Diciamocelo con franchezza: fare politica oggi è molto più difficile di trenta anni fa.
Le scelte fondamentali sono già state compiute, l'ideologia – grande gabbia, ma anche grande collante degli italiani – ha smesso di esercitare la propria funzione del "non capisco, ma mi adeguo" lasciandoci in eredità una società sfrangiata, le classi sociali si sono trasformate in decine di articolazioni corporative, valori e modelli comportamentali vengono bruciati nello spazio di pochi mesi.
Eppoi, oggi, è in crisi la stessa legittimità e rappresentanza della politica come mezzo umano per disciplinare i conflitti e deliberare le regole per una comunità.
Abbiamo esplorato sommariamente le istituzioni, i poteri, i servizi pubblici, i nuovi diritti e i vecchi doveri, la società mutata degli anni 90.
Prima di chiudere il catalogo e godersi la festa, proponiamo due sole riflessioni alla vostra attenzione: la prima, su ciò che un buon politico dovrebbe evitare; la seconda, su un obiettivo possibile per essere, almeno, un uomo saggio prima che un politico di successo.
Gli americani hanno coniato due efficaci e simpatiche espressioni per esprimere il matrimonio perverso fra la miopia della società e l'irresponsabilità della politica. I cittadini, la società si comporta spesso secondo la "logica nimby", vale a dire "Not In My BackYard" (non nel mio giardino). Tutti amiamo le strade pulite, nessuno vuole ospitare una discarica o un inceneritore. Tutti amiamo consumare l'energia che ci serve per le nostre attività, nessuno vuole centrali nucleari, termoelettriche, a carbone. Tutti comprendiamo la società multirazziale, nessuno desidera un senegalese o un albanese accanto a casa sua. Ogni problema deve essere risolto ma, per favore, "non nel mio giardino".
La politica replica irresponsabilmente quando si comporta secondo la "logica nimto", vale a dire "Not In My Term Office" (non durante il mio mandato). Rinviare, rinviare, ancora rinviare i problemi. A qualcuno, il cerino scotterà le dita.
E allora ecco la seconda riflessione.
Abbiamo parlato ad un certo punto del catalogo di "pluralità delle appartenenze" associative. Pensiamo al nostro comportamento di politici, ma anche di uomini: lunedì sera siamo alla riunione sugli extracomunitari, martedì discutiamo sull'ordine pubblico e la criminalità; mercoledì partecipiamo alla protesta dei metalmeccanici, giovedì spieghiamo in una sezione la durezza dell'ingresso in Europa. Ogni giorno viviamo una mezza identità, legittima, ma incapace di essere sintesi fra valori e interessi diversi. Ci ammoniva Bonhoeffer che il vero problema del cristiano nell'epoca della modernità sarebbe stato quello di vivere "una soggettività tutta intera", di sapersi fare carico anche delle contraddizioni.
È questa la sintesi ulteriore verso cui la nuova politica è faticosamente in marcia. Una sintesi ulteriore, difficile da raggiungere senza umiltà e ricerca, che richiede, innanzitutto, un nuovo tipo di uomo.

