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Polonia

Il tempo dell'elettricista di Danzica

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All'ingresso dei cantieri di Danzica, oggi, non troneggia più la grande statua di Lenin; è scomparso anche il nome del leader bolscevico così come i simboli del Partito Comunista.

IO anni fa, il 7 agosto 1980, tuttò iniziò con il licenziamento di una operaia trentenne, Anna Walentinowitz, assai attiva nei sindacati liberi. Gli operai stavano protestando per la decisione del Governo di aumentare del 70% i prezzi della carne, già elevati per i magri salari riscossi. Storicamente, anche nel 1956 e nel 1970, le proteste popolari erano iniziate per decisioni analoghe: nel 1956, dopo uno sciopero la cui repressione aveva mietuto 40 vittime, si era arrivati alla chiamata al potere del "riformatore" Gomulka; nel 1970, lo stesso Gomulka era caduto sempre su un aumento di prezzi, e sulla repressione di uno sciopero costata quasi 300 vittime: lo aveva sostituito Gierek, ex minatore ed ex partigiano.

Nel 1976, durante proteste per nuovi aumenti – seppure meno odiosi – ed in seguito a scioperi a Radon e a Danzica, venne licenziato anche un baffuto elettricista, Lech Walesa, lo stesso che il 14 agosto 1980 si arrampicò sui cancelli dei cantieri Lenin per invitare gli operai alla protesta contro il licenziamento della giovane collega sindacalista.

La cosa poteva sembrare simile al passato, ma qualche novità in più c'èra: agli inizi del secolo si diceva che questa zona era il crocevia di tre imperi, quello russo, quello austriaco, quello tedesco; al tempo del 1980 il crocevia era fra altre istituzioni: il sindacato, la Chiesa, il partito.

E qualcosa, rispetto al 1976, era cambiato: sul piano internazionale, l'ex Arcivescovo di Cracovia, Karol Wojtyla, era divenuto Papa con il nome di Giovanni Paolo II; sul piano interno, si era venuta saldando una inedita alleanza fra clero polacco, leaders della protesta operaia come Walesa, Lys o Gwiazda, intellettuali cattolici come Mazowiecki, intellettuali post-comunisti del Kor (Comitato di Difesa dei Lavoratori) come Michnick o Kuron.

Fu così che lo sciopero di Danzica non si fermò alla generica richiesta di maggior benessere ma, in uno sforzo di collaborazione di un comitato cui prese parte lo stesso Mazowiecki, presentò una piattaforma in 21 punti "politici". Nel mondo giravano migliaia di immagini dei cancelli dei cantieri ornati di fiori, delle immagini del Papa e della Madonna, migliaia di foto delle confessioni degli operai in ginocchio sul selciato.

Ha detto Walesa quest'anno, ospite al Meeting di Rimini "il mondo si stupì di questa rivoluzione fatta in ginocchio". Ma la rivendicazione stavolta era molto più radicale. Parla sempre Walesa "il nazismo volega distruggere i nostri corpi, allo stalinismo non bastavano i corpi: voleva le nostre anime. Allora accettammo una sfida che chiamammo Solidarnosc. Essa doveva mostrare la vera dignità dei lavoratori, doveva dare speranza a tutta la nazione."

Gierek tornò in fretta e furia dalla Crimea dove era in vacanza con Leonid Breznev e in un annuncio televisivo fece parziale autocritica sulla cecità dei dirigenti, minacciando però larvatamente un intervento di forza se il "Comitato di sciopero" avrebbe insistito con le proprie richieste.

Walesa e compagni tennero duro: nessuno rinunciava alle alleanze internazionali, ma gli operai volevano un loro sindacato.

Al Comitato Centrale del partito fu lotta aperta: saltò per prima la testa di Babiuch, capo del governo.

Iniziarono dieci giorni di negoziato, conclusi con una storica firma dell'atto di nascita di Solidarnosc e l'inno nazionale cantato da tutti. Lo sciopero finiva, ma la rivoluzione era solo al primo passo. Pochi giorni e Gierek veniva rimosso senza nemmeno un grazie: al suo posto il responsabile per i problemi della sicurezza, Kania.

Iniziarono allora 16 mesi di passione, di consultazioni frenetiche, di formazione di Comitati, di inèontri.

Mosca, a più riprese intervenne con toni sempre più minacciosi. Solidarnosc cresceva, si rafforzava, alzava il tiro, parlava di democrazia. La Chiesa scese in campo, si schierò, offrì le Chiese per le riunioni politiche e sindacali. Il POUP era lacerato, saltarono primi ministri, segretari, membri del Comitato Centrale. Dopo una visita di Gromjko in Polonia arriva la svolta.

In 20 giorni, dalla fine di ottobre al dicembre 1981, il generale Jaruzelsky diviene segretario del partito, si fa concedere pieni poteri dalla Dieta polacca, scioglie di forza alcune occupazioni ed il 13 dicembre dichiara lo stato d'assedio.

L'avventura sembrava finita, Walesa dopo pochi mesi fu incarcerato e con lui tutta la direzione di Solidarnosc.

Ma la libertà è un virus pericoloso: una volta inoculato ed entrato in circolo, qualsiasi livello di restrizione non potrà mai riportare le coscienze alla rassegnazione del "prima".

