Energia nucleare

Un punto di non ritorno

Nuova Politica - Un punto di non ritorno pagina 6

Negli ultimi tempi abbiamo assistito, con amarezza ma sema rassegnazione, a come gran parte del nostro mondò politico ha affrontato il tema dell'energia nucleare.

Nell'ansia di fare notizia c'è stato chi ha semplificato anche ciò che non è semplificabile, chi ha cercato di tracciare un'assurda divisione tra chi è antinuclearista e chi vuole difendere ad ogni costo il nucleare.

Ma c'è stato anche chi, nel nostro partito, anziché cogliere l'occasione per avviare una riflessione seria, è caduto nell'errore di ridurre anche il problema dell'energia nucleare nella logica delle alleanze e della governabilità, finendo per farci sentire acritici difensori della scelta nucleare.

Eppure è proprio su questo terreno che si può misurare la capacità della politica di non rinunciare al proprio ruolo di guida; troppi politici sono scivolati, dopo Chernobyl, in assurde disquisizioni sui livelli di sicurezza delle varie centrali, sul nucleare cosiddetto «pulito», sui possibili danni all'ambiente, dimenticando che solo gli esperti possono e debbono fornire risposte esaurienti su questi argomenti.

Chi fa politica deve invece avviare una riflessione seria ponendosi alcune domande di fondo: è indispensabile fare correre alla comunità i rischi di una convivenza con un numero sempre maggiore di centrali? Sono per forza immutabili gli attuali modelli di consumo e di benessere? È compatibile con la nostra ispirazione cristiana una società il cui scopo principale sembra essere solo la massima produzione materiale ed il massimo consumo ed in cui ogni uomo non è più il centro ma soltanto una parte della mac-

È giusto allora, per noi che facciamo politica, cercare di correggere le deviazioni della società o dobbiamo invece soltanto cercare di soddisfarne ogni bisogno di consumo?

Esistono allora margini per un guidato risparmio di energia, per investimenti seri nel campo della ricerca che consentano di non considerare comunque inevitabile la scelta nucleare?

Sono in fondo in queste domande le nostre risposte di giovani dc sul nucleare, prova dell'intenzione di affrontare il problema non ragionando sull'emotività o cavalcando la paura e sema accettare tutto il nuovo acriticamente, ma almeno cercando di capire se il mantenimento dei livelli di benessere di oggi non lo si stia costruendo sulle angosce del mondo di domani.

Il mondo in cui noi dovremo invecchiare.

È una serie di riflessioni che può essere la base per un'altra risposta a chi vorrebbe togliere alla politica la capacità di essere il primo strumento per costruire la società del futuro.

Dolce verde o nucleare?
Simone Pistelli Lapo Pistelli
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