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Partiti, istituzioni e potere

Ci sono partiti e partiti

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I maggiori partiti europei, rispetto alla loro matrice ideologica, appartengono essenzialmente a cinque grandi famiglie: quella liberale, quella democratico-cristiana, una terza di matrice socialista, una quarta comunista, e infine quella che si rifà al radicalismo di destra.

Origine

I partiti politici hanno la funzione peculiare di raccordo tra il popolo e le istituzioni rappresentative. Secondo tale definizione, i partiti moderni iniziarono a costituirsi all'epoca in cui i primi paesi adottarono forme di governo rappresentative. Il loro sviluppo – differente da paese a paese – è visceralmente legato alla formazione dei singoli sistemi partitici. Questi hanno avuto origine sui solchi di cosiddetti "cleavages", fratture politico-sociali legate a particolari condizioni storiche, diverse da regione a regione. Per questo, risultano evidenti le divergenze tra il sistema britannico e quello italiano, oppure tra i partiti dei diversi paesi europei, anche tra quelli di comune matrice ideologica.

Su un piano generico, i partiti politici moderni vedono la loro origine strettamente correlata ai processi di formazione dello Stato, di sviluppo industriale, di allargamento della partecipazione politica con l'estensione progressiva del suffragio, di sviluppo delle istituzioni democratico-rappresentative.

Tipologie

Tra le molte tipologie forniteci dagli studiosi in materia di partiti moderni, cerchiamo di individuare quelle più significative.

Max Weber distingue i partiti "di patronato" dai partiti "di classe o di ceto" e da quelli "ideologici", ma individua una caratteristica comune a tutti i tipi di partiti: la loro finalità, ovvero il raggiungimento del potere, per cui la tutela degli interessi dell'elettorato diventa funzione secondaria, strumentale al conseguimento della prima.

Sempre Weber ci fornisce un'altra distinzione fondamentale: quella tra i cosiddetti "partiti di notabili" e i "partiti di massa". I primi si fondano sugli strati borghesi e possidenti, sull'attività dilettantistica di un personale politico economicamente autonomo e su comitati elettorali "ad hoc". In questa categoria rientrano i partiti della Germania post- 1848 o dell'Italia dopo l'unificazione nazionale.

Con l'estensione progressiva del suffragio, i partiti di notabili tendono a modificarsi e ad assimilarsi ai nascenti partiti di massa. Questi ultimi nascono con l' ingressò delle masse nell'arena politica e vivono grazie al- 1'attività di funzionari a tempo pieno. Con l'esigenza di seguire da vicino e costantemente le istanze delle masse, tali partiti si strutturano stabilmente e in maniera articolata.

Kirchheimer prospetta un'ulteriore evoluzione dei partiti moderni, avanzando la tesi del "partito pigliatutto": i partiti di massa emersi dal dopoguerra tenderanno a modificare progressivamente le loro originarie linee ideologiche e organizzative.

Questi mutamenti, condizionati dalle trasformazioni interne alla società civile, porteranno allo sbiadirsi delle fondamenta ideologiche tradizionali dei partiti, al rafforzamento delle leadership, al ridimensionamento del ruolo degli iscritti, ali'orientamento del partito verso la ricerca di consensi in tutti i settori della popolazione, e non più solo in determinate classi. Secondo la tesi di Kirchheimer, il partito pigliatutto, sempre più pragmatico, socialmente eterogeneo e aperto alla penetrazione dei gruppi di interesse, segnerà la fine dei partiti di massa.

Duverger sviluppa le sue classificazioni sulla base di quattro diversi parametri:

  1. esistono partiti di origine interna (che si sviluppano dal gruppo parlamentare verso il basso,) esterna (che emergono dalla base socia, e si organizzano per accedere alle sedi ,tituzionali);
  2. sulla base della i, 1.rtecipazione interna, i partiti di quadri i differenziano dai partiti di massa;
  3. per quanto riguarda 1a struttura organizzativa dei partiti di massa, ci sono partiti a struttura diretta, basati sull'adesione individuale, e partiti a struttura indiretta, costituiti da una serie di associazioni (per cui l'adesione è collettiva). Esiste anche la possibilità di situazioni miste;
  4. i partiti si distinguono a seconda dei diversi elementi organizzativi di base (comitati, sezioni, cellule e milizie).

Struttura interna

I partiti politici moderni si fondano su comitati elettorali, sezioni, cellule, o milizie.

I comitati elettorali, limitati nel tempo e basati sulla cooptazione, sono le strutture organizzative tipiche dei partiti di notabili e dei partiti statunitensi.

La sezione è l'unità organizzativa caratteristica dei partiti di massa: costituisce la diramazione a livello territoriale dell'organizzazione partitica.

La cellula è l'elemento storico di base dei partiti comunisti. Essa mira a raggruppare gli aderenti al partito in uno stesso luogo di lavoro. Con l'aumento progressivo del tempo libero dei lavoratori e la conseguente rivalutazione del luogo di residenza invece di quello lavorativo, anche i partiti comunisti hanno dato maggior rilievo alle sezioni territoriali.

Le milizie sono organizzazioni tipiche dei movimenti europei di matrice fascista, caratterizzate da un'accurata simbologia militarista.

Un'altra strutturazione, particolarmente rilevante per i processi decisionali interni, è quella che vede alcuni partiti divisi in correnti o fazioni. Si tratta in genere di frazioni ideologiche oppure di frazioni di potere, legate a specifici gruppi di interesse. In particolare, il frazionismo ideologico è caratteristico dei partiti socialisti o di quelli ad ispirazione religiosa, come nel caso della Democrazia Cristiana. Al contrario, i partiti di origine "borghese", meno partecipativi, e a base più limitata, sono in genere immuni da questo fenomeno.

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