Riforme

Una riforma elettorale contro la frammentazione

Intervista on. Pisicchio
Nuova Politica - Una riforma elettorale contro la frammentazione pagina 14
Intervista all'on. Pisicchio

Trentacinque anni, Vice Presidente della Commissione d'Indagine sulla condizione giovanile, già Dirigente Nazionale del Mgdc, abbiamo ascoltato l'on. Pisicchio sul tema dei referendum elettorali.

 

Ha firmato per il referendum?

No – e spero che questo non mi guadagni motivi di riprovazione da parte dei miei amici giovani dc – per alcune buone ragioni che ineriscono il merito e non solo dell'iniziativa di Mario Segni.

 

Quali sono queste buone ragioni?

Non posso non convenire con quanti ritengono che se questa X legislatura dovesse ancora consumarsi senza aver posto mano ad una riforma elettorale, sarebbe trascorsa nell'assoluta inutilità. In questo senso, dunque, l'aver posto la questione della riforma elettorale ha significato quanto meno esprimere una denuncia dell'inerzia del sistema partitocratico sul tema vitale delle riforme istituzionali. Il problema, però è un altro: a seguire la logica referendaria non si effettua soltanto un impulso sull'inerte sistema, ma si determina un nuovo modello elettorale fondato sull'uninominale e sull'unica preferenza.

Ora a me pare che queste soluzioni non rappresentino lo strumento per l'affrancamento dalla partitocrazia.

 

Perché?

La logica dell'uninominale nel sistema attuale è funzionale non ad un rapporto di più intenso coinvolgimento tra candidato ed elettore (come, ad esempio, nel Parlamento pre-fascista, con un'incidenza della forma-partito assai relativa) bensì ad un rapporto tutto interno al Partito che fa perno sul sistema delle designazioni. L'attribuzione dei collegi "sicuri" alla magggioranza e di quelli "disperati" alle opposizioni, è la regola difficilmente eccepita.

Né troppo diversamente andrebbero le cose nell'ipotesi in cui, pur mantenendo il sistema plurinominale, si restringesse la possibilità di esprimere preferenze dalle quattro attualmente possibili alla Camera ad una sola: sarebbero super premiate le correnti ed i gruppi organizzati a scapito del voto d'opinione.

 

Allora quale speranza per le riforme elettorali?

Due cose sono certamente possibili prima della fine della legislatura: l'una riguarda una riforma che si muova in controtendenza rispetto alla frammentazione. L'altra questione riguarda la forma-partito: non è possibile alcuna vera riforma del sistema senza una riforma dei partiti. Ed è questa una faccenda impellente, poiché se scoppiano i partiti non c'è alternativa possibile alla canalizzazione democratica. Su questo tema la Dc deve giocare le sue carte, non spendendo altro tempo, utilizzando in modo proficuo l'occasione dell'assemblea nazionale del prossimo autunno.

"Montecitorio a metà cammino" è l'ultimo libro di Pino Pisicchio, parlamentare democristiano barese, Segretario del Gruppo alla Camera, edito per i tipi della «Levante Editori», presentato alla stampa recentemente.

É un bilancio dell'attività svolta nel primo tratto della decima legislatura ma l'autore, accanto ad una cospicua opera di documentazione, non disdegna di analizzare alcune tra le più attuali questioni politiche e sociali, trattate sinteticamente ma con efficacia.

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