Attilio Danese, “Unità e Pluralità. Mounier e il ritorno alla persona”, Città Nuova, Roma 1984. L. 15.000.
«Pensare, scriveva Mounier, è capacità di aprirsi ad un certosenso mistico intuito nell'ordine delle cose e nella pro-fondità degli avvenimenti» (p.36). Su questa lunghezza d'onda anche Danese raccoglie l'indefinibilità della persona non per arrendersi di fronte al mistero, ma per affrontare la fatica di pensare oltre le logiche definite, i razionalismi, gli spiritualismt sforzandosi di tratteggiare le molteplici dialettiche che sottendono il dinamismo inafferrabile della persona. È così che il rapporto con l'esistenza, con l'altro, col corpo, col cosmo, non esaurisce mai le potenzialità della persona e reclama il continuo trascendere di sé, stimolato da una Trascendenzàche è insieme fondazione ontologica e esperienza dialogica. Mounier, in Italia conosciuto, ma anche strumentalizzato o facilmente messo da parte, risulta impegnato soprattutto·ad abbordare l'essere attraverso la via positiva e quella negativa raccogliendo la tradizione tomistica, le linee tracciate dalla filosofia contemporanea e il contributo dei mistici.
Il collegamento con l'esistenzialismo conduce a sviluppare una filosofia del limite come porta per l'essere. «Se si intendono i più grandi mistici – sostiene Mounier – non v'è cammino alcuno verso lessere assoluto che non comporti un'assunzione preliminiare di questa presenza del nulla nelle notti della carne e dello spirito: ma solo l'esperienza consecutiva ella pienezza dà un senso all'esperienza iniziale del nulla, poiché il motore non è il nulla, ma la coscienza del nulla che è riconoscimento implicito dell'assoluto» (pp. 86-87).
Nella fondamentale dialogicità dell'essere personale si colloca la necessità del rapporto interpersonale mediante il quale si scopre e si modifica grazie alla presenza di qualcuno che sia nella comunicazione che nella incomunicabilità costringe ad uscire dal soffocamento dell'individualismo, considerato come la perenne tentazione della persona al ripiegamento su di sè. La dialogicità dell'essere personale fa sì che questa si costituisca piuttosto nel dono di sé, ponendo continuamente in atto una comunicazione che cresce in intensità e profondità, realizzando insieme l'io, il tu'e.il noi. Tale concezione triadica della relazione è l'espressione personale di una comunicazione cosmica tra gli esseri e nello stesso tempo ripete per·analogia la struttura dialogica della Trinità. Sia l'antropologia che la sociologia traggono dal riferimento a tale modello una concezione di unità e pluralità che tiene ferma la fondamentale coesistenza della distinzione e della comunicazione, sottolineando l'aspetto pericoretico. Perché l'unità non sia monolitismo e la pluralità pluralismo anarchico occorre concepire la dialettica come dialogo sfuggendo alla tentazione della sintesi hegeliana che riporta l'unità a conciliazione appiattita delle diversità e alla parcellizzazione degli individualismi. Il personalismo comunitario ripropone dunque in chiave moderna avendo raccolto tutti gli stimoli del pensiero contemporaneo, la centralità della persona e di una filosofia fondata sull'amore.
I tre contributi originali che il volume di Danese apporta ad una rinnovata filosofia della persona ripropongono uno stimolo per il lettore ad una interpretazione creativa di una nuova era del personalismo.





