Nella città da protagonisti
I giovani, più che in passato. guardano alla D.C. con ritrovata fiducia, poiché la ritengono capace di rifondere la speranza civile, quella sorta cioè di ricerca di equilibrio tra i bisogni che favorisce la crescita e lo sviluppo della società in tutte le sue componenti.
È questo il bisogno profondo che i giovani e la società più in generale sentono e che, caratterizza marcatamente l'attuale delicata fase di trasformazione. Il Movimento Giovanile è più che mai consapevole che sta emergendo un crescente bisogno di ritrovare il senso collettivo e la direzione di marcia del nostro sviluppo.
Il momento storico attuale sembra segnato da problemi economici e sociali di disgregazione e di involuzione quali, ad esempio, la dilagante disoccupazione giovanile, il formarsi di nuove povertà, il diffondersi della droga, della violenza e dell'emarginazione sociale nonché caratterizzato da inquietanti segnali di progressiva involuzione di decadimento dei rapporti civili, del processo politico, del funzionamento istituzionale. Tali questioni sono concretamente risolvibili solo attraverso una profonda mobilitazione collettiva e noi giovani crediamo, che la D.C. abbia la capacità di creare le condizioni per la nascita di una forte speranza ed agire, quale forza di propulsione e di centralità, per un collettivo investimento nel futuro. Questa fase non passa attraverso il rilancio volontaristico di una progettualità in alto e dall'alto, ma attraverso una tensione al futuro che abbia le fondamenta sui processi di lunga deriva della società, che siano cioè ancorati alla terra ed alla storia.
Il bisogno primario è quello di ridefinire le tappe dello sviluppo sociale, quelle su cui può scattare tale investimento e tale speranza che passa attraverso r;iuovi processi strutturali sui quali dobbiamo riallacciare i fili per ristabilire la speran;i;a di una nuova società, di una globalità dello sviluppo di cui abbiamo da tempo perso il senso, fino a considerarla afferente più al mito che alla realtà.
La D.C. può guidare questo processo di trasformazione e di cambiamento che investe soprattutto le realtà e le comunità locali. Per questo motivo, al di là dell'indubbio valore politico che l'appuntamento elettorale del 12-13 maggio riveste, decisivo sarà il messaggio di nuova progettualità che sapremo indirizzare al Paese per il Governo delle Autonomie locali. È finita un'epoca. ne sta nascendo un'altra, che seppur fra mille contrasti, lascia già ben presagire i propri connotati. Sta ora a noi saper imprimere alla nostra proposta politica anche quel poco di utopia che ci permetta di agganciare tale speranza e di tradurla in certezza. Non dobbiamo aver paura di lanciare al Paese un messaggio nuovo, che vada anche al cuore delle genti, che ridesti la capacnà dell'uomo ad essere nuovamente protagonista responsabile delle sue scelte ed interprete del suo futuro.
Noi giovani, soprattutto, in questo particolare e complesso momento ci adopereremo con tutte le nostre forze affinché si faccia strada questa convinzione, che ci auguriamo, si traduca immediatamente in una nuova e dirompente cultura che affondi le proprie radici nell'umanesimo cattolico e ridetermini le condizioni per una nuova crescita del Paese.
La nostra proposta parte dall'esame approfondito dello stato in cui versa il mondo giovanile, dalle ansie che pervadono tale condizione, dalla carica di innovazione e di trasgressione che esprime.
Oggi il mondo giovanile, a differenza del passato, non fa più rumore. Sono sepolti i tempi in cui il comportamento giovanile era il punto di riferimento costante della attenzione del corpo sociale, con non infrequenti escursioni verso comportamenti violenti. I giovani sembrano più marcatamente privilegiare un'attenta valutazione delle distinzioni tra le forme ed i contenuti, tra gli ambiti diversi della propria esperienza ed, infine, tra le diverse opzioni all'interno di ciascun ambito.
Il mondo giovanile sembra acquisire maggiore autonomia rispetto ai poli di riferimento tradizionali della propria esperienza e per queste ragioni, crediamo che il messaggio da indirizzare in questo particolare momento, sia legato ad una nuova cultura del progetto e della solidarietà, in cui si ridisegni la mappa dei riferimenti cardine propri dei giovani, dove i comportamenti seppur più articolati e complessi trovino rispondenza ed acquistino maggiore concretezza.
Per questi motivi è nostro intendimento disegnare i caratteri di una nuova cultura di governo della città. Una cultura che si basi sui valori di solidarietà, di ricerca di migliore qualità della vita, di migliore convivenza sociale.
Una cultura, cioè, che sia legata al progetto per il futuro e che sia veramente attenta alla comunità degli uomini. A questo proposito si rende importante per un progetto alternativo di governo della città comprendere e guidare il rapporto tra società ed istituzioni. Si è ormai esaurito il binomio tradizionale società civile-Stato e sta mutando secondo uno schema tripolare che si basa «Stato» - «Mercato» - «Società civile». Il «Mercato», intendendo per esso la globalità dei rapporti economici esistenti, entra direttamente nelle sfere istituzionali e sociali del Paese. Il P.C.I. ha trovato un equilibrio all'interno di questo schema in termini clientelari legati allo «scambio politico».
