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Una, dieci, cento italie

Della corruzione

Nuova Politica - Della corruzione pagina 124
Nuova Politica - Della corruzione

Sgombriamo subito il campo da equivoci: non esiste in politica una questione morale diversa da quella che si pone nella vita di ogni giorno per un qualsiasi cittadino. Per chi crede nella "normalità" della politica, ha poco senso sia elogiare una amministrazione quando questa riesca a terminare il proprio mandato senza essere inseguita dai Carabinieri, sia richiedere al politico comportamenti o valori supremi che non debbano essere rispettati anche dall'ultimo dei cittadini.

Insomma, la moralità di un Paese è anche la moralità della sua classe politica e viceversa.

Detto questo, andiamo a vedere quanto la realtà di oggi si discosti da tale ragionamento e come sia cambiata la mappa della corruzione politica in Italia. Senza guardare in faccia nessuno e senza carità e omissioni di parte, ma operando prima alcune doverose premesse metodologiche.

Innanzitutto ci si potrebbe chiedere che cosa è la corruzione? Le risposte, basta pensarci, sono almeno tre. Per qualcuno è la violazione di una norma, di uno standard; per qualcun'altro è la lesione di un interesse pubblico anche quando non vi siano gli estremi di un'infrazione alla norma; per altri, infine, è corruzione ciò che viene considerato tale dall'opinione pubblica. Altra difficoltà è come selezionare i casi: ci sono processi per corruzione ma vi sono anche regolari "vendite" di consulenze ad enti locali ed amministratori che non si discostano molto da una corruzione sostanziale. Anche in questo caso, se ci si pensa bene, perché un esempio di corruzione divenga rilevante servono almeno quattro condizioni: che il caso sia scoperto, che sia denunciato alla magistratura, che questo dia vita ad un procedimento penale, che il procedimento sia ripreso dalla stampa. Se ci attenessimo a queste quattro regole, il fiume della corruzione si ridurrebbe enormemente. E non basta: poiché la stampa ha trattato spesso con rilievo analogo casi fra loro imparagonabili. Corruzione effettuata mediante partecipazioni statali ha avuto il medesimo risalto dell'incriminazione di un'intera giunta per la spesa di 12.000 lire in benzina non autorizzata; tangenti nella ricostruzione in Belice, in Friuli ed in Campania trattate come le vacanze di dirigenti della Usl pagate con denaro destinato al funzionamento degli ospedali. E via discorrendo. Fatte queste debite premesse, mordiamo questa mela indigesta.

Gli amministratori locali ed i politici in genere sono soggetti a tre tipi di reato: quelli imputati loro per mancata o errata applicazione di norme statali e regionali che li colpiscono non tanto come persone fisiche direttamente colpevoli ma come responsabili e rappresentanti di organi amministrativi; quelli che rivelano l'organicità dell'amministratore al mondo della criminalità comune od organizzata; quelli che derivano direttamente da un abuso del proprio potere di amministratore quali la corruzione, il peculato, la "vendita" di risorse pubbliche.

Il primo tipo di reato – va detto con estrema franchezza – se non viene letto con cautela, rischia di inquinare ogni statistica relativa alla questione morale: per la violazione di norme, anche di modesto rilievo, sulla gestione delle acque, dei rifiuti, sull'inquinamento acustico, sono inquisiti decine di migliaia di amministratori, ma questo rivela spesso solo la carenza di strumenti amministrativi non l'intenzionalità criminale del politico. Ed infatti, molto spesso, si tratta di reati che prevedono solo sanzioni amministrative.

Assai più grave è il caso di collusioni criminali dell'amministratore con la delinquenza comune od organizzata: le tabelle che riportiamo oltre sono significative di un mutamento qualitativo della questione morale che ci sembra francamente inquietante. I dati riportati provengono dal Ministero dell'Interno, sono aggiornati al maggio 1990 e non sono certo tacciabili di parzialità o approssimazione.

Numero dei provvedimenti e delle persone inquisite

 

Ass.ne di stampo mafioso

Numero

provvedimenti

64

 

Numero
provvedimenti

Numero
persone fisiche

Associazione di stampo mafioso

64

57

Mafia

6

5

Decadenza licenza

1

1

Traffico stupefacenti

47

41

Spaccio stupefacenti

89

82

Detenzione stupefacenti

91

79

Altri reati inerenti stupefacenti

133

129

Misure prevenzione mafia

23

4

TOTALE

454

398

 

 

Preoccupante è la ripartizione regionale di questi reati che evidenzia l'infiltrazione mafiosa nelle istituzioni: non più il Consigliere o l'Assessore come "referente" della criminalità, ma spesso come vero e proprio "affiliato" dell'organizzazione.

 

Amminstratori inquisiti

Regioni Numero
inquisiti
Sicilia 83
Campania 53
Calabria 31
Altre 44
Totale 211

 

 

Vediamo poi altre due tabelle riferite alla carica rivestita di questo tipo di inquisiti e del partito di appartenenza.

