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pagina 71
Bulgaria

Quello strano post-comunismo

Nuova Politica - Quello strano post-comunismo pagina 71

Se la politica pianificasse i propri tempi sui ritmi della spettacolarità, quella bulgara sarebbe proprio sfortunata o, meglio, poco tempista. Nel 1989, il vecchio leader Theodor Zhivkov veniva silurato proprio il giorno del primo smantellamento del muro di Berlino, non riuscendo ad andare oltre a modesti richiami sulle prime pagine dei quotidiani.

Nell'ombra la rivoluzione è iniziata, nell'ombra è proseguita, quasi che la Bulgaria non sia sentita come facente parte del vecchio continente: ed in effetti, un solo sguardo alla carta geografica dimostra come le vicende bulgare, fin dalla storia antica, siano più inserite nel sempre inquieto pentolone balcanico. Non è un caso che, tra i maggiori problemi del vecchio e nuovo governo, ci sia sempre stato quello del rapporto con la minoranza turca.

Alle elezioni, il Paese ha mostrato due anime: quella vetero- comunista, guidata dal "neo-socialista" Mladenov, artefice del pensionamento di Zhivkov e dell'operazione successiva di cosmesi politica (fine del ruolo guida del partito, cambiamento di nome ecc.) e quella dell'Udf (Unione delle Forze Democratiche) che reclama l'uscita dal socialismo. Fin dal gyrinaio di quest'anno, le due forze si sono confrontate prima in una "Tavola rotonda", poi alle elezioni dove non sono mancate le denunce dell'Udf di violenze, intimidazioni, veri e propri brogli. Intanto si discute delle regole del gioco e della nuova Costituzione. Via i segni del passato come l'articolo l del vecchio testo che recita "La Repubblica popolare di Bulgaria è uno stato socialista di lavoratori della città e della campagna con alla testa la classe operaia"; via i controlli del partito ad ogni livello, locale e nazionale.

Certo che qualche dubbio sui convincimenti demoçratici di Maldeqov rimane: il giorno successivo alle elezioni, in televisione, quando il noto attore locale Josif Sercjaiev – membro dell'Udf – ha iniziato in lacrime ad accusare i brogli elettorali, l'immagine è stata oscurata ed è iniziato un programma musicale.

Il secondo tema di discussione è quello sullo status e sui diritti del milione di bulgari di lingua turca residenti nella regione di Kardzali: tartassati nei propri costumi e credenze religiose dal passato regime, i bulgaro-turchi sono oggi soggetti ad una massiccia penetrazione del fondamentalismo islamico e molti, ad esempio, scelgono di mutare il proprio nome nella versione araba. La qual cosa preoccupa non poco le forze politiche (il Movimento etnico turco è il quarto, anche se modesto, partito in ordine di consenso), ma soprattutto preoccupa la popolazione che, specie nelle zone più arretrate, ha dato il via a manifestazioni, anche violente, di intolleranza razziale.

Tra tutti i Paesi del vecchio blocco socialista, la Bulgaria è anche quello che ha mostrato minor voglia di accelerare il processo di disintegrazione dei vecchi organismi internazionali come il Comecon: mormorano alcuni che, proprio dal Comecon, la Bulgaria avrebbe anche tratto notevoli vantaggi, avendo contato sui suoi meccanismi di solidarietà verso i Paesi del blocco meno sviluppati.

Speriamo che non sia il caso di dire: a Sofia, niente di nuovo sotto il sole.

La Bulgaria dopo il voto

Le elezioni si sono tenute il I O ed il 17 giugno per eleggere un Parlamento monocamerale di 400 seggi che durerà in carica 2 anni e avràil compito di stendere entro il 1992 un nuovo progetto di Costituzione.

Partito % di voti Seggi
Partito Socialista Bulgaro
(ex Partito Comunista)
47 211
Unione delle Forze Democratiche
(alleanza anti-comunista)
36 144
Unione Agraria
(contadini)
8 16
Movimento per i Diritti e la Libertà
(gruppo etnico turco)
6 23
Altri 3 6

 

Presidente in carica: Peter Mladenov (socialista)

Primo Ministro in carica: Andrei Lukanov (socialista)

Ha un debito estero di circa 8 miliardi di dollari.

Ha chiesto di entrare nella Banca Mondiale e nel Fondo Monetario Internazionale.

Prepara la richiesta di ingresso anche nel Consiglio d'Europa.

La Bulgaria è membro del Patto di Varsavia, ma non ha sul proprio territorio truppe sovietiche.

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