Walesa e compagni hanno avuto pazienza, non hanno venduto le loro "anime" ed hanno rosicchiato, come tarli, le fondamenta del regime. Quando, dopo 9 anni, il generale ha compreso che non c'erano riforme economiche senza la collaborazione degli operai polacchi, la partita era già giocata.

Le urne avrebbero detto che il comunismo e la sua credibilità erano evaporati da tempo. 

La normalizzazione del Generale

14 agosto 1980 I 17.000 operai dei cantieri navali Lenin di Danzica entrano in sciopero dopo il licenziamento di un rappresentante non ufficiale dei lavoratori.
16 agosto 1980 Presentata la piattaforma in 21 punti dai rappresentanti operai: tra le richieste il riconoscimento di un sindacato libero.
Si dimette il premier Edward Babiuch che lascia il posto a Joseph Pinkowsky.
30 agosto 1980 Si conclude a Danzica e Stettino con la firma degli accordi, poi ratificati dal POUP, il grande sciopero che ha paralizzato il litorale baltico polacco con la vittoria degli operai e con l'ammissione di una organizzazione sindacale non legata al potere politico. Gli accordi sono firmati dal vice-premier Jagielski e da un elettricista di Danzica, Lech Walesa.
5 settembre 1980 Si dimette il segretario del POUP Edward Gierek per "ragioni di salute" sostituito da Stanislaw Kania.
22 settembre 1980 Il neo7sindacato prende il nome di "Solidarnosc".
5 dicembre 1980 Il Patto di Varsavia, riunito a Mosca, ricorda che la "Polonia è stata, è e resterà uno Stato socialista".
12 dicembre 1980 Il Consiglio Atlantico replica che la Polonia deve essere libera di decidere del proprio futuro
13-15 gennaio 1981 Walesa in visita in Italia incontra il pontefice in visita privata.
9 febbraio 1981 Inizia a Jalenia Gora uno sciopero a tempo indeterminato; a Varsavia, dopo le critiche espresse in seno al POUP dal vice primo ministro Grabski si dimette il Premier Pinkowski che conserva il dicastero della Difesa: gli succede il giorno dopo il generale Wojcieck Jaruzelski.
28 maggio 1981 Muore il Card. Wyszynsky.
5 giugno 1981 Visita a Varsavia di Andrej Gromyko.
7 ottobre 1981 Il Congresso di Solidarnosc propone un programma di trasformazione globale della vita economica e politica della Polonia; Walesa rieletto segretario.
18 ottobre 1981 Jaruzelski eletto segretario del POUP.
4 novembre 1981 Jaruzelski propone al Card. Glemp e a Walesa un "Consiglio di Intesa Nazionale" fra Stato, Chiesa e Solidarnosc.
28 novembre 1981 La Dieta concede i "pieni poteri" a Jaruzelski per opporsi alle "azioni nocive al Paese"; il POUP invita la Dieta a emanare un decreto (sospensione del diritto di sciopero) per utilizzare "mezzi straordinari d'azione nell'interesse e protezione di tutti i cittadini".
2 dicembre 1981 A Varsavia, sgomberata con la forza la scuola degli allievi pompieri occupata dagli allievi in sciopero il 18 novembre.
10 gennaio 1982 Appello del Papa per la Polonia.
30 gennaio 1982 Sanguinosi incidenti a Danzica: 14 feriti, 205 fermati.
8 febbraio 1982 Lech Walesa arrestato assieme ad altri dirigenti di Solidarnosc.
10 novembre 1982 Muore "di raffreddore" Leonid Breznev.
14 novembre 1982 Walesa liberato dal carcere dopo 11 mesi.
12 dicembre 1982 Il generale Jaruzelski annuncia la sospensione dello stato di guerra.
16-23 giugno 1983 Visita del Papa in Polonia: in 8 città milioni di fedeli lo acclamano; Walesa ricevuto in udienza privata
5 ottobre 1983 Il Premio Nobel della pace attribuito a Lech Walesa.
20 ottobre 1984 Rapito a Torun l'abate della Chiesa di S.Stanislao di Varsavia, Jerzy Popieluszko, sostenitore di Solidarnosc e critico acceso del regime.
27 ottobre 1984 La Tv annuncia che Popieluszko è stato assassinato da un capitano e due tenenti della polizia, già catturati.
30 ottobre 1984 Trovato in un bacino idrico artificiale il cadavere dell'abate polacco.
7 febbraio 1985 Il tribunale di Torun condanna dai 14 ai 25 anni di carcere gli assassini di padre Popieluszko.
12-13 gennaio 1987 Jaruselszky, in visita in Italia, si incontra con il Papa.
29 novembre 1987 Referendum di Jaruselzki per un programma di austerità economica: il referendum che deve ottenere la maggioranza assoluta degli aventi diritti al voto viene bocciato (lo approva solo il 44% della popolazione).
2 maggio 1988 Solidarnosc chiede la liberazione dei prigionieri politici.
5 maggio 1988 La polizia sgombera i cantieri di Nowa Huta occupati dagli operai.
Il manifesto delle 2000 parole e le parole degli inviati
Scoppia la distensione

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Il rapporto che lega il governo polacco, Chiesa e Solidarnosc è simile ad un trittico trecentesco: si scrutano l'un l'altro nella assoluta immobilità.