Ciriaco De Mita. Politica e istituzioni nell'Italia repubblicana
Per leggere l'ultimo libro di Ciriaco De Mita che raccoglie le lezioni svolte all'Università di Pescara, è forse utile riandare alla prefazione che Bobo Ruffilli fece al precedente volume «Ragionando di politica». Scriveva allora Ruffilli, interpretando il pensiero di De Mita, che era necessario «portare la sfida sul piano della proposta per il perfezionamento delle regole di una democrazia matura, regole atte a comporre le aspirazioni all'ordine e le aspirazioni al cambiamento che si accavallano nell'Italia in trasformazione».
E il libro di De Mita sviluppa, punto dopo punto, le analisi sulle contraddizioni che tolgono stabilità, funzionalità ed efficacia alle istituzioni e sui limiti della loro rispondenza alle aspirazioni di una società in profondo cambiamento. E l'analisi si addentra nell'esame della complessità del rapporto fra legislativo, esecutivo e giudiziario, sugli sviluppi contradditori del sistema delle autonomie, sulla razionalizzazione dello stato sociale e alla fine giunge alla conclusione che quando le istituzioni «non appaiono funzionali a cogliere e a tutelare le domande di libertà e di giustizia che la gente sente come vitali allora nasce la crisi della politica». La politica diventa soprattutto il luogo del potere, per il potere, perde la capacità di individuare momenti unificanti e di sintesi, non riesce più a salvaguardare e promuovere i diritti dei cittadini, e non riesce nemmeno ad aggregare le speranze degli uomini. Riformare le istituzioni, conclude De Mita, «diventa la via regia per restituire alla politica, in quanto tale, la grande dignità che le è propria e il consenso pieno della gente. In tal modo diventa possibile, per i partiti in specie, legittimarsi nuovamente in una matura democrazia pluralistica, come perno della competizione per organizzare gli interessi particolari e le aspirazioni generali, in vista della crescita ulteriore della libertà e dell'uguaglianza per i cittadini».
Dall'insieme di queste lezioni si ricava la convinzione che il malessere del nostro sistema sia tale da costringere la classe politica a fare qualcosa. Non si tratta di immaginare la realizzazione di un disegno compiuto proprio perché un processo di cambiamento, in un certo senso, non si compie mai.
Si tratta invece per la classe politica di dare seguito concreto alle analisi sulla crisi legando «la propria legittimazione alla capacità di fa funzionare al meglio una matura democrazia pluralista».
Ciriaco De Mita
«Politica ed Istituzioni nell'Italia Repubblicana»
Bompiani Editore
L. 16.000

























