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La sfida dei giovani amministratori

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Nuova Politica - La sfida dei giovani amministratori

Nelle elezioni del 1990, il Movimento Giovanile Dc si impegnò a fondo nella elaborazione dei programmi per le realtà locali che rinnovavano i loro Consigli e nella proposizione di giovani pronti e capaci all'esperienza amministrativa.

Abbiamo ritenuto, quindi, che non si dovesse "sprecare" il grande risultato conseguito.

In questa occasione, infatti, si è data una forte spallata a quel muro del 15% che rappresenta la cifra percentuale di presenze di giovani under 31 nei Consigli Comunali e Circoscrizionali d'Italia; la stessa porzione anagrafica costituisce nel Paese il 26% della popolazione.

Questa presenza non è per noi solo un dato numerico, ma riteniamo debba sostanziarsi anche di una efficace carica propositiva e qualificarsi in una sottolineatura generazionale.

Da questi presupposti,è nata l'idea della Associazione Nazionale dei Giovani Amministratori degli Enti Locali.

Nel febbraio 1991, a Foligno, abbiamo provato a fare il punto sulla coincidenza tra questi due fatti importanti: un intervento riformatore di notevole rilievo, la legge 142 di riforma delle autonomie locali e la legge 241 sul procedimento amministrativo e questa massiccia presenza di giovani democratico-cristiani nelle amministrazioni locali. Non a caso, da quell'incontro, è nata la volontà di costruire un'alleanza tra Nuove Generazioni e Nuovi Poteri.

Contributi molto interessanti sono venuti dai giovani amministratori rappresentanti realtà e situazioni le più diverse: dal sindaco del comune piemontese di 400 abitanti, al consigliere comunale che fa la sua battaglia solitaria in un comune calabrese sciolto per le infiltrazioni malavitose da lì a qualche mese. La ricchezza di questo dibattito avrebbe meritato di raccogliere, setacciare ed individuare anche le tahte voci che non hanno partecipato alle sessioni plenarie dei lavori che si sono espresse nelle fredde sere della "3 giorni" umbra, negli incontri e nelle interminabili discussioni che mettevano a confronto le diverse esperienze; gli amministratori del Nord e del Sud, dei comuni grandi e dei comuni piccoli, gli "integrati" ed i dubbiosi, i contestatari e gli omologati, i governativi e gli oppositori.

Gli atti del Convegno di Foligno sono stati pubblicati sul numero di luglio-agosto della rivista dell'Ispes "Up and Down" (Vallecchi Editore – Firenze).

A maggio di quest'anno, invece, la costituzione dell'Associazione Nazionale Giovani Amministratori degli Enti Locali.

Gli obiettivi che ci poniamo con questo strumento agile di coordinamento nazionale e periferico della nostra presenza sono essenzialmente tre:

1 - vogliamo rispondere alle esigenze di informazione

Molto spesso mancano agli amministratori locali i dati essenziali per lo svolgimento di un lavoro efficace che non va pensato solo come un lavoro affidato alla loro singola capacità di interpretare bisogni ed interessi delle comunità locali, ma va anche supportato da un apparato di conoscenze di leggi, circolari, nuovi interventi e da un utile scambio delle esperienze amministrative sia centrali che periferiche.

2 - vogliamo fare formazione nell'Amministrazione

Se è vero che "la politica si impara facendola", è anche vero che noi tutti dobbiamo misurarci con i nuovi sistemi di comunicazione, con nuovi soggetti difficilmente raggiungibili, con i nuovi poteri che richiedono anche nuove competenze agli amministratori locali. Un esempio fra tutti è senz'altro quello della redazione degli Statuti in cui a buone idee sulla trasparenza, sulla partecipazione dei cittadini, sulle regole nuove che differenzino l'indirizzo politico dalla gestione serviva anche una buona capacità di codificare queste intenzioni e proporle alla comunità locale ed ai Consigli.

3 - vogliamo soddisfare una domanda di coordinamento politico

È vero che altro è proporre la singola o personale testimonianza delle nostre battaglie fatte molto spesso in solitudine, altro è, invece, far diventare l'iniziativa di uno la battaglia di molti, e la battaglia di molti un obiettivo politico non irraggiungibile sul quale ricercare i consensi di settori sempre più vasti della società civile.

Tutto ciò con l'umiltà di considerare i primi passi dell'Associazione un cammino in cui il sentiero viene tracciato non tanto dalla Presidenza o dal Comitato Esecutivo Nazionale provvisoriamente nominati quanto dacome saprà qualificarsi la risposta delle varie realtà periferiche alla proposta di utilizzare proficuamente questo nuovo strumento. L'Associazione è Nazionale perché vuole coordinare un'esperienza diffusa in tutto il Paese, ma assume significato solo se, sollecitata, migliora "l'agire locale". I prossimi tempi, che vedranno l'attivazione delle sezioni provinciali e regionali ci sapranno dire se questa intuizione è giusta.

Dallo Statuto dell'Associazione Nazionale Giovani Amministratori Enti Locali (ANGAEL)

Articolo 2

L'Associazione:

  • promuove, nello spirito dell'art. 5 della Costituzione Italiana, la partecipazione dei giovani alla amministrazione delle Comunità locali;
  • programma e gestisce momenti di formazione giuridico-amministrativa per gli eletti degli Enti Locali e per i componenti degli organi di governo e d'indirizzo della scuola, dell'Università, delle Aziende e degli Enti strumantali di Comuni, Province e Regioni;
  • favorisce gli scambi di esperienza dei giovani amministratori, anche attraverso attività editoriali e servizi di consulenza e informazione.

Al fine di perseguire tali finalità, l'Associazione:

  • promuove le opportune sinergie e collaborazioni con altre associazioni rappresentative degli Enti Locali;
  • favorisce, tramite l'azione degli aderenti, lo sviluppo e l'effettività dei "diritti di cittadinanza", la trasparenza e l'accessibilità agli atti amministrativi, sviluppando le innovazioni introdotte dalla legge 241/90 e rappresentandola nelle elaborazioni degli Statuti Comunali e Provinciali;
  • favorisce il rapporto tra giovani amministratori dei paesi aderenti alla Cee;
  • promuove i contatti con le istituzioni della Comunità, nello spirito di rafforzare nella cultura politica la logica dell'integrazione europea.

Articolo 3

Possono aderire all'Associazione gli eletti negli enti esponenziali di tutte le comunità locali (circoscrizioni, comuni, province) delle regioni, gli amministratori degli enti regionali e subregionali e delle aziende municipalizzate comunque nominati, gli assessori non consiglieri di cui all'art.33 della legge 142/90, i rappresentanti degli studenti negli organismi universitari d'ateneo e gli amministratori degli enti per il diritto allo studio universitario che non abbiano compiuto, al momento dell'elezione o della nomina, il trentunesimo anno di età. Nello spirito di favorire e valorizzare la partecipazione democratica alla vita civile della comunità è consentita l'adesione all'Associazione di cittadin_i e stranieri residenti, non eletti nelle assemblee rappresentative delle Autonomie Locali, in una misura che non superi, ad ogni livello dell'organizzazione associativa, la soglia di 1/5 sul totale delle adesioni. Possono aderire all'Associazione i Comuni, le Province, le Regioni attraverso un deliberato dei loro consigli.

Limiti e vantaggi della 142
Una società aperta

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