Pensare la politica prima di farla
L' esperienza dell'Istituto di formazione politica «Pedro Arrupe» oltre ad essere un grande progetto di elaborazione politica e culturale che sta impegnando le forze sane della città, ed in cui siamo coinvolti in prima persona, potrebbe definirsi uno dei pochissimi fatti positivi riguardanti Palermo, forse il più eclatante, (per fortuna sono molti di più di quel che appare!), di cui abbiano parlato le testate italiane e non, negli ultimi mesi.
Ma ciò viene fatto cedendo ad una tentazione che non trova riscontro nella realtà dei fatti, che è quella di leggere l'iniziativa dei gesuiti siciliani sganciata dal tessuto al quale si connette, e calata quindi come una monade in una realtà a lei estranea.
In effetti essa è al contrario parte integrante e frutto di un più ampio processo di cambiamento che le forze di questa città portano avanti, anche se tra mille difficoltà, sul piano politico, amministrativo, economico culturale. Ed è proprio in tale contesto di globale coinvolgimento che trova ancor più una valorizzazione la portata di questa iniziativa, Palermo e la Sicilia non cambiano ad opera di singole realtà, ma soltanto nella misura in cui queste sanno coordinarsi e moltiplicarsi, ed è questo il vero salto di qualità che si sta concretando.
«Voler essere realmente operatori di cambiamenti nella società, non solo rifiutandosi di sfruttare a nostro vantaggio situazioni e strutture ingiuste, ma anche impegnandoci a riformarle. Se vogliamo veramente non profittare dei benefici provenienti da tali strutture, non c'è altro mezzo che trasformarle» (P. Arrupe s.j. Discorso tenuto al Convegno Europeo degli Ex-alunni della Compagnia di Gesù, Valencia 30 Luglio 1973).
In questa frase credo, stia la sintesi del progetto che sta dietro l'iniziativa del Centro Studi Sociali di Palermo e della Compagnia di Gesù nella costituzione dell'Istituto di Formazione Politica «Pedro Arrupe», con esso infatti si vuole accelerare questa «metanoia» culturale che è in pieno divenire e che comporta il passaggio da un atteggiamento di puro rifiuto, che ha caratterizzato una buona parte della gente siciliana, ad uno di coinvolgimento per progettare e realizzare la trasformazione.
Per far ciò è necessario da un lato ricollegare la politica alle sue radici culturali ed etiche, ribadendo inoltre che un intervento qualificato è legittimato, nel governo della cosa pubblica, non soltanto dalla moralità, ma anche da competenza e professionalità; dall'altro fuggire il «sicilismo», la tentazione di ripiegarsi su sé stessi, «parlando delle cose siciliane in italiano», e ciò nella convinzione che i problemi e le prospettive dell'isola ne trascendono ormai i confini coinvolgendo l'intero Paese.
Inserendo così nel meccanismo della politica e della rappresentanza del consenso, attraverso la formazione ed inculturazione di vocazioni alla stessa, soggetti che abbiano la capacità di porsi come catalizzatori, ossia acceleratori delle trasformazioni in atto, orientandole al bene comune.
L'Istituto di Formazione Politica «P. Arrupe», diretto dal Padre Sorge promana dal Centro Studi Sociali nato nel 1958 su iniziativa dei Gesuiti di Sicilia allo scopo di contribuire allo sviluppo sociale ed economico dell'isola; specifica finalità dell'istituto, come si evince dal suo statuto, è «la preparazione professionale e morale dei laici all'insegnamento ed alla ricerca scientifica nei diversi ambiti della realtà sociale e politica, con speciale attenzione ai problemi del Mezzogiorno e della Sicilia» che sia ispirata alla visione cristiana della vita ed all'insegnamento della Chiesa e nel contempo anche all'aggiornamento ed alla «formazione ricorrente» di quanti sono già impegnati nella vita sociale e politica (art. 1).
Il corso è stato inaugurato il 28 ottobre scorso con una prolusione del P. Sorge su: «La crisi dello Stato Sociale» alla presenza del Card. Pappalardo, del provinciale dei gesuiti italiani P.F. Lombardi e di tutte le maggiori autorità cittadine e regionali.
Esso si articola in un biennio, ove i primi due semestri di ogni anno sono dedicati ad un corso base per l'approfondimento delle aree fondamentali di origine politica; i secondi dedicati invece allo svolgimento di servizi di ricerca, in particolare per il 1987 si approfondirà la problematica relativa alla domanda politica nell'area palermitana, ricerca che sarà coordinata dal Prof. G. Lentini, Ordinario di Sociologia nell'Università di Palermo.
I temi di analisi dei primi semestri riguardano: «Insegnamenti Sociali della Chiesa», P. Sorge s.j.; «Storia della Sicilia dal 1860 ad oggi», Prof. F. Renda, Ordinario di Storia Moderna all'Università di Palermo e per anni deputato comunista all'Assemblea Regionale Siciliana; «Sociologia Politica», P.E. Pintacuda s.j.; «II governo della Città» Prof. Leoluca Orlando, Sindaco della Città e Professore di Diritto Pubblico Regionale nella Università di Palermo; «Etica Politica», Prof. F. Cultrera s.j. Teologo morale; ed infine «Metodi e problemi del governo dell'Economia», Prof. S. Butera Capo del Servizio Studi del Banco di Sicilia e dal 1978 al 1980 consulente economico del Presidente della Regione Piersanti Mattarella.
La «classe», che frequenta il corso per tre pomeriggi la settimana, è composta da circa cinquanta persone divise tra corsisti che percorrono l'intero biennio ed uditori che seguono solo i primi sei mesi; tra essi ci sono assistenti sociali, insegnanti, professionisti, operai, studenti, impiegati che al di là delle fedi si incontrano per confrontarsi sui temi della politica.
Infine in dicembre, un ospite importante, il Prof. F. Cossiga, Presidente della Repubblica, che ha voluto incontrarci nella visita che ha compiuto a Palermo. L'esortazione che ha rivolto mirava al pensare in grande: «Ecco io credo che noi dobbiamo compiere lo sforzo di andare oltre il più necessario e limitato dato concreto, per pensare grande, per pensare in grande. Ciò vuol dire cercare la soluzione dei problemi, anche dei più drammatici, puntando in alto» ed ha concluso: «Nella misura – che io mi auguro e vi auguro grande – in cui l'Istituto «P. Arrupe» insegnerà a far politica pensando grande e pensando in grande darà pure un contributo importante alla soluzione dei gravi problemi di oggi».
Lo strumento, pur se ancora in via di definizione, è stato predisposto, tocca alle forze siciliane e non, dargli efficacia esplicandone le enormi potenzialità di progettazione ed azione politica. E una scommessa che si vuole opporre ad una degenerazione della politica che riguarda tutto il Paese.
I cattolici democratici sono chiamati a svolgere un ruolo di grande responsabilità nella ricostruzione morale ed istituzionale, il contributo che possono dare non ha altri termini di riferimento, se non in una concezione della politica intesa come «maniera esigente di vivere l'impegno cristiano a servizio degli altri» (Paolo VI, Octuagesima advenieus n. 46).

















