Lettere

Considerazioni elettorali di un esterno

Nuova Politica - Considerazioni elettorali di un esterno pagina 26

La campagna elettorale ha da poco lasciato libere le piazze italiane, le elezioni, soddisfacenti, premiano soprattutto le forze di governo.

È dunque una bella soddisfazione per chi, come la DC, è da quarant'anni presente come forza trainante a/l'interno del governo stesso.

Gli elettori hanno voluto così premiare la DC, le sue idee, la democrazia che hai saputo creare in Italia dal dopoguerra ad oggi.

Sarei contento se queste fossero le vere, profonde e maturate convinzioni degli italiani che sono andati alle urne. Se così fosse, se potessi affermare questo con assoluta certezza, dormirei col cuore in pace; ma un dubbio mi tormenta e ripensando alla impostazione generale di tutta la campagna elettorale, questo dubbio mi si presenta sempre più come convinzione.

Mi spiego meglio: nella campagna elettorale per le elezioni politiche del 1983 (dove1 la DC le ha prese di santa ragione) l'impostazione di massima della campagna stessa mi pareva più basata su di un confronto aperto di idee e valori, mentre la tradizionale campagna anticomunista pareva essere solo un ricordo di tempi, andati.

Diciamo pure che più che uno scontro di piazza si è cercato di fare uno scontro ideologico. I risultati sono sotto gli occhi di tutti.

L'Italia non era matura? O forse si sono espressi male i concetti? O forse ancora, gli uomini che dichiaravano di volersene far carico non ne erano all'altezza? Oppure le idee erano sbagliate?

A questo punto penso sia inevitabile porsi il dilemma: quali effettivamente sono le, motivazioni che spingono gli elettori a dare il loro voto a questo o quel partito?

Il dubbio, la paura, che siano più le emozioni che la ragione a dettare il voto è forte e non è certo bello pensare che l'Italia, con quel che ha passato, cerca ancora la piazza, la battaglia, lo scontro frontale.

Qui a Reggio Emilia, ho avuto l'occasione di assistere alla chiusura della campagna elettorale della DC e del PCI.

Al di là di ogni commento sul numero di spettatori presenti alle manifestazioni, debbo dire che anche se confesso di essermi divertito, sono rimasto molto deluso. Per 'fa DC è intervenuto il Ministro Martinazzoli, il quale ha tenuto (almeno a mio avviso) una splendida riflessione sui valori ispiratori del pensiero di Aldo Moro e della Democrazia Cristiana. Non sono comunque mancate le critiche negative che erano tali non per divergenze ideologiche, ma in quanto il discorso non era stato «agguerrito e battagliero» come si conviene.

La sera successiva, l'on. Occhetto parlava al palasport. Lì sì, i toni erano accesi, gli animi entusiasti e la folla esultante. Non sono mancate neppure le scene da «Papocchio», quando ad ogni esclamazione del nome de/fu segretario del PCI la folla scoppiava in esaltanti e scroscianti applausi e ovazioni di ogni sorta.

La gente comunque è uscita veramente felice di appartenere ad un partito i cui esponenti sanno parlare così male, parlar male di qualcuno o qualcosa ovviamente, perché in quanto a retorica e arte del contarla su, (come si dice da noi) sono veramente in gamba.

Ebbene dico io, ma è dunque questa la maturità degli elettori italiani?

È dunque questa la coscienza politica di questo popolo?

Possibile che ancor oggi si guardi non tanto al merito delle cose ma alla pura e semplice superficie?

Possibile che vent'anni di fascismo, cinque di guerra e tanti altri fatti di violenza scatenati dai facili entusiasmi della piazza non siano serviti a cambiare le cose? E soprattutto, possibile che quarant'anni di democrazia rimangano un tesoro nascosto?

Giancarlo Baroni
Reggio Emilia 16 Maggio 1985

 

Mino Martinazzoli, “Il limite della politica”, Ed. Morcelliana, 1985, pp. 138, L. 10.000
Giorgio Merlo

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