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Le ragioni dell'ambiente

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Nuova Politica - Le ragioni dell'ambiente

Il dibattito sui problemi dell'ambiente, sia pur con portata e toni differenti, è aperto da molti anni. Nel nostro Paese la questione emerge contestualmente allo sviluppo, all'urbanizzazione, alla crescita industriale degli anni '60.

Anche l'articolazione stessa del tessuto sociale ha accentuato le conseguenze legate al processo di sviluppo, evidenziando i guasti prodotti all'ambiente.

Il riscontro istituzionale è pressoché immediato. Sin dagli anni '60, infatti, il Presidente del Senato Fanfani stimolava alcune iniziative politiche. Ma nel 1966, con le drammatiche alluvioni di Firenze e Venezia, appare chiaro come il degrado dell'ambiente sia da imputarsi in buona parte ad uno sviluppo tanto ampio quanto poco coordinato. Nello stesso anno possiamo inoltre trovare il punto di partenza, forse, per le prime timide risposte politico-amministrative; il Parlamento approva la legge sull'inquinamento atmosferico (che però non sortirà effetti, se non negli anni successivi); nel '67 viene istituita la Commissione per lo studio della sistemazione idraulica e della difesa del suolo; nel '69 compare la questione ambientale nel documento programmatico preliminare al programma economico nazionale 1971-75; nel '69 viene poi costituito il Comitato parlamentare di studio sulle acque; nel '71 il Senato vara una Commissione speciale per i problemi ecologici; nel '72 il Ministero per la Ricerca scientifica e tecnologica affida alla Tecneco la preparazione di un rapporto sullo stato dell'ambiente, pubblicato nell'anno seguente; nel '74 nasce il ministro dell'Ecologia, incarico non più attribuito col successivo governo; nel '75 viene creato, con decreto, il Ministero per i Beni culturali e ambientali; nel '76 vede la luce la legge 319 sull'inquinamento delle acque, la cosiddetta legge Merli (lo stesso anno, però, esplode la contestazione dell'opinione pubblica a causa del disastro sulla diossina a Seveso); nel '77 il decreto 616 sposta molte competenze in tema ambientale alle Regioni; nel '79 il Ministero per la Ricerca scientifica e tecnologica «ospita» un Comitato interministeriale per la protezione dell'ambiente; nell'82 saranno approvate le leggi per la difesa del mare e quella sui rifiuti; lo stesso anno, sempre ad opera del Ministero per la Ricerca scientifica e tecnologica, viene inaugurato il Piano nazionale di ricerche ambientali, concluso nell'83; e 1'83 è l'anno in cui viene istituito l'incarico senza portafoglio di ministro per l'Ecologia, che tramite disegno di legge disposto dal governo, porterà al Ministero del- 1'Ambiente; nell'estate 1985 il Parlamento converte in legge il decreto sulle bellezze naturali (cosiddetta legge Galasso), che pone sotto vincolo paesaggistico intere categorie di beni. Nell'86 il Parlamento approva la legge istitutiva del Ministero dell'Ambiente, che fissa normativamente una serie di compiti; altri provvedimenti si susseguono a questo punto in maniera esponenziale, e nel solo 1988 vengono approvati due decreti del Presidente della Repubblica, rispettivamente sul disinquinamento dell'aria e sugli incidenti rilevanti in attività industriali, la legge 475 sui rifiuti industriali e il DPCM sulla valutazione di impatto ambientale.

Sul piano per così dire ideologico l'evoluzione è assai più complessa e profonda. Nel '72 a Stoccolma si ritrovano ben 113 nazioni per la conferenza mondiale «On the human environment». «La protezione e il miglioramento dell'ambiente» – si leggerà nella dichiarazione iniziale – «è un'azione di prima importanza per assicurare il benessere dei popoli e lo sviluppo economico mondiale; essa è un'aspirazione di tutti i popoli del mondo e un dovere di tutti i governi». Ma il '72 è anche l'anno in cui viene pubblicato, con il titolo emblematico «I limiti dello sviluppo», il «Rapporto Meadows», elaborato dalla prestigiosa università americana, il Massachusetts Institute of Technology, per conto del Club di Roma. Un rapporto che, anche se in molti passi condivisibile, è un po' il baluardo teorico di un ampio movimento culturale indulgente nei confronti del catastrofismo e della colpevolizzazione della specie umana. È una parte integrante dell'ecologia misantropica, che non si limita ad ammettere le potenzialità dell'uomo di trasformare l'ambiente e di recare – secondo quanto sostiene il terzo punto della dichiarazione di Stoccolma – «benefici dello sviluppo» e «possibilità di promuovere la qualità della vita» o, per contro, «danni incalcolabili all'ambiente e alla società umana». In tal senso si può rammentare la lettera inviata, in conseguenza al Rapporto Meadows, al presidente della Cee, Franco Maria Malfatti, da parte di Sicco Mansholt: per esempio, vi si proponeva l'abolizione degli aiuti sociali alle famiglie numerose per limitare la crescita della popolazione. Nacquero inoltre infiniti sostenitori della necessità di ridurre drasticamente la popolazione con mezzi «per la limitazione delle nascite, che vanno dalla pillola, alla spirale, all'aborto, alla sterilizzazione» e abolendo «gli assegni familiari per la moglie (allo scopo di scoraggiare il matrimonio)». L'ambiente vede oggi l'affermarsi di una evoluzione fondamentale che lo riguarda. Da un approccio conservazionista legato all'emergenza si va verso una strategia di programmazione della gestione ambientale. È la nascita di una politica dell'ambiente, la quale, sulla base della caduta del modello antropocentrico e forte dei progressi della cultura e della scienza, si propone nuove e moderne soluzioni per la crisi ambientale dell'anno Duemila. L'auspicio è che si sancisca, culturalmente e istituzionalmente, il passaggio da un'ecologia emotiva e conservazionista ad un'ecologia serena e positiva. Che nelle elaborazioni culturali, nei processi decisionali politici venga inserita, come vincolo da cui non sia permesso fare astrazione, la tematica ambientale. Che la coscienza dell'importanza di un corretto rapporto uomo/ambiente entri sempre più nelle norme giuridiche, negli apparati amministrativi, nelle strutture di governo.

Verso un nuovo modello dell'esistenza
E prima fu la natura

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