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Germania

Da Honecker a Krenz: il crollo del muro

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Nuova Politica - Da Honecker a Krenz: il crollo del muro

La rivoluzione in Germania democratica, la caduta di Honecker, il crollo del muro di Berlino hanno rappresentato la vera chiave di svolta del 1989. Oltre alla simbologia politica del dopo Yalta, della guerra fredda concretizzata da quel muro di cemento, dai cani lupo e dai "vopos", Berlino ed Honecker erano la dimostrazione vivente che un'economia socialista può fungere da locomotiva per un intero blocco, che il Partito non aveva bisogno di riforme, che il Paese era quasi "il migliore dei mondi possibile".

Honecker, l'ex partigiano comunista, torturato dai nazisti giovanissimo aveva, in fondo, un curriculum degno di rispetto; per lui, Gorbaciov e la perestrojka erano lussi inutili che il confronto con l'ovest non poteva permettersi. Eppure, come un organismo apparentemente sano ma corroso dall'interno fin nelle fondamenta, Honecker, i suoi successori ed il Muro sono crollati in nemmeno 50 giorni.

Fino a settembre, i tedeschi dell'est si rassegnavano ad incontrare i parenti dell'ovest scegliendo, sul Lago Balaton in Ungheria, il luogo delle loro vacanze comuni, oppure captavano frammenti di occidente dalle trasmissioni televisive o dai concerti rock provocatoriamente tenuti a pochi metri dal muro di Berlino. É bastata una decisione del governo ungherese per far crollare il castello faticosamente costruito: aprire le frontiere per consentire il transito in Ungheria dei cittadini in fuga verso Ovest.

In due settimane fuggirono il 75% degli ingegneri sotto i 30 anni, il 50% dei medici dell'intero Paese: un Paese in ginocchio privo dei suoi quadri migliori. Del resto la complementarietà delle due Germanie era quasi ideale: ad Ovest, un Paese ricco di capitali e tecnologie, ma carente di manodopera qualificata e non da impiegare; ad Est, un Paese ricco di manodopera qualificato e non, ma carente di capitali da investire.

Poi, come in un turbinoso finale di pellicola, i moti di piazza, il viaggio di benservito di Gorbaciov al suo eterno rivale Honecker, la sfiducia all'anziano leader tre giorni dopo.

Ma la miccia innescata non poteva essere spenta da Krenz, figura a suo modo preziosa: 44 giorni di governo, alcune decisioni storiche che hanno ulteriormente accelerato il processo, poi il ritorno all'ombra della vita privata.

Chi l'avrebbe mai detto che nell'ultima decade di ottobre, i membri della polizia segreta sarebbero stati precettati a lavorare nelle miniere visto l'esodo ad Ovest delle "facce nere"?

Il 9 novembre, con l'apertura del varco di Berlino, è stata politicamente e simbolicamente chiusa un'epoca, sanata una frattura della storia europea; in fondo, tecnicamente, l'apertura del muro era inutile: per andare in Germania Ovest si poteva anche passare dalle frontiere ungheresi.

Il 9 novembre, in realtà, si è compreso che l'intera storia europea si rimetteva in movimento, che il bastione tedesco non era più disponibile a recitare la parte del cane da guardia di un bipolarismo ideologico in via di superamento.

L'ultimo mese del 1989 e questo 1990 ce ne hanno fornito una preziosa, anche se scontata, conferma.

La locomotiva dell'Est ha fatto crack

6 settembre A Budapest migliaia di aspiranti profughi attendono il disco verde per andare in Occidente. Tutto pronto in Germania Federale ed in Austria per l'accoglienza. Per due settimane, il ritmo sarà di 30 profughi al minuto.
11 settembre Nickelsdorf in Ungheria si apre all'esodo: vi passano subito 16.000 persone.
12 settembre L'Ungheria sfida il Patto di Varsavia pronunciatosi negativamente: fino all'6 ottobre, 40 anniversario della RDT, gli esuli potranno passare indisturbati ad Ovest. Proteste diplomatiche di Berlino.
3 ottobre Dopo il via libera agli ultimi 11.000 profughi, Honecker chiude le frontiere.
6 ottobre Gorbaciov a Berlino per l'anniversario della RDT. Sembra il sostegno del leader di Mosca al vacillante Honecker. Si sprecano parate, sorrisi e baci. Si capirà a posteriori che il viaggio di Gorbaciov è stato il "benservito" all'anziano leader.
9 ottobre 70.000 persone in piazza a Lipsia. Per la prima volta, membri del Politburo parlano di dialogo con l'opposizione.
11 ottobre Il Politburo mette in minoranza Honecker. Anche il conservatore Kurt Hager sostiene la necessità di riforme democratiche.
18 ottobre Honecker è costretto a dimettersi. Gli succede Egon Krenz, in aria di riformismo anche se delfino di Honecker cresciuto politicamente contro la volontà del Politburo medesimo.
21 ottobre Anche a Berlino, come a Lipsia e Dresda, migliaia di giovani in piazza per protestare. Le riforme promesse da Krenz non convincono. 
24 ottobre Krenz è eletto Capo dello Stato.
4 novembre Oceanica manifestazione di piazza a Berlino Est: un milione di giovani per le strade.
9 novembre Mossa a sorpresa di Krenz: aperte tutte le frontiere con la Germania Ovest; cade politicamente il muro di Berlino.
6 dicembre Krenz si dimette; Gerlach è il nuovo Presidente della Germania Democratica.
28 novembre Duramente contestato dagli alleati di governo e accolto con imbarazzo dalle superpotenze, Kohl presenta un piano di riunificazione della Germania in tre fasi.
3 dicembre Dimissioni in blocco del Politburo e del Comitato Centrale.
La Magistratura arresta 5 ex-dirigenti di rango del Partito Comunista con l'accusa di corruzione.
4 dicembre Inizio della fine per Honecker: arresti domiciliari per corruzione e abuso di potere.
6 dicembre Dopo 44 giorni di vita politica, Krenz si dimette da tutto e scompare dalla vita pubblica del Paese.
9 dicembre Gregor Gysy, avvocato ebreo di 44 anni, è il nuovo segretario del PC.
10 dicembre Convocata dall'Urss una conferenza delle quattro potenze occupanti Berlino per discutere del futuro della città.
22 dicembre Il Cancelliere Kohl ed il nuovo Premier Modrow si incontrano in un clima di festa presso la Porta di Brandeburgo.
Ora tocca all'Ungheria
Il silenzioso golpe di Mladenov

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