A Monsignor Agostino Casaroli,
Segretario del Consiglio per gli Affari Pubblici della Chiesa.
Nel giugno 1973, avevamo voluto concedere il nostro incoraggiamento a una iniziativa che, presentandosi come destinata a promuovere il bene così auspicato e inestimabile della pace, rivestiva una grande importanza, non solo per i popoli d'Europa, ma per tutta la famiglia delle nazioni. In tale spirito accogliemmo l'invito rivolto alla Santa Sede a prendere parte diretta, nelle forme ad essa proprie, alla progettata Conferenza sulla sicurezza e sulla cooperazione in Europa, la cui prima fase si svolse a Helsinki nel luglio dello stesso anno.
Dopo i laboriosi negoziati di Ginevra, durati quasi due anni, si sta ora per procedere alla terza fase con la firma dell'Atto finale a livello di alti rappresentanti degli Stati; questa si svolgerà a Helsinki dal 30 luglio al 1° agosto prossimo. Abbiamo deciso di incaricarla di prendervi parte, come nostro Delegato speciale.
Nello stesso tempo la preghiamo di voler portare il nostro saluto ed esprimere i nostri voti agli altissimi personaggi dei paesi rappresentati alla Conferenza e agli altri eminenti membri delle rispettive delegazioni, assicurandoli dell'importanza che attribuiamo al lavoro compiuto, come anche della preghiera e degli auspici con cui accompagniamo l'aspettativa che la Conferenza ha ben comprensibilmente suscitato.
Tale Conferenza si tiene, si può dire, a una svolta della storia millenaria del continente europeo, storia che presenta un carattere singolare, sia per la mirabile abbondanza di ricchezze dello spirito umano, che per la frequenza di avvenimenti significativi.
Al culmine di tale storia lunga e spesso tormentata, in virtù della varietà degli apporti che ciascun popolo del continente, con il suo specifico genio, le ha conferito, l'Europa possiede un patrimonio ideale che rappresenta un comune retaggio: questo si fonda essenzialmente sul messaggio cristiano, annunciato a tutte le sue genti che l'hanno accolto e fatto proprio; esso comprende, oltre ai valori sacri della fede in Dio e del carattere inviolabile della coscienza, i valori dell'uguaglianza e della fraternità umane, della dignità del pensiero consacrato alla ricerca della verità, della giustizia individuale e sociale, del diritto concepito come criterio di comportamento nei rapporti tra cittadini, istituzioni, Stati.
Verso tale patrimonio, unico e indistruttibile, desideriamo volgere il nostro pensiero come verso una sorgente di pace, nel momento in cui gli illustri rappresentanti degli Stati d'Europa, degli Stati Uniti d'America e del Canadà, stanno per riunirsi, a fianco a fianco, in questo caro paese di Finlandia. Ammaestrati dalla tragica esperienza di due guerre spaventose che, scoppiate in Europa nel giro di trent'anni, consumarono come in un braciere tanti milioni di vittime, devastando regioni estese e fiorenti e trascinando nella lotta fraticida molti altri popoli non europei, tali rappresentanti intendono stabilire una intesa che riposi su inequivocabili e solidi principi di diritto internazionale, per mettere l'Europa – e il mondo – al riparo dalla minaccia di nuove esperienze di distruzione e di morte, infinitamente più terrificanti. Nel medesimo tempo, essi intendono tracciare le linee d'un inizio di cooperazione nei diversi settori dell'attività umana, in maniera limitata ma concreta; nella speranza che siffatta cooperazione, consolidando la pace, concorrerà a moltiplicare con più intensità gli scambi dei valori che costituiscono la forza spirituale dell'Europa.
Il Papato, pur investito d'una missione religiosa aperta all'universale, ha tuttavia la sua sede in Europa, risultando in tal modo legato ancora più strettamente alla storia del continente. Sicché non può fare a meno di desiderare ardentemente che siffatta impresa, perseguita nella fedeltà agli impegni che stanno per essere sottoscritti, possa produrre frutti promettenti e tangibili. Il riconoscimento dell'interdipendenza della sicurezza tra gli Stati, affidato agli impegni solenni di rinuncia all'impiego e alla minaccia della forza, del regolamento pacifico delle divergenze, dell'adempimento in buona fede delle obbligazioni internazionali; la risoluzione di sviluppare mutue relazioni corrette e amichevoli, fondate sul rispetto della sovranità legittima e dei diritti impreteribili di ciascun paese, della sua realtà umana, politica, culturale, sociale, e insieme sul rispetto della libera volontà del suo popolo di determinare le proprie istituzioni; il comune interessamento per lo sviluppo della cooperazione nei settori economico, scientifico, tecnico, sociale, culturale e umanitario, tutto ciò basterebbe di per sé a dare il senso dell'impegno grave, delicato, difficili, cui vuole ispirarsi la politica degli Stati partecipanti.
Diciamo degli Stati, perché essi rappresentano la forma giuridica dei soggetti di rapporti internazionali, ma vorremmo riferirci più precisamente ai popoli che costituiscono la realtà vivente degli Stati, la loro ragion d'essere e il motivo della loro azione. Tali popoli, di lingue e di tradizioni diverse, che compongono l'Europa più di quanto non la dividano, guardano con trepida attenzione alle solenni affermazioni che stanno per essere sottoscritte. Vi sono céntinaia di milioni di uomini e di donne, giovani e anziani, che aspirano a vivere rapporti sempre più sereni, più liberi, più umani, ossia a godere della pace nella giustizia; essi desiderano certamente di sentirsi rassicurati dalla garanzia della sicurezza di ciascuno Stato, ma sono altrettanto incoraggiati dalla riaffermazione del rispetto dei diritti legittimi dell'uomo e delle sue libertà fondamentali. Tra questi diritti, la Santa Sede si rallegra di veder sottolineata in maniera specifica la libertà religiosa, mentre considera con non meno grande interesse le possibilità di protezione e di crescita umana che siffatte libertà significano per gli individui, per le comunità, per i migranti, per i gruppi etnici, per le minoranze nazionali e per le popolazioni di qualsiasi regione.
A giusto titolo si è presa particolarmente in considerazione la possibilità di facilitare i movimenti e i contatti tra le persone e le istituzioni o organismi. Possano le persone che si sposteranno in tal modo più liberamente per incontrarsi da un paese all'altro d'Europa, essere sempre portatrici di un messaggio vivo e suadente d'amicizia e di pace, simbolo e pegno della pace e dell'amicizia tra i loro paesi!
La pace in Europa, e la pace tra l'Europa e il mondo intero! Ponendosi di fronte alle loro responsabilità storiche e a quelle che attualmente hanno nel contesto internazionale, i Paesi d'Europa e, con essi, gli Stati Uniti di America e il Canadà, si dichiarano consapevoli dello stretto legame che intercorre tra la pace e la sicurezza in Europa e quelle del mondo, con uno speciale riguardo per il bacino mediterraneo; riaffermano altresì il loro impegno di contribuire a risolvere, in spirito di vera solidarietà, i grandi problemi di interdipendenza e di cooperazione che assillano la vita della comunità internazionale.
"Tali sono le nostre speranze, tali sono gli auspici che formuliamo, in nome di Dio, in virtù della sollecitudine che portiamo in cuore per la pace e per la riconciliazione fra tutti i popoli.





















































