Scuola, ultima ora
Chiuse le urne, anche questa volta abbiamo assistito alla «querelle» sui numeri e ad una interpretazione del voto eccessivamente libera, quando non falsata, offerta da molti quotidiani.
Al di là del «Chi ha vinto?», occorre in primo luogo riflettere sul contesto generale in cui si sono svolte le elezioni per il rinnovo degli organi collegiali. Nonostante le promesse, le dichiarazioni di principio, le tante battaglie, si è votato senza che sia intervenuta l'auspicata riforma dei meccanismi di partecipazione: le aspettative verso organi
più snelli, con reali poteri, dotati di competenze certe e ben delimitate, meglio raccordati con l'apparato della scuola sono rimaste tali. Altro elemento, non certo secondario, è il clima nel quale si è svolta la tornata elettorale, caratterizzato da un'aspra conflittualità sindacale, dal fiorire di COBAS e GILDA (indice di una preoccupante dimensione corporativistica in cui si intende oggi affrontare i problemi e della pericolosa frantumazione delle rappresentanze) al blocco degli scrutini. La riforma della scuola, infine, che sembra e sempre più è una chimera.
Tutto ciò non giocava certo a favore di una serena e responsabile partecipazione.
La reazione delle componenti scolastiche è stata, dati i presupposti, quasi inaspettata: non solo ha confermato come la coscienza partecipativa sia sempre viva ma, proprio da chi in questi giorni sta ·subendo le conseguenze di errori lontani e comportamenti dannosi è venuto un forte segnale.
La partecipazione degli studenti è, infatti, aumentata a conferma non solo di un trend positivo ma anche della volontà di giocare un ruolo avanzato e ragionato nella scuola.
La partecipazione dei genitori, pur in lieve calo, ha dimostrato come solo un terzo delle famiglie si preoccupino della propria presenza nell'ambito del disegno educativo che coinvolge i figli; ed è ormai un dato divenuto costante. La ridotta partecipazione alle urne da parte del personale direttivo, docente e non docente è senz'altro il frutto del perdurare di una situazione di oggettiva difficoltà e di aspettative insoddisfatte che caratterizzano oggi gli operatori del settore.
È questo l'elemento che maggiormente preoccupa: non vorremmo che la categoria docente, nella difesa dei suoi pur giusti interessi, si ponga in rapporto di contrapposizione con le altre componenti; le manifestazioni di protesta degli studenti, svoltesi in varie città e dirette contro il blocco degli scrutini sono un segnale ed un monito.
Esaminati così i dati sulla partecipazione, con il loro carico di significati, possiamo anche andare a vedere chi ha vinto queste elezioni.
Vittoria delle liste cattoliche
Nonostante il ritardo nella raccolta dei dati, è fuori discussione ormai che tra gli studenti i cattolici sono la forza di maggioranza.
Non disponiamo ancora di dati definitivi riferibili al totale, ma la tendenza è chiara.
Il Movimento Giovanile, fedele allo spirito del DPR 416/74, non è intervenuto direttamente nella fase elettorale, pur offrendo il proprio contributo; per il futuro può essere possibile prefigurare una funzione di collegamento – senza alcuna velleità egemonica – tra le varie realtà, una attività di supporto quale l'organizzazione di momenti di
formazione per gli eletti nei vari Consigli e la messa a disposizione di materiali, informazioni, strumenti.
Anche tra le altre componenti il successo – o la buona affermazione – delle liste cattoliche è un dato di fatto: la preziosa presenza dell'A.Ge., dell' AIMC, dell'UCIIM è stata premiata, come positivi sono risultati i consensi attribuiti al SiNaScEl- ISL e allo SNALS.
Dalle elezioni del 28 e 29 febbraio scorso è quindi emersa una voglia di partecipazione qualificata e responsabile, ma anche un preciso richiamo verso tutte le forze politiche: la «priorità e centralità della scuola» deve divenire qualcosa di più di uno slogan, di una dichiarazione di interventi; deve essere assunta come elemento ispiratore delle scelte e dei tempi in cui effettuarle.
Altrimenti ancora una volta non si daranno risposte a tante domande e le delusioni saranno cocenti.
E il conto, per la nostra scuola, sarà sempre più salato.
















