Nella città da protagonisti
Il movimento giovanile della DC guarda con particolare attenzione all'appuntamento elettorale amministrativo del prossimo maggio consapevole del proprio ruolo e della propria funzione in questo particolare e delicato momento storico. Il difficile passaggio del 12 maggio ci impone un'intensa collaborazione con il Partito, oltreché una disponibilità totale sia di uomini, sia di idee.
I giovani, oggi più che in passato, potranno guardare alla DC con ritrovata fiducia, se la riterranno capace di rifondare la speranza civile, quella ricerca di equilibrio tra i bisogni che favorisce la crescita e lo sviluppo della società in tutte le componenti.
È questo il bisogno profondo che i giovani e la società più in generale sentono e che caratterizza marcatamente l'attuale delicata fase di trasformazione.
Il Movimento Giovanile è più che mai consapevole che sta emergendo un crescente bisogno di ritrovare il senso collettivo e la direzione di marcia del nostro sviluppo.
Il momento storico sembra segnato da problemi economici e sociali di disgregazione e di involuzione quali, ad esempio, la dilagante disoccupazione giovanile, il formarsi di nuove povertà, il diffondersi della droga, della violenza e dell'emarginazione sociale nonché caratterizzato da inquietanti segnali di progressivo decadimento dei rapporti civili, del processo politico, del funzionamento istituzionale.
Il bisogno primario è quello di ridefinire alcune tappe dello sviluppo sociale quelle su cui può scattare tale investimento a tale speranza che passa attraverso nuovi processi strutturali sui quali dobbiamo riallacciare i fili per ristabilire la speranza di una nuova società, di una globalità dello sviluppo di cui abbiamo da tempo perso il senso, fino a considerarla afferente più al mito che alla realtà.
La DC può guidare questo processo di trasformazione e di cambiamento che investe soprattutto le realtà e le comunità locali, per questo motivo, al di là dell'indubbio valore politico che l'appuntamento elettorale del 12 maggio riveste, decisivo sarà il messaggio di una nuova progettualità che sapremo indirizzare al paese per il governo e le autonomie locali.
È finita un'epoca, ne sta nascendo un'altra che, pur tra mille contrasti, lascia già presagire i propri connotati. Sta ora a noi saper imprimere alla nostra proposta politica anche quel poco di utopia che ci permetta di agganciare tale speranza e di tradurla in certezza. Non dobbiamo aver paura di lanciare al paese un messaggio nuovo, che vada anche al cuore delle genti, che ridesti la capacità dell'uomo di essere nuovamente protagonista responsabile delle sue scelte ed interprete del suo futuro. La nostra proposta parte dall'esame approfondito dello stato in cui versa il mondo giovanile, Jalle ansie che pervadono tale condizione, dalla carica di innovazione e di trasgressione che esprime.
Oggi il mondo giovanile, a dii ferenza del passato, non fa più rumore. I giovani sembrano più marcatamente privilegiare un'attenta valutazione delle distinzioni tra le forme e i contenuti, tra gli ambiti diversi della propria esperienza e, infine, tra le diverse opzioni all'interno di ciascun ambito.
Il mondo giovanile sembra acquisire maggiore autonomia rispetto ai poli di riferimento tradizionali della propria esperienza e per queste ragioni crediamo che il messaggio da indirizzare in questo particolare momento sia legato ad una nuova cultura del progetto e della solidarietà, in cui si ridisegni la mappa dei riferimenti cardine propri dei giovani, dove i comportanti seppure più articolati e complessi trovino rispondenza ad acquistino maggiore concretezza.
L'idea di un «progetto per la città» ha certamente alcuni limiti, ma rappresenta senza dubbio un'importante novità nel bigio panorama politico e culturale delle nostre città.
È nostro intendimento disegnare i caratteri di una nuova cultura di governo della città.
Una cultura che si basi sui valori della solidarietà, della ricerca di una migliore qualità della vita, di una migliore convivenza sociale. Una cultura, cioè, che sia legata al progetto per il futuro e che sia veramente attenta alla comunità degli uomini.
A questo proposito si rende importante per un progetto alternativo di governo della città comprendere e guidare il rapporto tra società ed istituzioni. Si è ormai esaurito il binomio tradizionale Società civile-Stato e sta mutando secondo uno schema tripolare che comprende lo «Stato», il «Mercato» e la «Società civile». Il «Mercato» intendendo per esso la globalità dei rapporti economici esistenti, entra direttamente nelle sfere istituzionali e sociali del paese. Il PCI ha trovato un equilibrio all'interno di questo schema in termini scientificamente clientelari, basati cioè sul mero «scambio politico».
Tale concezione soffoca la reale autonomia politica e sociale del territorio, ed esprimere tra l'altro, dobbiamo dirlo con forza, una concezione statica e conservatrice del rapporto con la società, di cui il PCI, al di là delle facili demagogie, si è fatto alfiere.
L'impegno del nostro movimento è di ricercare in termini dinamici un equilibrio tra quelle tre entità. Si rende, cioè necesario raccordare sistematicamente la cultura locale con l'economia periferica e con le Autonomie locali.













