Il 1990 è stato, per Praga e la Cecoslovacchia, l'anno della celebrazione della libertà. E il vecchio regime è stato seppellito definitivamente da un evento straordinario per questo Paese: la prima visita cecoslovacca, in aprile, di Papa Giovanni Paolo II.
Parole belle e durissime le sue: "Quando pronuncio la splendida parola libertà, la pronuncio con tutto l'amore e tutto il fervore del mio cuore. La pronuncio come professione della mia fede nell'uomo e nella sua dignità. Varsavia, Budapest, Berlino, Praga, Sofia, Bucarest sono diventate le tappe di un pellegrinaggio verso la libertà." E ancora: "Siamo di fronte alle rovine di una delle tante torri di Babele della storia umana. Apparentemente tutto è iniziato con il crollo delle economie. Era questo il terreno prescelto per costruire un mondo nuovo, un uomo nuovo, guidato dalla prospettiva del benessere, ma con un progetto esistenziale rigorosamente limitato all'orizzonte terreno. Tale speranza si è rivelata un 'utopia pratica... la pretesa di costruire un mondo senza Dio si è dimostrata illusoria".
Praga è, davvero, oggi meta affollatissima di uno strano pellegrinaggio. Turismo, ma non solo. Certo la città è bellissima, ma ciò che sorprende di più è l'atmosfera di libertà nuova che vi si respira. La Cecoslovacchia ha un Presidente che ha scelto quale responsabile del negoziato per il ritiro dell'Armata Rossa la più famosa rock-star locale, Michal Kochab; che ha tra i suoi consiglieri Vaclav Neumann, direttore della Filarmonica di Praga, Milos Forman, regista cinematografico; che ha insediato come rettore dell'Università un artista, Milan Knizak; che ha come vice-ministro alla cultura un jazzista, Karel Srp, fino ad un anno confinato come lavoratore manuale in un'impresa metallurgica.
Nelle strade adiacenti a Piazza Venceslao c'è chi vende mostrine e medaglie dell'Armata Rossa, molti che si arrangiano col mercato nero delle valute.
Certo, il futuro non è solo libertà; ci sono molti problemi da risolvere, un'economia da rilanciare, un rapporto da ricostruire con la Slovacchia. Ma il governo di Havel ha molto consenso, nessuna paura e tanta fantasia: ha aperto tutti i dossier segreti, da quelli sui rapporti col terrorismo occidentale alle forniture di armi alla Libia, compreso qualche dossier da film comico come quello sul nostro Ruggero Orfei, ma soprattutto ha intessuto una fitta trama di nuovi rapporti internazionali. Dubcek gira l'Europa ritirando lauree ad honorem e parlando della nuova Cecoslovacchia, Havel incanta le platee qualificate con la sua raffinatezza e spontaneità presentando cosa intende per "Repubblica umana".
Entrambi sostengono il nuovo corso di Gorbaciov: lo ha fatto con convinzione Dubcek davanti al Parlamento Europeo, Havel davanti al Congresso americano; il Presidente ha ottenuto il ritiro entro il 1990 dei 75.000 soldati russi presenti nel suo Paese e parla di una nuova Europa fondata sui 35 Paesi dell'Atto di Helsinki.
La situazione economica del Paese non è tragica: la produzione industriale è notevole, il debito estero abbastanza contenuto; certo mancano molti beni di consumo e tante attività pubbliche possono essere privatizzate. Non casualmente il governo cecoslovacco pensa ad un sistema economico misto come quello italiano: ciò che è competitivo rimanga allo Stato, ciò che non è strategico può essere privatizzato e rilanciato.
Finché l'incanto della libertà dura, è giusto goderselo. Sottolinea Havel, goderselo sempre con una buona dose di ironia e relatività.
Come quando, ai tempi della repressione, usciva di casa con lo spazzolino da denti in tasca per potersi lavare in caso di arresti improvvisi oppure organizzava, in sfida al regime che proibiva le riunioni sulla pubblica piazza, assemblee su canotti e gommoni a spasso per la Moldava.
Tanti auguri Presidente. Che l'incanto possa proseguire.
La Cecoslovacchia dopo il voto
Si sono tenute l'8 ed il 9 giugno di quest'anno ed hanno assegnato i 150 seggi di ognuna delle due Camere federali: la Camera del Popolo (101 membri della Repubblica Ceca, 49 della Slovacchia) e quella delle Nazioni (75 membri ciascuna per le due Repubbliche).
Il mandato dura 2 anni ed il Parlamento deve presentare entro il 1992 un nuovo progetto di Costituzione.
| Partiti | % di voti | seggi |
| Forum Civico (alleanza ceca e slovacca anticomunista) |
49 | 87 |
| Partito Comunista | 14 | 23 |
| Demo-cristiani (Partito Popolare boemo e Democristiani della Slovacchia) |
12 | 20 |
| Autonomisti Moravi e Slesiani | 5 | 9 |
| Partito Nazionale Slovacco | 4 | 6 |
| Altri | 3 | 5 |
Presidente in carica: Vaclav Havel (Forum Civico)
confermato a stragrande maggioranza dal Parlamento.
Primo Ministro in carica: Marian Calfa (Gente contro la violenza – filiazione del Forum Civico)
ex-comunista, ha abbandonato il Partito all'inizio di quest'anno.
Ha un debito estero di 5 miliardi di dollari.
Ha chiesto l'ingresso nel Fondo Monetario Int. e nella Banca Mondiale. Ha già chiesto anche l'ingresso nel Consiglio d'Europa.
Si prepara anche a firmare un accordo di cooperazione economica e commerciale con la Cee.
Membro del Patto di Varsavia, ha stabilito con l'Urss che le truppe sovietiche abbandoneranno il suo territorio entro il maggio 1991 (circa 74.000 sono gli uomini ancora dislocati nel Paese).






























