Il giardino altrui è davvero più verde?
Molte volte, a proposito e a sproposito, si evocano Paesi miracolosi in cui tutto funzionerebbe meglio che da noi: là si trova la casa, là sì che gli ospedali funzionano ecc.
Ma come sono organizzati i sistemi di Welfare di oltr'Alpe?
Il primo mito da sfatare è quello relativo agli Stati Uniti. Sull'efficacia dell'istruzione, dell'assistenza sanitaria, della previdenza integrativa, dell'ambiente lavorativo, niente da eccepire. Ma ad essere sinceri, non crediamo che molti italiani sceglierebbero di cambiare.
Negli Stati Uniti, infatti, a stipendi e salari doppi o tripli rispetto ai nostri standard corrisponde un sistema in cui "si paga tutto": 6/7.000 $ l'anno per le iscrizioni scolastiche, 2/300 $ al giorno per la permanenza in ospedale e via dicendo. Ed in base alla logica politica dell'alternanza fra democratici e repubblicani e allo "spoil system" relativo (il ricambio di tutti i gangli vitali della burocrazia), anche la legislazione sociale non dà garanzie per nessuno: ad epoche di consistenti interventi pubblici per senzatetto, pensionati e fasce deboli in genere, sono seguite stagioni di drastici tagli alla spesa in assistenza. Che cosa erano sennò, in sostanza, i "reaganomics"? Questo movimento pendolare accompagna anche la legislazione relativa al mondo del lavoro che ha di volta in volta tutelato più i lavoratori e poi più i datori di lavoro concedendo loro ampia libertà di licenziare e assumere chi desiderassero. Per intendersi, senza Statuto dei Lavoratori.
Rispetto ai Paesi dell'Europa continentale, l'Italia non si discosta in modo rilevante: la spesa sociale – espressa in punti percentuali del Pii – è analoga in Italia, Francia, Olanda ecc, anche se da noi quasi
la metà di questa spesa è assorbita dalle prestazioni pensionistiche. li vero problema, semmai, è che negli ultimi 12 anni, la spesa pubblica italiana è cresciuta di 4 punti in più rispetto al prelievo fiscale generando il deficit che conosciamo.
Un diverso ragionamento va compiuto confrontando l'Italia con il cosiddetto "scandinavian pattern". Mentre tutti i Paesi dell'Europa continentale preferiscono utilizzare il trasferimento in termini monetari, aggiungono cioè in busta paga indennità ed equilibratori sociali, in Svezia, Danimarca, Finlandia e Norvegia, lo Stato restituisce ai cittadini ciò che ha preso in servizi: residenze protette per anziani, servizio di baby-sitting per donne lavoratrici, trasporti pubblici, asili nido, assistenza sanitaria e quant'altro. Ma per fare ciò, il fisco mangia alle buste paga percentuali di reddito che nel nostro Paese scatenerebbero la rivoluzione in quattro e quattr'otto arrivando fino al 75% di prelievo.
Questo sistema, che sicuramente disegna un apparato pubblico di efficienza straordinaria lasciando ai singoli cittadini poco più che gli oneri residui per il vitto ed i vestiti, non convince molto nemmeno gli abitanti della regione scandinava, se è vero come è vero che in questi Paesi si registrano i più alti tassi di alcolismo, tossicodipendenza, delinquenza giovanile, suicidio. Per tradurla in termini sociologici: tutto funziona come in paradiso, ma ci si annoia mortalmente e non si è liberi di spendere i propri soldi come si desidera. Stati Uniti a parte, dunque, non lamentiamoci più di tanto: in Italia si sognano le linde casette svedesi, ma in Svezia si rimpiange la più caotica fantasia italica. Insomma, è proprio vero l'adagio che l'erba del vicino sembra sempre più verde.