 

Amministratori inquisiti:
ripartizione per cariche

 

Cariche

 

Numero inquisiti
1983 1986

Sindaci, assessori, presidenti provinciali 

37 143

Amministratori di altri enti pubblici locali

6

3

Consiglieri comunali, provinciali e dirigenti di partito

16

34

Amministratori, consiglieri regionali e deputati

6

26

 

Amministratori inquisiti:
ripartizione per partiti

 Partito

 

Numero inquisiti

1983

1986

DC

58

82

PCI

5

44

PSI

34

100

 

Riepilogo generale degli amministratori inquisiti:
ripartizione per partiti e per periodo

Partiti

Pre 1979

1979/1983

1983/1986

Totale

DC

110

78

52

240

PSI

67

64

56

187

PCI

33

32

22

95

PSDI

38

35

22

95

LAICI

40

31

22

93

 

Interessante, riguardo al terzo tipo di reato – quello che colpisce di più l'immaginario collettivo – è uno studio di Donatella Della Porta pubblicato sulla rivista Polis per i tipi del Mulino che studia le forme organizzative ed il tipo di reato in tre casi esemplari degli anni passati già sanzionati dalla magistratura: Psi di Savona, Psi di Firenze, Dc di Catania.

Nel primo caso, si tratta del gruppo legato ad Alberto Teardo che riguarda la selezione di imprese per un appalto di edilizia pubblica e che vede protagonista nello scambio di tangenti il "clan" del principale inquisito.

Nel secondo caso, invece, siamo di fronte a perizie gonfiate per l'acquisizione di immobili da parte del Comune in cui il perno della corruzione è la "corrente di partito" che si finanzia nello scambio illecito. Nel terzo, infine, oggetto del reato sono le forniture ad una Usi della città, ma i soggetti del reato non sono configurabili né come "clan" di una persona, né come "corrente", ma come vero e proprio "comitato d'affari" cui partecipano, per pura convenienza personale sia imprenditori che criminali puri che politici.

Interessante anche lo studio delle "figure professionali" della corruzione che la ricercatrice individua nei tre casi citati: i rappresentanti del "cartello" degli edili a Savona, i rappresentanti di prodotti farmaceutici a Catania in cerca di "protezione", i "procacciatori d'affari" per i proprietari immobiliari a Firenze. Quali sono le cifre complessive di "Tangenlandia"? È domanda non facile poiché, ovviamente, una cosa sono le corruzioni scoperte dalla magistratura, una quelle immaginate.

Certo è che tra il 1976 e il 1986, i soli casi riportati dai giornali configurano un ammontare di tangenti per 657 miliardi, ma il Censis, lavorando sulle percentuali gonfiate degli appalti, sui meccanismi di revisione prezzi, sulla concessione di licenze ed altro ipotizza un circuito annuale di bustarelle per 11.200 miliardi. Una rapida occhiata, infine, alle imputazioni contro i parlamentari italiani. Tra il 1861 ed il 1924 e tra il 1948 ed il 1987, la magistratura ha imputato i deputati per ben 4591 reati.

Ma, come si sa, esiste l'istituto dell'immunità parlamentare e dell'autorizzazione a procedere, talora usato in modo sicuramente difforme dalle giustificazioni storiche che ne legittimano la sopravvivenza.

Vediamo dunque un'ultima tabella riferita al rapporto tra autorizzazioni a procedere richieste e quelle concesse.

 

Autorizzazioni richieste e concesse per legislatura

Legislature Autorizzazoni a procedere
Richieste Concesse % Concesse
1948-1953 687 92 13,4
1953-1958 551 43 7,8
1958-1963 464 74 15,9
1963-1968 335 29 8,7
1968-1972 252 39 15,5
1972-1976 502 173 34,5
1976-1979 261 83 31,8
1979-1983 256 91 35,5
1983-1987 433 91 21,1
Totale 3.741 715 19,1

 

Come concludere questa breve ricognizione sulla corruzione politica in Italia? Con tre avvertenze, una tecnica, due politiche di segno opposto, negativa e positiva.

Per chi volesse approfondire la materia, si consiglia il primo e finora unico testo in materia: il volume di Cazzola "Della corruzione" nel quale ci si può sbizzarire, in un'analisi seria e completa, a studiare la natura del reato, gli autori dell'illecito, la loro appartenenza, l'entità della tangente, i fini dello scambio, l'ampiezza della collusione, la risposta della magistratura, l'atteggiamento della stampa.

Una conclusione preoccupata: la questione morale, enfasi giornalistica a parte, è ancora una seria emergenza da affrontare con i dovuti strumenti. Dipenderà dai costi dell'attività politica, dal rampantismo, dalle infiltrazioni criminali, ma certo è che una delle cause di crisi di legittimità della politica proviene anche da questa scarsa pulizia di Cesare. Altro che sua moglie. Una conclusione ottimista: gli amministratori pubblici in Italia sono oltre 500.000.

A fronte di un esercito di corrotti e corruttori, c'è quindi un'Italia sana che suda e lavora, che amministra con fatica, ma che certo non si arricchisce. E purtroppo è quella parte di Italia che non fa notizia e che spesso paga con il proprio isolamento e la propria sofferenza un impegno non apprezzato, non capito, ma indispensabile per la qualità della vita e l'efficienza amministrativa della macchina Italia.

Bossi Blob
A mo' di conclusione: oltre la "logica nimby''?

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