Riforma elettorale e referendum
Documento sulla riforma elettorale e proposta referendaria
Il Movimento giovanile della Democrazia cristiana giudica grave e sempre meno sopportabile per la credibilità delle istituzioni il processo di costante degrado del sistema politico nel nostro paese.
L'instabilità degli esecutivi a qualsiasi livello e la scarsa funzionalità delle assemblee parlamentari, da un lato provoca un sempre maggiore distacco dalle istituzioni della società civile, dall'altro permette l'affermarsi di una pericolosa sudditanza del sistema politico rispetto alla volontà di gruppi, egemonici sul piano economico-finanziario, portatori di interessi forti in grado di produrre pericolosi squilibri in un corretto processo di sviluppo democratico del paese.
Cogliamo con sempre maggiore preoccupazione i e&ni della difficoltà del sistema politico a procedere ad un'autentica autoriforma, che ridefinisca le regole della rappresentanza, della dialettica politica e della formazione delle decisioni a tutti i livelli.
L'attuale fase di dibattito anche acceso ma sostanzialmente sterile in sede istituzionale, rende comprensibili anche le iniziative esterne come quella della proposta referendaria, vere e proprie provocazioni che hanno però il merito di imporre a tutti i soggetti politici di esprimersi.
Riteniamo però che, per la tenuta complessiva del ruolo dei partiti, essi debbano.assumere su di sé la responsabilità dell'iniziativa in materia di riforma istituzionale.
Ove questo non dovesse accadere consideriamo la proposta referendaria individuata dalla Fuci e dalle Acli coma una ipotesi legittima di estremo intervento dei cittadini a fronte della incapacità del sistema politico a garantire soluzioni efficaci.
Siamo convinti che il progetto di riforma istituzionale deve avere come obiettivo centrale la riqualificazione del ruolo dei partiti e degli altri soggetti politici, in sintonia con il dettato costituzionale, come strumenti di mediazione tra società civile ed istituzioni capaci di esprimere sintesi equilibrate degli interessi in gioco.
Rifiutiamo altresì ogni tentazione di risolvere le debolezze dell'attuale sistema politico istituzionale attraverso ipotesi di presidenzialismo di stampo plebiscitario che evocano le capacità taumaturgiche dei capi carismatici ma restringono certamente gli spazi di partecipazione e di democrazia dei cittadini.
Nel concreto valutiamo positivamente il complesso della proposta elaborata dal Senatore Ruffilli che prevedeva da un lato il collegio unico nazionale per fronteggiare la pericolosa tendenza al localismo e al frazionamento politico, dall'altro l'adozione di un correttivo al sistema proporzionale che incoraggiasse gli apparentamenti tra le forze omogenee per permettere ai cittadini la scelta tra schieramenti e quindi di determinare nel concreto le varie opzioni di governo.
Documento sui referendum elettorali
Il Movimento giovanile dc nell'affrontare nuovamente il tema dei referendum elettorali, a sei mesi del successo del 9 e 10 giugno, non può non riconsiderare il quadro che portò alla decisione di aderire al precedente comitato promotore.
La caratterizzazione esclusivamente pro-uninominale e quindi anti-partitica – intendendo con questa espressione la negazione di un ruolo importante nella democrazia rappresentativa per il soggetto partito – mira a modificare profondamente il rapporto tra cittadini ed istituzioni in una direzione da noi non voluta né auspicata.
Va a nostro avviso ribadita, pur riconoscendo l'attuale stato di degrado del soggetto partito, la centralità nelle democrazie rappresentative del partito politico come soggetto indispensabile nella elaborazione di una risposta di governo complessiva, di perseguimento del bene comune che il sistema uninominale con i suoi effetti di personalizzazione assoluta della responsabilità politica non garantirebbe. Le Acli e la Fuci quando assieme proposero i referendum elettorali intendevano porre al Parlamento ed ai partiti un monito, non volevano certo perseguire il passaggio al sistema uninominale. La provocazione al Parlamento nasceva dall'esigenza, condivisa anche dal Mgdc, di costringere le Camere ad una riforma sistemica del modello istituzionale italiano, sulla cui crisi crediamo non sia necessario aggiungere altro. La crisi del sistema delle coalizioni e della funzione della legge elettorale proporzionale pura, nate in un contesto storico ormai superato e messe in crisi dal loro stesso successo come strumento di allargamento dell'area democratica del nostro paese e per il timore di un nuovo regime autoritario dopo l'avventura fascista, impone al Parlamento l'obbligo di porre mano ad un aggiustamento istituzionale che recuperi l'equazione consenso, potere, responsabilità. Ma i veti incrociati ed un uso strumentale delle riforme istituzionali hanno da tempo fatto fallire ogni possibile ipotesi di riforma in tempi brevi. Per questo sembrava utile provocare il Parlamento utilizzando lo strumento referendario, affinché provvedesse in merito.
I 27 milioni di sì del 9 e 10 giugno dimostrano come questo bisogno di riforma sia ormai sentito dalla gente come una reale esigenza.
La debolezza o, come qualcuno teorizza, la scomparsa del soggetto governo, provocata dalla crisi della forma di coalizione, va quanto prima arrestata e recuperata.
La proposta di legge dc che recupera questa indicazione di fondo è vista da noi giovani democristiani con favore, ma le difficoltà nel definire i tempi e le modalità della riforma esigono una nuova nostra mobilitazione e pur alla luce delle preoccupazioni prima esposte è necessario, a nostro avviso, riprendere con la stessa logica iniziale la campagna referendaria per la raccolta delle firme.
Ad essa va però affiancata, anche per mancare in modo netto la nostra differenza rispetto agli uninominalisti, una proposta di legge di iniziativa popolare che favorisca non solo la nostra riconoscibilità esterna, ma ci consenta di chiarire meglio ai cittadini il valore della nostra proposta.
C'è a nostro avviso il bisogno di affiancare alla stagione delle riforme una stagione della partecipazione matura dei cittadini.
Alcuni atteggiamenti populistici e demagogici di frange del comitato promotore non ci convincono oggi come non ci convincevano ieri. Il Mgdc può quindi caratterizzarsi non solo non confondendosi con il fronte del no che sicuramente rappresenta il polo conservatore, ma può anche differenziarsi da coloro i quali utilizzano lo strumento referendario per scrivere la parola fine sulla prima Repubblica.
Il Movimento giovani! dc, raccogliendo nuovamente le firme per i referendum elettorali ed affiancandole con una proposta di legge elettorale che recuperi integralmente il pensiero di Roberto Ruffilli, vuole porsi come interlocutore credibile per quella parte del mondo cattolico e per quei 27 milioni di cittadini.



















