Inoltre, sempre alla docenza ordinaria è riservata una posizione privilegiata di maggioranza precostituita nei C.d.A. In tale quadro è facile capire come si sostanzi la marginalità delle altre componenti, tra cui quella studentesca.

3. Ruolo e rappresentatività degli studenti. In relazione al ruolo ed al peso della rappresentatività studentesca ci sembra necessario fermare l'attenzione al contenuto dell'articolo 10 che prevede la costituzione di un Senato degli studenti con funzioni consultive. Tale tipo di previsione non solo ci sembra poco opportuna, non essendo il Senato degli studenti un organo universitario, ma anche poco efficace per il chiaro intento di emarginare in un organo esterno l'operato degli studenti in materia di didattica e di svilire il peso dell'eventuale deliberato avendo esso stesso solo potere consultivo.

Università: la situazione attuale

L'Università italiana non ha mai ricevuto tanta attenzione come in questi ultimi anni. Dalla legge istitutiva del Ministero dell'Università e della ricerca scientifica (legge 9/5/89, n. 168), a quella sulla riforma degli ordinamenti didattici (legge 19/11/90, n. 341) e sul diritto agli studi universitari (legge 2/12/1991, n. 390), si è accumulata una serie di norme importanti sui nostri Atenei. Nel loro insieme queste leggi sono estremamente importanti e nuove, perché finalmente riconoscono all'Università una condizione che l'articolo 33 della Costituzione prevedeva, ma che nessuno si era preoccupato di attuare. Stiamo parlando dell'autonomia piena: statutaria, regolamentare, didattica, della ricerca e finanziaria. A dispetto di queste innovazioni legislative, però, sembra che nella realtà le cose non stiano cambiando più di tanto. Dopo l'approvazione al Senato (febbraio 1991) e alla Camera (luglio 1991), il ddl Ruberti sull'autonomia universitaria è slittato all'undicesima legislatura, e i tempi si allungano ancora. Senza la sua approvazione, quel processo di riforma avviato nel 1989 rischia di restare monco, privo del provvedimento capace di mutare l'assetto reale dell'Università italiana. Rimane comunque positivo il giudizio su quanto è stato introdotto in questi ultimi anni al fine di avvicinare il nostro sistema universitario agli standard degli altri paesi europei. Ci riferiamo in particolar modo all'introduzione delle "lauree brevi", che consentono di rendere più articolata l'offerta degli Atenei, nonché all'istituzione del "tutorato", ovvero di quella serie di attività svolte in primo luogo dai docenti finalizzate ad orientare ed assistere gli studenti lungo tutto il corso degli studi.

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