In Italia oltre 6 milioni di poveri, altri 4 e mezzo in condizioni di disagio
Dal 7 marzo 1984 al 16 maggio 198S una Commissione formata da «membri e numerosi collaboratori si è riunita per studiare l'entità e le caratteristiche della povertà in Italia. È stata insediata dalla Presidenza del Consiglio, e presieduta dall'onorevole Gorrieri, un personaggio che già in passato si è distinto per la sua capacità di sfatare luoghi comuni sulla equità in Italia («la giungla retributiva» e «la giungla dei bilanci familiari» sono due suoi fortunati libri della seconda metà degli anni '79). E proprio sotto il nome di «Rapporto Gorrieri» va quell'ampio documento che contiene la sintesi delle rivelazioni e delle proposte di questo lavoro (Presidenza del Consiglio dei Ministri, «Commissione di indagine sulla povertà, Primo Rapporto e studi di base»; è ora disponibile solo il testo dattiloscritto, ma è imminente la pubblicazione vera e propria).
Di questa ricerca è disponibile anche una sintesi ufficiale, riportata, fra gli altri, dal Bollettino dell'Istituto «A De Gasperi» di Bologna (n. 3335/85; chi fosse interessato al fascicolo, che contiene anche un'intervista all'on. Gorrieri, può richiederlo telefonando al numero dell'Istituto: 051-551448). Questo ente tra l'altro, ha di recente organizzato un convegno a Bologna al quale hanno preso parte, oltre al Presidente della Commissione, Achille Ardigò, Nino Andreatta, Mario Colombo, Ettore Massaccesi, Adriana Lodi (PCI), Paolo Pombeni (PSI).
Nel corso del convegno Gorrieri ha ricordato innanzitutto come questo sia un rapporto sulla disuguaglianza e non sulla povertà, e come ci sia una graduazione delle fasce di disuguaglianza. In questo spaccato, poi, si inseriscono quei 6 milioni e 238.000 italiani che vivono in condizione di povertà concetto calcolato in base all'«international standard of poverty»: in base a questo metodo, si considera povera una famiglia di due persone il cui reddito complessivo sia uguale al reddito pro-capite della nazione in esame. Nello specifico, si è considerata povera quella famiglia italiana di due persone che nel1'83 percepiva 420.591 lire mensili (per le famiglie di più di due persone, naturalmente, si è adeguata questa cifra in proporzione al numero dei membri).
I poveri, ha sostenuto Gorrieri, non sono appartenenti solo ad alcune categorie precise (giovani senza lavoro e anziani), e quindi non bastano alcuni interventi settoriali, ad esempio sul piano delle pensioni o dei servizi. Più in generale, si tratta di attivare un processo complessivo di redistribuzione del reddito, che parte innanzitutto dall'occupazione (non solo giovanile). Sul piano dei servizi, certo, si dovrà realizzare una maggiore-migliore selettività, ma il problema di fondo si chiama «sviluppo» oltre che «assistenza».
Le «aree deboli» individuate dal Rapporto sono le situazioni meno difese s·u1 mercato del lavoro, gli anziani, le persone solo o comunque chi non è assistito a sufficienza, e le famiglie numerose o in difficoltà. La prima e l'ultima categoria è presente soprattutto al Sud, l'altra in particolare al Nord.
Ecco perché, allora, il «Rapporto Gorrieri» indica la famiglia come unità-base di tutta l'opera di intervento, e, come linee di questa, la creazione di occupazione (specie al Sud), l'assegno sociale (sia come conferimento di beni che come sottrazione di oneri fiscali), e il ritorno della sicurezza sociale a criteri prevalentemente assicurativi e contributivi.
Su queste tematiche, esaminate però dal punto di vista del reddito, si veda anche: Giorgio Manbache, «Il reddito nei comuni italiani – 1982», quaderni del Banco di Santo Spirito, UTET, Torino 1985.















