Fino a ieri sembrava che l'unico Paese con problemi etnici fosse l'Unione Sovietica: Lettonia, Lituania, Estonia, Georgia, Armenia, Tadgikistan; questi nomi ricorrevano spesso sulle pagine dei quotidiani dell'"era Gorby".
Il collasso dell'89 ha però rivelato che anche gli ex-satelliti non navigano in acque migliori e conoscono anch'essi lacerazioni etniche non indifferenti.
Vediamo in sintesi quali sono le aree calde principali:
- in Cecoslovacchia, è riesploso, puntualmente, l'antico dissapore fra i cechi e gli slovacchi, al punto che uno der primi emendamenti costituzionali introdotti da Havel è stato la nuova denominazione della Repubblica socialista in Repubblica Federativa Ceca e Slovacca; la esplicita scrittura con la congiunzione "e" è stata preferita a quella, troppo morbida, col solo trattino "ceco-slovacca".
- in Polonia sono centinaia di migliaia i componenti della comunità tedesca, localizzati prevalentemente nelle regioni minerarie della Slesia e nelle ex-province della Pomerania e della Prussia Orientale, prima della guerra facenti parte della Germania. A Bonn, i settori più estremisti della destra non hanno mai rinunciato a rivendicare i diritti su quest'area.
- in Romania sta invece localizzata (come scritto in altra parte di questo catalogo) la più ampia "minoranza" d'Europa, un milione e mezzo di ungheresi che vivono in Transilvania, fino al 1919 parte dell'Ungheria. Sulle persecuzioni di Ceausescu ai danni degli ungheresi intervennero anche le Nazioni Unite: oggi la vertenza si riapre fra Antall ed il "post-comunista" Iliescu.
- in Bulgaria vive, invece, una comunità di circa 1.200.000 turchi che, durante l'epoca di Zhivkov, sono stati sottoposti a vere e proprie campagne di persecuzione tra le quali il cambiamento del nome nella versione europea e la rinuncia alla professione di fede musulmana. La maggior liberalità del nuovo governo ha paradossalmente scatenato un movimento nazionalista bulgaro che si oppone al ristabilimento dei diritti dei turchi.
- Tutto tranquillo per l'Ungheria che ha, al limite, il problema di tutelare le proprie comunità all'estero, non ospitandone nessuna diversa sul proprio territorio.
- la Moldavia, repubblica creata 50 anni fa da Stalin, non fa ovviamente Stato a sé stante, ma è abitata per due terzi da popolazione rumena: con il crollo di Ceausescu si è riaperta la possibilità che una sua parte, la regione della Bessarabia, venga restituita alla Romania.
- un breve cenno va dedicato alla Repubblica Federale più frantumata d'Europa: la Jugoslavia: come e noto, in questo Paese si fronteggiano con rara virulenza Sloveni, Croati, Bosniaci, Serbi, Albanesi, Macedoni e Montenegrini, per la riappropriazione di una vera e propria autonomia e per una diversa "lottizzazione" etnica del potere politico federale. La spinta centrifuga più forte è quella del Kossovo – desideroso di costituirsi in regione autonoma o, al limite, di federarsi alla vicina Albania, che ha trovato nel serbo Milosevic il suo più deciso antagonista.
Non citiamo l'Unione Sovietica, che richiederebbe un catalogo tutto intero per questo problema.

























