I giovani amministratori dc nella fase costituente delle Autonomie locali
L'idea di valorizzare al massimo la presenza di giovani dc nei consigli degli enti locali non è in sé una novità, nè una pensata particolarmente intelligente. Altre volte si è provato a realizzarla, altri tempi hanno visto nascere e morire elaborazioni anche interessanti, infrante sugli scogli delle difficoltà organizzatrici o delle vicende personali di chi credeva in quel progetto. Mi permetto di dire sommessamente la speranza che il nostro nuovo inizio di Foligno non appartenga a questa storia di apparizioni e di brusche scomparse. L'impegno che con Simone Guerrini e gli altri amici del Centro Nazionale abbiamo posto da qualche mese alla realizzazione della convention dei giovani amministratori dc e alla costituzione della loro Associazione (o delle Associazioni regionali federate) nasce dal non voler perdere la chance di una straordinaria convergenza di fattori.
Anzitutto, sarebbe stato sciocco continuare a tenere sottoutilizzata la potenzialità politica di alcune migliaia di esperienze che, se non raccordate, se non rivelate a se stesse, rischiano di non lasciar traccia nella struttura profonda del partito e delle realtà civili che rappresentano.
Forse per la prima volta dagli inizi degli anni settanta, la componente giovane, gli under trenta democratici cristiani nei consigli comunali d'Italia superano le presenze del partito comunista e si qualificano progettualmente rispetto alla perdita di senso e di orientamenti delle rare e solitarie individualità che le altre forze riescono ad esprimere.
Il secondo elemento che fa da catalizzatore a questa nostra scommessa è l'occasione irripetibile che abbiamo di inserirci nel processo di riforma iniziato con la legge di riforma dell'ordinamento delle Autonomie. Abbiamo l'ambizione di farci "agenti locali" della riforma, che lascia grandi spazi alla capacità che le comunità locali avranno di assimilarpe i contenuti e di creare dal basso nuove identità e nuove corrispondenze tra la gente e la politica. E sarebbe davvero un dramma se questa intuizione venisse annacquata dalla permanenza delle vecchie prassi. Il tema che ci siamo dati – "Nuove generazioni, Nuovi poteri" – vuole lasciare intravedere anche la possibilità che le due novità evocate si alleino, e l'una rafforzi l'altra. Last but not least, c'è un terzo elemento che diciamo sottovoce, ma che ci interessa moltissimo. Se il coordinamento funzionerà, se le idee riprenderanno a circolare e la mia esperienza si arricchirà della tua, se inventeremo qualche nuovo codice capace di interrompere il corto circuito tra la politica e la vita, vuol dire che il collante generazionale, il ritrovarci e il riconoscerci nello strumento del movimento giovanile, può avere ancora un senso positivo. Sarà un aiuto a scrollarci di dosso l'infido dubbio, che ogni tanto si insinua, che la cosa serva più ad ingabbiare che a far sprigionare energie.































