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Mounier e il ritorno alla persona

Nuova Politica - Mounier e il ritorno alla persona pagina 25
Nuova Politica - Mounier e il ritorno alla persona

Edito da Città Nuova il libro di Attilio Danese (Unità e pluralità. Mounier e il ritorno alla persona) costituisce un contributo al rinnovamento della filosofia della persona. Partendo dalla configurazione storica del personalismo mounieriano, l'Autore non si ferma infatti ad una ricostruzione storico-filosofica, ma sceglie e sviluppa alcune categorie utili per una filosofia che faccia riferimento alla persona, più che al «concetto», all'«io», al «soggetto». Ciò è tanto più necessario in un periodo di crescita dell'anonimato, dell'individualismo, dell'omologazione delle coscienze.

I riferimenti filosofici obbligatori degli anni trenta erano soprattutto l'esistenzialismo e il marxismo rispetto ai quali il personalismo ha avuto il merito di porsi in rapporto critico e costruttivo, di accoglienza aperta e di distinzione, in una prospettiva che subordina ciascuna scuola, ciascuna ideologia al vaglio di un personalismo che vuole essere comunitario per non essere spiritualistico, individualistico o collettivistico. Si delinea così per grandi tratti una filosofia che, per restare fedele al suo assunto di partenza, deve rimanere aperta, capace insieme di rischiare tutte le direzioni possibili e di arrestarsi nel momento in cui le proprie piste si rivelassero in qualche modo di ostacolo al processo individuale e sociale di personalizzazione. Ne scaturisce una continua falsificabilità della filosofia, legata al carattere indefinibile della persona, non tanto come la resa del pensiero di fronte al mistero, quanto come stimolo a considerare limitato ogni concetto e il pensiero stesso nella sua pretesa di poter possedere la verità.

Il riferimento all'indefinibilità infatti non ha scoraggiato l'Autore, ma lo ha invitato a «pensare di più» (scrive Paul Ricoeur nella Prefazione) con un lavoro di pensiero che sulle piste di una filosofia del limite riconosce il primato dell'Essere-amore.

La dinamica della vita personale si tratteggia pertanto come movimento di trascendenza di sé, come amore in cui non sono mai definitivamente conciliate le dialettiche tra spirito e materia, pensiero e azione, impegno orizzontale e aspirazione verticale, raccoglimento interiore e attività sociale e politica, solitudine e comunicazione, dialettiche non risolte, ma creativamente dipanate da ogni singola persona nel presente.

Anche il momento teologico, distinto e interiormente collegato al momento antropologico, è inestricabilmente congiunto alle dinamiche della vita personale.

Il rapporto tra l'uno e il molteplice si manifesta al pensiero, a tutti i livelli che esso può raggiungere, come costitutivo dell'essere, considerato come relazione e come persona (secondo una ben distinta e tuttavia presente analogia trinitaria). La struttura dialogica che presiede ai rapporti tra l'uno e i molti stimola l'Autore a ripensare i rapporti interpersonali e quelli tra società e politica in termini di distinzione e comunicazione, mai risolte in conciliazioni semplici.

L'ottica di un «personalismo davanti a noi» fa di Mounier, autore che sfugge alle tentazioni sistematiche, un capofila ancora capace di fornire intuizioni feconde ad una filosofia impegnata a favore della persona e nella costruzione di una città a misura d'uomo in cui unità e pluralità si traducano nel rispetto della singolarità dei soggetti e dei gruppi e della loro comunicazione unitiva, al di là degli slittamenti nell'anarchismo o nel totalitarismo.

Si può concludere con P. Ricoeur: «Dopo aver letto l'opera di Attilio Danese si è convinti che una lunga carriera resta aperta alla filosofia della persona» (p. 15)

Ada Ferrari, La civiltà industriale colpa e castigo, ed. Morcelliana, Brescia 1984
Franco Molinari
G. Lo Cane, Il soggetto storico della rivoluzione, Giuffrè, Milano, 1983, pp. 160, L. 10.000
Gaetano Pacienza

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