Togliatti e l'organicismo socialista
Lungo questo percorso emerge come un fil rouge una sorta di tesi-base: dimostrare come «l'apporto essenziale» di Togliatti sia proprio ««l'insegnamento a pensare il socialismo come una formazione non contratta o unilaterale, come una pluralità di valori». nello «sforzo di staccare il socialismo da una rappresentazione unitaristica o organicistica. riduzionistica o organicistica. riduzionistica dei suoi contenuti»: insomma, Togliatti non è, come lo si raffigura talora polemicamente. esponente di una cultura socialista organicistica».
Senonché, il percorso seguito dall'intellettuale socialista non è sempre lineare. In particolare due cose, credo. vengono in evidenza. La prima è una sorta di duplice equazione per cui, nello scenario teorico del leader comunista, le dimensioni tattiche coinciderebbero con la polarità del «realismo» (e in questo, nulla di strano), e le dimensioni strategiche (cioè di compimento del socialismo) sarebbero definite dalla categoria della «razionalità» («quella cultura (quella socialista) ha da avere in sé anche i valori che trascendono il realismo, i valori della razionalità»). Ora questa equazione può essere ambigua sul secondo elemento del binomio. ma lo è innanzitutto sul primo: infatti se è la strategia (e solo quella) ad essere «razionale», forse che anche i passi intermedi (la tattica) non hanno un loro valore «razionale»? Razionalità, si badi bene, proprio nel senso di compiuta «valorialità» di una politica e di un assetto storico, cioè secondo l'assunto di Zanardo. Il discorso è molto complesso, e questa non è certo la sede per formulare una critica ad una critica: resta però l'impressione che. dietro la sopravalutazione dell'elemento utopico e la parallela sottovalutazione degli umili ma indispensabili «passi intermedi», s'affacci, ancora una volta. nella cultura marxista, la pesante ipoteca del dogmatismo ideologico, che opera una iperesaltazione del «futuro» e accantona la dura «fatica della ragione» imposta dal «presente». Al contrario, la «razionalità» è già (e lo è compiutamente) nel presente, ed il presente è già (e lo è compiutamente) storia degli uomini in senso pieno, senza dover attendere la fase ventura della realizzazione del socialismo.
Allo stesso modo. vi è pure un altro passaggio in cui l'analisi di Zanardo sembra mostrare la corda. Togliatti, si sostiene, compì un cammino di progressivo riconoscimento dell'autonomia del valore della democrazia e della libertà. Passò da una concezione per cui questi valori erano considerati «oggettivamente», cioè «organici» al socialismo, interni ad esso, ad una che li valutava «soggettivamente», cioè dotati di una loro autonomia e di una loro autonoma validità. Ora. per descrivere il pericolo intellettuale per cui si arriva ad ammettere che «il soggetto è un centro, ha da essere il centro della sua vita», vale forse la pena non limitarsi a parlare di transizione da una concezione «oggettiva» ad una «soggettiva» di certi valori, ma affermare a voce alta e senza condizioni la priorità del valore assoluto della persona umana, della libertà e della democrazia.
Anche qui, in altre parole, l'ideologia si rivela un sistema di filtri che ora accentuano ora attenuano l'entità intrinseca, assoluta, di certi valori; ma, anche da ciò, ci si accorge di come il «magistero» di Togliatti sia stato sì portatore di elementi di flessibilità e mobilità della cultura marxista italiana, ma di come non abbia certo operato un suo profondo rinnovamento, restando spesso a rimorchio di versione «organicistiche» del socialismo.