Per il P.C.I. il «Mercato» è certamente giocato in funzione dell'acquisizione del consenso soffocando o rendendo strumentale la partecipazione dei cittadini alla vita della comunità locale.
L'impegno del nostro movimento è di ricercare in termini dinamici un equilibrio tra queste tre entità. Si rende, cioè, necessario raccordare sistematicamente la cultura locale con l'economia periferica e con le Autonomie locali.
Occorre che la cultura locale mantenga la sua specificità fatta di tradizioni, costumi, modi di vita legati all'uomo cd alla propria storia. Il Governo delle autonomie locali deve tendere a favorire una intercomunicabilità costante tra la cultura locale ed il «mercato».
Solo in questo modo può essere garantito qualitativamente lo sviluppo delle comunità locali, e non si tratta di semplice crescita quantitativa.
Non è con la gestione burocratica e pragmatica che il P.C.I. ha voluto imprimere nelle sedi dove ha governato che si può favorire lo sviluppo delle comunità. La capacità di governo del P.C.I. si è distinta non certo in modo brillante se si considera che in molti comuni la funzione politica dell'amministrazione era di fatto delegata al Segretario Comunale. Occorre. pertanto. creare una vera alternativa di go, erno locale rendendo strategica anche per la periferia la funzione di alleanze del «pentapartito». Il «pentapartito» non è uno stato di necessità e pertanto. deve andare al di là della pura e semplice emergenza. Per questo dobbiamo puntare nelle prossime elezioni amministrative a leggere il dato elettorale non nella somma algebrica dei voti, ma a garantire una alternativa politica certa, sicura, incisiva che veda la D.C. parte centrale ed attiva nella guida della città, soprattutto di quei centri dove pur potendo contare sulla maggioranLa relativa dei consensi alla D.C. non è permesso di governare.
Per questo chiediamo che una adeguata rappresentanza dei giovani venga inserita nelle liste della D.C. Non è una richiesta di ricambio generazionale, ma è un modo per qualificare igiovani D.C. come fedeli testimoni dell'attuazione del mondo cattolico e democratico sui seguenti temi:
- questione morale e qualità del potere locale;
- occupazione e lavoro per il mondo giovanile;
- droga ed emarginazione sociale;
- gestione del territorio. tutela dell'ambiente e scelte di politica urbanistica;
- ruolo dell'ente locale per quanto attiene la politica delle attività culturali. I consensi dell'elettorato delle amministrative non si ottengono esclusivamente con patti politici di creazione in periferia di formule di governo, ma con la chiarezza dei programmi e la fattibilità oggettiva degli stessi.
Siamo alle soglie del 2000 e gli slogans propagandistici – anche se di sicuro effetto – non impressionano più alcuno, ciò che la gente chiede al nostro Partito è soprattutto la garanzia dell'onestà dei nostri uomini, la capacità degli stessi, l'informazione sul loro operare, sui metodi adottati e sui risultati conseguiti.
Sulla «questione morale» non è il caso di soffermarci più di tanto poiché è pleonastico ribadire concetti, aspirazioni e linee operative che sono ormai di patrimonio comune, semmai c'è da sottolineare come anche in questo caso non si debba mai giungere ad una vera e propria «caccia alle streghe». ingiustificata e delittuosa, al pari della demagogia e del protagonismo esasperato che non di rado sono alla base deontologica di taluni Magistrati.
Parimenti il rigore morale, quello dei nostri fondatori, deve sempre illuminarci nel nostro operare quotidiano. senza falsi pudori o riserve mentali.
Ècomunque comune la consapevolezza che i giovani non sono un problema settoriale, ma pongono questioni specifiche che riguardano l'insieme dell'intervento amministrativo. Le problematiche giovanili proprie di una fascia anagrafica di popolazione di transizione. non richiedono semplicemente una estensione quantitativa dell'intervento dell'Ente Locale, ma propongono una esistenza di innovazione complessiva e continua delle politiche amministrative.
Noi giovani D.C. vogliamo essere interpreti di queste profonde esigenze e protagonisti delrintervento dell'Ente Locale su tali questioni. Un intervento che negli ultimi anni èsembrato svilupparsi più per necessità e sollecitazione esterna che per competenza propria.
Il 1985 è l'occasione per discutere ed approfondire l'insieme di queste proposte, per arricchirle e confrontarle con il mondo della gioventù e delle istituzioni, perché il nostro Paese e le nostre Comunità Locali sidiano una moderna politica per i giovani.




































