Documento sulla riforma elettorale e proposta referendaria
Il Movimento giovanile della Democrazia cristiana, giudica grave e sempre meno sopportabile per la credibilità delle istituzioni il processo di costante degrado del sistema nel nostro paese.
L'instabilità degli esecutivi a qualsiasi livello, la scarsa funzionalità delle assemblee parlamentari incapaci di formare ed esprimere scelte attraverso lo strumento legislativo, sulle grandi questioni aperte che intervengono nello sviluppo di una moderna democrazia occidentale, da un lato provoca un sempre maggiore distacco delle istituzioni dalla società civile, dall'altro permette l'affermarsi di una pericolosa sudditanza del sistema politico rispetto alla volontà di gruppi, egemonici sul piano economico-finanziario, portatori di interessi forti in grado, in assenza di un regolatore sociale costituito dalla politica, di produrre pericolosi squilibri in un corretto processo di sviluppo democratico del Paese.
Cogliamo con sempre maggiore preoccupazione i segni della difficoltà del sistema politico a procedere ad un'autentica autoriforma, che ridefinisca le regole della rappresentanza, della dialettica politica e della formazione delle decisioni a tutti i livelli.
L'attuale fase di dibattito acceso ma sostanzialmente sterile in sede di istituzionale, provocato dalla incapacità dei partiti di liberarsi dalla tentazione di far valere gli interessi di parte su quelli della funzionalità complessiva delle istituzioni, rende comprensibili anche le iniziative esterne come quella della proposta referendaria, vere e proprie provocazioni che hanno però il merito di imporre a tutti i soggetti politici di esprimersi.
Riteniamo però che, per la tenuta complessiva del ruolo dei partiti, essi debbano assumere su di sé la responsabilità dell'iniziativa in materia di riforma istituzionale, consci della inderogabilità della questione, dedicando entro brevi termini, una sessione parlamentare alla riforma delle istituzioni.
Ove questo non dovesse accadere consideriamo la proposta referendaria individuata dalla Fuci e dalle Acli come ipotesi legittima di estremo intervento dei cittadini a fronte della incapacità del sistema politico a garantire soluzioni efficaci. Siamo convinti che il progetto di riforma istituzionale deve avere come obiettivo centrale la riqualificazione del ruolo dei partiti e degli altri soggetti politici, in sintonia con il dettato costituzionale, come strumenti di mediazione tra società civile ed istituzioni capaci di esprimere sintesi equilibrate degli interessi in gioco.
Rifiutiamo altresì ogni tentazione di risolvere le debolezze dell'attuale sistema politico istituzionale attraverso ipotesi di presidenzialismo di stampo plebiscitario che evoca le capacità taumaturgiche dei capi carismatici ma restringono certamente gli spazi di partecipazione e di democrazia dei cittadini.
Nel concreto valutiamo positivamente il complesso della proposta elaborata del sen. Ruffilli che prevedeva da un lato il collegio unico nazionale per fronteggiare la pericolosa tendenza al localismo e al frazionismo politico, dall'altro l'adozione di un correttivo al sistema proporzionale che incoraggiasse gli apparentamenti tra le forze omogenee per permettere i cittadini la scelta tra schieramenti e quindi di determinare nel concreto le varie opzioni di governo.
Approvato all'unanimità (18 gennaio 1990)
















