Un progetto per la città
La formazione delle metropoli, grandi agglomerati urbani in continua espanzione, costituisce uno dei fenomeni più rilevanti, fra quelli che in questi ultimi decenni hanno contribuito a cambiare così profondamente la nostra società. La vita umana, nelle grandi città, presenta caratteri nuovi e, spesso, preoccupanti, soprattutto sotto l'aspetto dell'ordine pubblico, della sicurezza sociale e dei servizi pubblici. L'incremento demografico, intenso nei primi decenni del dopo guerra, la creazione continua di nuove borgate, spesso abusive e sfornite di tutte quelle infrastrutture complementari per la dimensione sociale del cittadino, i rinessi urbani di leggi statali non sempre idonee a sopperire alle esigenze di una società in continua trasformazione (vedi riforma sanitaria ed èquo canone) hanno contribuito a creare scompensi che si manifestano soprattutto nel diffuso malcontento nei confronti della amministrazioni locali, nella disaggregazione sociale e, quindi, nel crescente individualismo, nella disaffezione e diffidenza verso il potere politico.
L'aspetto urbanistico della metropoli ha riflessi diretti su quello comunitario: ai cittadini, costretti spesso a notevoli spostamenti per raggiungere il posto di lavoro, non si presentano solitamente occasioni d'incontro che possano consentire loro una maggiore integrazione nel tessuto sociale, anche perché i punti di riferimento tradizionali (parrocchie, circoli di categoria, sezioni politiche) si rilevano sempre più insufficienti ed inadeguati a coinvolgere nella propria sfera d'azione una massa di abitanti così ingente; nello stesso tempo, la crisi economica, sviluppatasi dagli inizi degli anni settanta, sortisce ormai effetti di progressivo depauperamento, soprattutto in queiceti medi urbani più direttamente favoriti dal «boom» del benessere degli anni sessanta: questo fenomeno comporta una maggiore tensione e una progressiva riluttanza verso forme d'impegno sociale che trascendono le esigenze individuali quotidiane.
Le conseguenze di questa progressiva disaggregazione si riflettono soprattutto sui soggetti più deboli, come gli anziani, gli infermi, i disoccupati, gli emarginati: per costoro la metropoli spesso si trasforma in un immenso deserto anonimo e indifferente.
La grande città attraversa, dunque, una fase di disagio e di malcontento, cui contribuisce, oltre ai fattori citati, all'incremento della delinquenza comune, l'inefficienza dei servizi erogati dall'amministrazione. Fra·questi, l'assistenza sanitaria presenta notevoli carenze: gli aspetti positivi della riforma non hanno contribuito, nella concreta attuazione, ad una maggiore efficienza del servizio.
Troppo spesso, infatti, il decentramento delle strutture è apparso irrazionale e inadeguato, il personale impreparato (anche quello direttivo, a causa della logica di lottizzazione che è alla base del criterio di formazione dei comitati USL), la burocrazia congestionata è priva di quella immediatezza ed efficienza che dovrebbero caratterizzare una funzione così importante e delicata. Recenti inchieste hanno documentato gli sprechi e le carenze che hanno contraddistinto sovente la gestione della Unità Sanitarie; il diffuso malcontento può quindi considerarsi fondato, e con esso l'esigenza di una presa di coscienza, non solo da parte delle competenti autorità regionali e comunali, ma anche del legislatore nazionale. Un'altra piaga che riguarda soprattutto i giovani e che è più profonda nei grandi centri urbani è costituita dalla difficoltà, soprattutto per i meno abbienti, di procurarsi un alloggio. Roma conta un'elevatissima percentuale di sfrattati e un gran numero di giovani coppie in cerca di un'abitazione, esigenza primaria della vita civile: il normale mercato privato rappresenta una soluzione soltanto per chi è in grado di spendere somme molto elevate, mentre è divenuto quasi impossibile il ricorso ad esso per chi percepisce redditi modesti. Le locazioni, per i privati, diventano sempre meno accessibili, per la riluttanza dei proprietari a privarsi di beni dei quali diventa sempre più difficile tornare in possesso: si preferisce quindi affittare ad uffici o a persone che soggiornano temporaneamente nelle città. Dagli uffici infatti, si possono percepire canoni più elevati, da coloro che dimorano provvisoriamente, invece, si ottengono maggiori garanzie di recupero del locale a breve scadenza. Chi rimane penalizzato è quindi l'inquilino residente, la famiglia, soprattutto se di condizioni modeste. Nella Capitale, l'amministrazione aveva previsto un incremento dell'edilizia economica e popolare, che però in gran parte è stato disatteso. L'edilizia privata, nel frattempo, tende alla paralisi (e questo fenomeno si sta verificando anche a Milano) e questo fenomeno si sta verificando anche a Milano) e questo contribuisce all'aumento dei costi dei vani disponibili.
Sanità e casa costituiscono quindi i nodi più complessi che le amministrazioni locali debbano affrontare: ad essi si aggiungano il traffico. il decentramento, la sorveglianza, l'assistenza agli emarginati, ecc.
Negli anni 1975-76 il mito dell'eurocomunismo berlingueriano e la delusione che molti manifestavano per le gestioni a guida DC, provocarono un forte incremento elettorale del PCI e la conseguente formazione delle Giunte Rosse. In alcunr grandi città si costituirono maggioranze consiliari socialcomuniste, nelle quali molti riposero speranze di progresso e di risanamento amministrativo. A circa dieci anni di distanza possiamo dire che non era così. Le tentazioni clientelari, a suo tempo rimproverate alla DC, hanno trovato ampio spazio nell'azione delle Giunte Rosse; i grandi problemi, già esistenti prima del 1975 (casa, sanità, occupazione), sono rimasti insoluti e si rivelano ancor più drammatici. Alla luce degli insuccessi delle amministrazioni di sinistra, l'opinione pubblica, gradualmente, tende a ridimensionare i giudizi negativi espressi sulle gestioni a guida DC, talvolta a valorizzare l'azione, a suo tempo liquidata troppo frettolosamente, sotto l'influenza del mito del comunismo umanitario e democratico, fautore di progresso e rinnovamento. La Democrazia Cristiana deve oggi cogliere questa occasione di confronto con un decennio di amministrazione di sinistra, individuare carenza e contraddizioni riflettere sui propri errori del passato e creare quindi un progetto aggiornato e credibile per la realizzazione di una città rispettosa della dignità dell'uomo, delle sue esigenze fondamentali, del suo ruolo nella società.
Recuperando questa capacità propositiva, fondata sulla centralità dell'uomo nel contesto urbano, la Democrazia Cristiana potrà raccogliere la sfida del PCI e delle Giunte Rosse e conseguire il consenso necessario per conquistare nuovamente la guida dei grandi centri, rendendosi artefice di una città «a misura d'uomo».
Dal programma dei giovani dc
Per questo chiediamo che un'adeguata rappresentanza dei giovani venga inserita nelle liste della DC. Non Si tratta di una richiesta di mero ricambio generazionale, ma solo di un modo per qualificare i giovani dc come fedeli testimoni dell'attenzione del mondo cattolico-democraiico ai seguenti temi:
- questione morale e qualità del potere locale;
- occupazione e lavoro per il mondo giovanile;
- droga ed emarginazione sociale;
- gestione del territorio, tutela de 'ambiente e scelte di politica urbanistica;
- enti locali e politica delle attività culturali.



































