Negli ultimi mesi, di fronte alla sempre più evidente crisi del sistema politico e alla sua incapacità di rispondere alla domanda di rinnovamento espressa dalla società civile, sono nate numerose iniziative che sembrano porsi come obiettivo il superamento dell'attuale quadro politico e la sua ricomposizione su basi del tutto nuove.
Vediamo in sintesi le principali.
La Rete
È il movimento politico fondato il 21 marzo del 1991 dall'ex sindaco democristiano di Palermo Leoluca Orlando. Nel manifesto costitutivo della nuova forza politica si leggono tre obiettivi fondamentali:
- di lievito culturale
diffondere sistematicamente informazioni, idee, valori per promuovere la conoscenza e la discussione dei problemi del paese, ponendosi l'obiettivo di informare le coscienze e il senso comune del primato della ragione etica sulla ragione politica e della universalità dei valori della democrazia; - di sintesi politica
unificare, attraverso specifiche campagne e iniziative, le istanze di rinnovamento che si affermano sui piani della libertà, della solidarietà, della giustizia, dell'informazione, dell'ambiente, della pace; - di rappresentanza istituzionale
offrire a tali istanze l'opportunità di una rappresentanza, diretta e senza mediazioni, dentro le istituzioni, ai diversi livelli di articolazione territoriale.
La Rete si è presentata per la prima volta alle elezioni politiche del 5 aprile 1992, ottenendo un notevole successo a Palermo ed uno scarso 2 per cento a livello nazionale.
Alleanza democratica
L'iniziativa è nata da una recente idea di Ferdinando Adornato che ha subito ricevuto numerosi consensi in vasti settori del mondo politico e delle forze laiche (La Malfa), cattoliche (Segni) e di sinistra (Veltroni).
Vediamone i principali obiettivi.
"Sul ring di un'Italia a pezzi, giunta moribonda al cambio d'epoca scandito dall'89, combattono solo due contendenti: da una parte la Lega lombarda, dall'altra la vecchia nomenklatura. La prima propone una cura omeopatica: uscire dallo sfascio, iniettando nel paese dosi massiccie di sfascio. La seconda fa l'impossibile per mantenere il suo corrotto potere e prepara, al massimo, qualche riformuccia analgesica. Manca un terzo polo che proponga al paese una radicale riforma democratica del sistema politico; manca insomma una grande alleanza democratica.
L'alleanza democratica non potrà nascere come somma dei partiti esistenti. Quattro zoppi, pur correndo insieme, non faranno mai Carl Lewis. E poi: Segni non può aspettare di convincere Forlani, Martelli di convincere Craxi, Occhetto di convincere Ingrao. I vecchi partiti sono morti. E' un'illusione tentare di riformarli dall'interno. L'alleanza democratica non può che nascere allora da un nuovo patto tra i settori più credibili del vecchio sistema e quei settori della società civile disposti a lavorare per una nuova politica".
Popolari per la riforma
È il movimento fondato da Mario Segni che, di fronte alla paralisi provocata dal veto reciproco dei partiti, ha immaginato e realizzato i referendum come appello al popolo per fare la prima e più importante riforma: quella elettorale.
Dopo il successo del referendum sulla preferenza unica, svoltosi nel giugno del 1991, la battaglia è continuata con la raccolta delle firme per altri due referendum: sistema maggioritario per i Comuni e uninominale per il Senato.
Per i Popolari per la riforma, il cambiamento delle regole del gioco (a partire da quelle elettorali) è la condizione necessaria, ma non sufficiente, per il rinnovamento della politica.
Essi intendono perseguire con le riforme la moralizzazione della vita pubblica, la scelta diretta da parte del popolo dei governi locali e nazionali e, in prospettiva, anche un nuovo quadro politico di riferimento.

















