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Cecoslovacchia

Vaclav Havel: dal teatro al castello

Nuova Politica - Vaclav Havel: dal teatro al castello pagina 66

Vaclav Havel è diventato in breve tempo un personaggio internazionale, quanto meno per la singolare vicenda di divenire in 7 mesi da detenuto politico a Capo dello Stato.

Ma la militanza del drammaturgo scrittore cecoslovacco parte da molto lontano e trova una sua tappa significativa nell'esperienza di Charta 77, a causa della quale finisce in carcere per la prima volta.

Per comprendere l'esperienza del Forum Civico e i capisaldi "ideologici" di questa rivoluzione gentile è indispensabile leggere un preziosissimo libretto del 1979 scritto da Havel mentre si trovava in carcere: "Il potere dei senza potere" oggi in imminente ristampa. Come si spiegano i poeti e gli intellettuali al potere?

Come si spiega questo paradosso di un potere morale, di un potere della parola che ha potuto di più delle ideologie l'un contro l'altra armate?

E come si spiega che altrove i lenti costruttori della rivoluzione sono poi stati puniti dal responso delle urne?

Havel racconta nel libretto menzionato la sua "teoria".

L'est totalitario è il regno dei rapporti' anonimi, senza comunicazione. Ogni rapporto è mediato dal linguaggio, dalla simbologia del potere che scambia intenzionalmente realtà e apparenza.

Il verduraio espone slogan sul futuro del proletariato ma non li legge; l'impiegata compra verdure senza nemmeno notare quel cartello di cui anche lei deve tenere una copia appesa nel suo ufficio. Il cittadino ha rapporti solo con la menzogna del potere e deve obbedire.

Si crea un circolo perverso fra sottomissione-interiorizzazione-obbedienza-rassegnazione che produce risentimento verso gli altri e apatia verso il sistema. Si "tira a campare" senza guai.

In questa obbedienza-rassegnazione – per Havel – sta il fondamento del potere totalitario: la routine è la non coscienza della propria umiliazione, ma la routine collettiva è la legittimazione implicita del sistema, l'obbedienza è comunicare che non è possibile cambiare. Il potere sa di mentire, ma comunica l'interiorizzazione della menzogna affinché nessuno possa dire che il "re è nudo",

Se questo è il collante del sistema, esso è al tempo stesso solidissimo ma potenzialmente molto fragile. È sufficiente infatti trasgredire all'obbedienza con gesti, comportamenti di verità che rifiutino la rassegnazione e la menzogna perché il regime possa collassare ali 'improvviso. Di qui Charta 77, che non è il sindacato che negozia il rispetto di un diritto umano contro la chiusura di un occhio su un altro problema, ma che afferma con intransigenza la pienezza di un pezzo di verità.

Non vincono le rivoluzioni politiche ed ideologiche ma quelle "esistenziali": agire ogni giorno destabilizza il sistema, i gesti etici sono gesti politici perché strappano al potere il monopolio della identità collettiva. Chiude Havel "La rivoluzione esistenziale non è qualcosa che un giorno ci cadrà in grembo dal cielo o che un nuovo Messia ci porterà. È un compito che ogni uomo ha davanti a sè in ogni momento. Possiamo fare qualcosa e dobbiamo farlo tutti, qui ed ora. Nessuno lo farà mai per noi, e quindi non possiamo aspettare nessuno".

Da qui la polemica finale sulle forme della politica: la democrazia è possibilità per ciascuno di decidere, contare, cambiare. I partiti e tutte le forme organizzate devono essere al servizio di persone ed individui, fornire apparati tecnici, conoscitivi, ma mai prevalere sulle persone. Gli individui vanno al potere, non i partiti che devono avere con gli uomini un rapporto provvisorio e sempre revocabile.

 

I poeti al potere
All'Est scorre il sangue

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