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Ungheria

Voglia d'Occidente

Nuova Politica - Voglia d'Occidente pagina 72
Nuova Politica - Voglia d'Occidente

È stata la prima giovane democrazia a rinascere nel vecchio continente dopo 43 anni di comunismo.

Nel marzo di quest'anno, a Budapest, durante la campagna elettorale, si è parlato molto di economia, più propriamente di mercato e di capitalismo. La parola d'ordine del candidato, poi vincente, Antall era "comunità europea"; primo passo nelle promesse elettorali: l'Associazione dell'Ungheria alla Comunità. E poi tanti comizi sulle privatizzazioni controllate, sulla neutralità della nuova Ungheria in un contesto euro-atlantico. L'obiettivo del nuovo governo è la creazione di una classe media con capacità imprenditoriali che possa recuperare il tanto tempo perduto negli scorsi anni. L'Ungheria, da sempre l'economia dell'ex. blocco socialista più aperta all'estero, ha pagato questo suo coraggio di

affrontare la sfida del mercato internazionale con un altissimo indebitamento estero che oggi, però, può essere rinegoziato in nuove condizioni politiche.

Esemplare il comportamento dei nuovi comunisti di Pozsgay: hanno accettato con tristezza il verdetto elettorale, hanno fatto autocritica sulla sottovalutazione della crisi di credibilità del vecchio regime, hanno fatto valigie e si sono convinti che è meglio andare in giro, con fatica, a ricostruire le radici del consenso perduto. Il maggior poeta ungherese vivente, Gyorgy Petri, ha commentato addirittura cosi questo comportamento: "il partito comunista ci ha anche defraudato della gioia per la sua liberazione". Certo, due sembrano oggi i problemi principali: da un lato, la menzionata questione etnica degli ungheresi di Transilvania, ma, ben più preoccupante, i tempi e le modalità della modernizzazione economica.

Su questo ultimo punto, ha scatenato qualche diffidenza, un senso quasi di "desencanto" nella sensibilità collettiva, l'arraffa- arraffa dei grandi editori occidentali sulle testate televisive ed editoriali del Paese: prima Murdoch, poi Maxwell, anche Berlusconi, infine Springer hanno approfittato della "vacatio" della legge che disciplina emittenza ed editoria per acquistare a prezzi stracciati frequenze, redazioni e giornalisti, testate, perfino canali di Stato. Insomma, chi pensava che mercato fosse solo la riscoperta del gusto di lavorare, ha capito che nell'epoca del capitale internazionale, il prezzo della competizione è molto più alto.

Presto passeranno di mano le industrie – 90% di proprietà statale – ma con l'avvertenza che il risanamento costerà migliaia di posti di lavoro in quelle poco produttive. E la disoccupazione è un fatto sconosciuto, che le aziende fronteggiano come possono, senza meccanismi di solidarietà sociale, al massimo con un telefono a disposizione per il licenziato perché possa cercare un altro impiego.

La produttività è cresciuta di oltre il 35% e, per la prima volta, si produce pensando non solo al Comecon ma anche ai costi, non considerando più i libri contabili una pura formalità.

A chi storce il naso vedendo l'aumento della prostituzione nella capitale e la nascita dei primi casinò, gli ungheresi fanno notare che la gente sta anche riscoprendo il gusto del lavoro, della competenza e della professionalità.

L'altra ambizione internazionale è quella del "concerto" mitteleuropeo: su impulso del ministro degli esteri italiano, già più di una volta i governi di Austria, Italia, Ungheria, Cecoslovacchia si sono incontrati per discutere del futuro, dello sviluppo economico di questa area centro-europea.

L'Ungheria, insomma, ha tanta voglia di crescere. Tanta voglia d'occidente.

Si è votato in 2 turni, il 25 marzo e l'8 aprile per un Parlamento con mandato di 4 anni composto da una sola Camera di 386 seggi.

Quest'ultima dovrebbe stabilire nuove regole per eleggere il Capo dello Stato e definirne i poteri.

L'Ungheria dopo il voto

 

Partito % di voti seggi
Forum Democratico
(centro-destra)
 25  165
Liberi Democratici
(liberali di centro)
 21  92
Piccoli Proprietari indipendenti
(contadini)
 12  43
Socialisti
(comunisti riformati)
 11  33
Giovani Democratici
(liberali di centro)
 9  21
Democratici Cristiani  7  21
Socialdemocratici  4  0
Altri  7  11

 

Primo Ministro in carica: Jozsef Antall (Forum)
guida una coalizione con Piccoli Proprietari e Democristiani.

Presidente ad interim: Arpad Goncz (Liberi Democratici) scelto dal Parlamento.

Membro della Banca Mondiale e del Fondo Monetario Internazionale, ha un debito estero di 19 miliardi di dollari.

Ha un accordo di cooperazione economica e commerciale con la Cee, di cui aspira a diventare membro pieno.

Ha chiesto anche di entrare nel Consiglio di Europa.

Membro del Patto di Varsavia, ne ha chiesto a più riprese lo scioglimento. L'Urss ha accettato di ritirare entro il luglio 1991 le 60.000 unità militari presenti attualmente sul territorio.

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