Ada Ferrari, La civiltà industriale colpa e castigo, ed. Morcelliana, Brescia 1984
La cultura cattolica non ha amato la fabbrica ed ha spesso demonizzato il capitalismo, cui rimproverava costi umani troppo alti (odio di classe, rottura della famiglia, promiscuità ed immoralità). Non dimentichiamo che la Lucia di Manzoni incappa nello sguardo perverso del tiranno don Rodrigo, mentre tornava a casa con le compagne dalla filanda.
Alla mentalità anticapitalista corrispondeva l'idealizzazione della civiltà rurale, dove la vita ruota intorno al campanile ed il parroco si può considerare l'intellettuale organico in senso gramsciano. Una svolta storica si è verificata nel secondo dopoguerra. I cattolici passano in Italia dall'opposizione al governo e si riconciliano con il mondo delle ciminiere. Ada Ferrari, esperta di storia del movimento cattolico, esamina tale fenomeno dalla specola milanese, superando la prospettiva romanocentrica, cui si sono ispirati finora gli storici. I protagonisti del libro sono Mario Romani ed Enrico Falk, rispettivamente mente e braccio del cattolicesimo sociale in Lombardia. Il primo, docente alla «Cattolica», ispiratore ideologico della CISL ed animatore di innumerevoli iniziative, ha un approccio laico all'economia, cui riconosce l'autonomia, pur affermando una forte esigenza etica. Il secondo è un industriale cattolico di orientamento antifascista (fu anche in carcere) e di geniale capacità imprenditoriale.
Con dovizia di documenti e acutezza di penetrante analisi l'autrice studia anche le origini dello Stato assistenziale in Italia.

















