Il fischio...

Ci fischiano le orecchie. Oh, se ci fischiano. Eppure non si scorgono treni all'orizzonte, ne si disputano partite di calcio nei paraggi. Ne deduco senza sforzo che altri sono i motivi, altre le cause.

A noi, quando ci fischiano le orecchie, viene naturale comportarci in questo modo: ci facciano dire un numero scelto a caso da uno a ventuno, corrispondente ad una lettera dell'alfabeto, del nostro paese. Indi una volta stabilita la lettera si dà ad essa valore di iniziale di un nome di persona, maschile o femminile, ma attenzione! Non bisogna pensarci troppo su. Dietro il primo nome che viene in mente si cela con un mucchio di probabilità la persona che sta pensando a noi, in quel preciso istante. Questo sistema, che io ho appreso e divulgato fra i miei compagni, ci ha permesso di scovare più di un nemico. Per giungere con esattezza pressoché divina al fischiatore del momento non basta tuttavia il solo intuito. Sono anzi necessarie lunghe pratiche di studio e di ascolto.

A questo proposito abbiamo promosso una serie di convegni e di dibattiti del fischio, sul fischio e nel fischio.

Abbiamo altresì operato appostamenti nelle zone elette della pastorizia nostrana rubando, per così dire, i segreti del mestiere, qualche capretta particolarmente sensibile ed un magnifico cane pastore. Non vorrei soffermarmi oltre sui nostri sforzi di comprensione del fischio, solo mi preme ricordare che tra pochi giorni terremo un convegno internazionale dal titolo «Se ci sei fammi un fischio», una sorta di percorso che prende un avvio dal piffero, di traverso al flauto, giunge fino agli esiti sorprendenti e non ancora accuratamente indagati del fischio alla maremmana.

Esaurito questo compito, e ormai specialisti della materia passeremo alla tromba.

E poi al violino. E dunque ai piatti, ai bicchieri alle stoviglie e alle tovaglie, alle biglie e alle canaglie. Saremo ovunque. Come una banda, per suonare la nostra sinfonia.