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pagina 67
Romania

All'Est scorre il sangue

Nuova Politica - All'Est scorre il sangue pagina 67

È stata forse la prima rivoluzione della storia del mondo trasmessa in diretta televisiva nei giorni delle vacanze natalizie.

La Romania era sembrata, nel corso del- 1'anno, immune alla ventata rivoluzionaria che aveva già squassato i Paesi comunisti: del resto, di alcune anomalie lo stesso Ceausescu andava molto fiero. Educato in carcere nel dopoguerra dall'ex dittatore Georghi Dej, Ceausescu aveva uno spiccatissimo senso del potere unito ad una mentalità da satrapo balcanico.

In posizione più defilata all'interno del Patto di Varsavia in cui cercava maggiore autonomia in politica estera (si pensi ai numerosissimi articoli di elogio della stampa occidentale per questo comunista "anomalo" anche se eccentrico ed alle sue relazioni politiche con svariati leaders occidentali ed arabi), Ceausescu aveva praticamente azzerato il debito estero con una politica di esportazione intensiva dei beni e delle materie prime che in realtà sarebbero stati necessari alla sussistenza della popolazione.

Dopo qualche giorno di silenzio, l'escalation degli eventi che tutti hanno stampati nella memoria: le proteste a Timisoara per le intimidazioni ai danni di un giovane sacerdote molto attivo, le manifestazioni, la repressione dell'esercito, la guerra civile nel Paese.

Da lì, la rivoluzione è entrata via antenna in tutte le case: dalle immagini stupefacenti del comizio di Ceausescu organizzato in sostegno del regime che si trasforma in mugugno della folla e poi in boato di protesta, all'assalto al Palazzo della Tv (non casualmente poi centro di coordinamento della rivoluzione), alla fuga del dittatore e sua moglie.

Poi l'epilogo cruento: dopo i già tanti morti per le strade, gli incendi, i cecchini sui tetti, le violenze, la resistenza della Securitate, le immagini di quello strano processo sommario conclusosi con la fucilazione del conducator e sua moglie.

Il 1989 finiva con un po' di amaro in bocca per una rivoluzione che non convinceva fino in fondo: gli eventi di questo 1990 ce ne avrebbero dato una negativa conferma.

Del satrapo aveva la fissazione per la sicurezza personale, il culto ossessivo della propria personalità, l'estensione delle responsabilità politiche al clan familiare. Il risultato era un partito senza dissenso, una società in cui, fino a dicembre, si stentava, da ovest, a scorgere simboli, segni, testimonianze di eterodossia.

L'ultima dimostrazione di forza era stato il Congresso del PC: un evento molto atteso dai media che ne volevano fare un sondaggio sul grado di consenso del dittatore. In realtà, dopo una relazione zeppa di cifre e tabelle tese a dimostrare l'inarrestabile marcia della Romania verso l'avvenire ed il socialismo, Ceausescu era stato acclamato, ancora una volta, "conducator" del Paese.

Gli ultimi giorni del conducator

20 novembre Ceausescu apre il Congresso del PC rumeno, senza giornalisti stranieri, ribadendo il suo "no" alla perestrojka e sottolineando i vanti economici del suo Paese.
18 dicembre A Timisoara durissima repressione dei manifestanti da parte dell'esercito: imprecisato il numero delle vittime.
21 dicembre Una manifestazione organizzata da Ceausescu in sostegno del suo regime si trasforma in una grande protesta dell'opposizione.
22 dicembre Assalto al Palazzo Presidenziale. Si spara per le strade; il conducator e sua moglie sono intercettati mentre fuggono in elicottero. Nuove drammatiche testimonianze sugli eccidi del regime.
25 dicembre Dopo duri giorni di scontri, la televisione rumena placa gli animi proiettando un filmato sul processo sommario e sulla fucilazione del dittatore e sua moglie, avvenuto in luogo imprecisato.
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