Metti insieme un anziano presidente americano dotato di eccezionale fiuto politico ed ottima comunicazione con il suo Paese ed il più giovane leader del Cremlino degli ultimi 50 anni con una situazione economica gravissima da fronteggiare e si potrà comprendere lo "scoppio" della pace fra Est ed Ovest degli ultimi 5 anni.
Fino agli anni 80, organizzare un summit fra le superpotenze era questione diplomatica che richiedeva anni di lavorio e di pazienza: solo gli anni 70, con il negoziato sui due trattati Salt, aveva conseguito un livello più alto di consultazioni al vertice.
Ma vediamo schematicamente i risultati del quinquennio 85-90.
19-20 novembre 1985:
SUMMIT DI GINEVRA
I media trasmettono le celebri immagini dei colloqui al caminetto fra i due leaders siglate dalla frase "Abbiamo alcuni affari in comune".
Il summit non produce risultati immediati, ma rompe il ghiaccio creatosi dal 1983 con la rottura dei negoziati e l'installazione degli euromissili occidentali in risposta agli SS-20. In conseguenza dell'incontro, però, i tre tavoli tradizionali del negoziato (armi convenzionali, armi nucleari strategiche, armi a medio raggio) riprendono a funzionare. Ma si ha una prima sensazione: i leaders preferiscono gestire direttamente, al più alto livello, i contenuti di massima della trattativa.
Ottobre 1986:
SUMMIT DI REYKJAVIK
Un incontro imprevisto, un cerimoniale insolito, come disse un negoziatore: "siamo andati a tre passi da un accordo storico". Nella "casa dei fantasmi" dell'isola settentrionale, in 22 ore di dibattito senza bagni di folla, discutendo seduti anche sul bordo della vasca nella toilette a notte fonda, le due delegazioni si scambiano opinioni a tutto tondo dai conflitti regionali ai diritti umani, alle guerre stellari.
Se Reagan propone accordi separati per i singoli temi, Gorbaciov rilancia per un accordo globale, il cosiddetto "package deal" che rende interdipendenti tutte le questioni trattate.
Il punto di frattura di Reykjavik saranno le "guerre stellari", il faraonico progetto già in difficoltà nell'opinione pubblica e scientifica americana, poi abortito sotto la presidenza Bush, di cui Gorbaciov reclama un definitivo abbandono. Cadono comunque tante pregiudiziali: sugli euromissili si raggiunge un'intesa su un livello minimo di deterrenti senza il conteggio da parte sovietica dei missili anglo-francesi; sui missili strategici, l'Urss smette di conteggiare come "armi di primo colpo" i missili europei e propone un piano a tappe per la completa eliminazione dei vettori intercontinentali; sui conflitti regionali e sui diritti umani non esce niente di pubblico, ma g i eventi dei mesi successivi dimostrano che Usa ed Urss hanno trovato una intesa profonda su tutte le aree più calde del globo; sui tests nucleari le due superpotenze riconoscono il valore delle moratorie unilaterali e decidono di diminuire drasticamente i tests sia in quantità che in potenza.
Dicembre 1987:
SUMMIT DI WASHINGTON
L'accordo storico è raggiunto. Per la prima volta dalla scoperta dell'arma atomica, viene firmato un accordo che non si limita a prevedere un tetto massimo di escalation del riarmo, ma elimina completamente una categoria di vettori nucleari, i più discussi, i più politicizzati, gli euromissili.
A fianco di questa intesa, numerosi accordi commerciali, tecnologici, un nuovo impulso alla conferenza sulle armi convenzionali, un nuovo giro d' orizzonte sui conflitti regionali.
É scoppiato l'idillio fra le due superpotenze; nasce ufficialmente "la politica del condominio Usa-Urss".
Maggio 1988:
SUMMIT DI MOSCA
É un po' il vertice di addio di Reagan, il cui secondo mandato è in imminente scadenza e non consente terze elezioni. I due "amici" si concedono alla folla, chiacchierano con i bambini, camminano per la Piazza Rossa. Il seguito delle testate giornalistiche e televisive è impressionante: i network americani gareggiano in tavole rotonde con ospiti sovietici, nella promozione di gemellaggi fra studenti dei due Paesi; per la prima volta, i sondaggi di opinione dimostrano che il popolo americano non teme più i sovietici, li considera "amici", li vuole scoprire.
Reagan, però, vuoi per lo scarso tempo trascorso dal vertice di Washington, vuoi per non voler impegnare la politica della amministrazione successiva, non conclude accordi miracolosi come nelle attese della vigilia. Gorbaciov chiedeva accordi militari, ma soprattutto accordi economici per ridare fiato alla sua perestrojka. Non ottiene i primi, ma rimane abbastanza soddisfatto dei secondi.
Dicembre 1988:
INCONTRO DI WASHINGTON
É un summit anomalo, anzi non è un summit. Gorbaciov arriva senza delegazioni di negoziatori, solamente per conoscere il successore, il "president elected" George Bush in carica dal 20 gennaio del mese successivo. É un passaggio del testimone.
Il risultato utile consiste nell'assicurazione che l'atteggiamento del nuovo presidente verso l'Urss non muterà, anche se richiederà un po' di tempo l'organizzazione di un vertice fra i nuovi protagonisti.
Dicembre 1989:
SUMMIT DI MALTA
Nelle acque del Mediterraneo ha luogo il primo incontro dell'era Bush. É una chiacchierata a giro d'orizzonte che permette ai due di conoscersi meglio: si discute di armi convenzionali, ma soprattutto Gorbaciov conferma la fine della "dottrina Breznev" e la non ingerenza di Mosca negli sconquassi in corso negli altri Paesi dell'est europeo. Washington, dal canto suo, conferma tutto l'aiuto disponibile per Mosca dal punto di vista economico per sostenere la politica delle riforme.





