Organi collegiali: vecchi a 10 anni?
Sono passati ormai dieci anni dall'entrata in vigore dei Decreti Delegati che hanno istituito nella scuola italiane gli Organi Collegiali. Sulla utilità e sul ruolo di questi ultimi sono stati incentrati numerosi dibattiti a più livelli, sono state prese differenti posizioni politiche, sono stati versati, e con ogni probabilità si continueranno a versare in futuro, fiumi di inchiostro. Al di là di ogni considerazione specialistica nel merito, la domanda che è necessario porsi è questa: come effettivamente gli studenti considerano la presenza nella scuola di questi organismi partecipativi? Come è sentita dai giovani la loro funzione in rapporto alle concrete esigenze della vita studentesca, alle reali necessità di ogni alunno nel corso del quinquennio degli studi superiori?
Rispondere a questa domanda non è certo facile in quanto, innanzitutto, occorre fare delle differenziazioni senza le quali, la risposta non potrebbe che essere approssimativa. Lo stato d'animo degli studenti, infatti, non è il medesimo nei confronti di tutti i singoli organismi partecipativi oggi esistenti, alcuni dei quali sono quasi del tutto sconosciuti alla gran massa degli alunni (vedi ad esempio il caso del Distretto Scolastico); inoltre il modo di porsi nei confronti dell'istituzione in sé degli Organi Collegiali non sempre trova rispondenza nel comportamento partecipativo della componente studentesca che è spesso dettato dalla particolarità delle situazioni che si ha in questi organismi da un punto di vista generale.
Vediamo, comunque,.di analizzare brevemente il sentimento della componente studentesca nei confronti dei singoli Organi Collegiali: Consiglio di Classe, di Istituto e Distretto Scolastico.
Il ruolo del Consiglio di Classe dovrebbe essere quello di costituire, al di là delle singole competenze, un momento di incontro e di dialogo tra studenti e docente in relazione ai problemi didattici, al fine di agevolare ed estendere i rapporti di collaborazione tra le due componenti. In questo senso il Consiglio di Classe costituisce il superamento di quel rapporto di superiorità del docente verso gli studenti che – base e sostegno della scuola autoritaria prima della contestazione studentesca – ha per molti anni condizionato negativamente le istituzioni scolastiche del nostro paese. Il Consiglio di Classe è effettivamente visto dagli studenti come strumento utile all'assolvimento di questa importante funzione? Che nell'ultimo decennio, anche in conseguenza del moto contestatario del '68. e delle modificazioni in senso pluralistico e democratico di tutta la società italiana, il rapporto docente-studente abbia trovato nel dialogo e nella collaborazione dei costanti punti di riferimento, penso che sia innegabile. Tuttavia molto probabilmente ciò è dovuto più a un progresso dei tempi e della mentalità che al ruolo del Consiglio di Classe. il quale è stato più il sintomo di una mutata tendenza generale che la causa determinante di questo mutamento. I rappresentanti di classe degli studenti non sono sentiti come un elemento indispensabile per la costruzione di un corretto dialogo con i docenti, al quale è chiamata – piuttosto – a partecipare l'intera classe, cosa indubbiamente possibile per il numero ristretto dei suoi componenti.
Per quanto concerne, invece, il Consiglio di Istituto occorre dire che questo è l'organo collegiale che ha funzionato meglio in questo decennio. Le elezioni per il ronnovo degli studenti in questo Consiglio, sono sentite ancora in molte scuole con una notevole volontà di partecipazione e un discreto interesse. Anche in questo caso, però, è importante non generalizzare: dire che nel caso di questo organismo l'attenzione è superiore rispetto agli altri, non significa affermare che la partecipazione sia globale: spesso, anche se in tutte le scuole esistono dei gruppi di studenti promotori che coordinano la presentazione di varie liste e la partecipazione al voto è piuttosto elevata, permangono numerosi atteggiamenti di apatica indifferenza verso questa istituzione. Tali atteggiamenti sono determinati da una serie di fattori, tra cui la convinzione molto diffusa che, anche a causa della sproporzione numerica dei rappresentanti. gli studenti non abbiano voce in capitolo durante le riunioni e che, quindi. la loro sia una presenza incapace di incidere realmente sulle decisioni riguardanti la vita della scuola. Indubbiamente se gli studenti acquisissero la possibilità di esercitare un potere maggiore e, soprattutto, se il rapporto con le altre componenti si potesse svolgere su basi paritarie – cosa questa spesso riconosciuta solo nominalmente – il Consiglio di Istituto, che già attualmente riscuote la simpatia degli alunni più attivi ed impegnati nella vita della scuola, potrebbe assumere un ruolo
molto importante per tutti gli studenti, i quali avrebbero la possibilità, tramite essa, di divenire veramente partecipi di problemi gestionali e organizzativi.
Per quello che concerne il Consiglio Scolastico Distrettuale, si può senza dubbio affermare che è l'organismo meno sentito dagli studenti. Questo organo è più distaccato degli altri, dalla coscienza partecipativa degli alunni poiché, non interessando direttamente le singole scuole ma un più vasto discorso di collegamento della scuola con le esigenze del territorio, non viene ricollegato, nella mente degli studenti, con i propri problemi e, a meno che non si verifichino delle situazioni specifiche come ad esempio quelle inerenti alla scadenza elettorale, molti ne ignorano perfino l'esistenza o, comunque, i compiti e il ruolo. È comune esperienza di quanti si presentano nelle liste per le elezioni del Distretto scolastico, quella di dover impiegare gran parte del proprio sforzo in una azione informativa che spieghi le motivazioni e le funzioni di questo organo che è guardato da tutti. anche dopo le delucidazioni su di esso, con indifferenza e disinteresse. In alcuni casi, poi, all'indifferenza subentra la diffidenza, qualora le liste presentatesi affrontino discorsi rivelatori di tendenze partitiche ben definite. Un fenomeno ben diffuso tra gli studenti, e di oui il Distretto, il più «partitizzato» degli Organi Collegiali, fa le spese, è quello di volere evitare ogni coinvolgimento politico che comporta l'inquadramento in qualche organizzazione di partito, o comunque fortemente etichettata da un punto di vista ideologico. Questo atteggiamento di sfiducia nei confronti delle istituzioni partitiche è estremamente diffuso un po' in tutta la società, ma, per quanto riguarda la scuola, è ancora più evidente per due motivi. Innanzi tutto la contestazione giovanile, con la sua forte sottolineatura ideologico-politica, è ormai vista dalla gran parte degli studenti come un momento significativo ma, proprio per gli eccessi causati da un'eccessiva divisione in fazioni politico-ideologiche, non certo nuovamente auspicabile: oltre tutto la scuola ha trovato, nei limiti dell'istituzionalità, un suo assetto organizzativo e didattico-pedagogico capace di venire incontro alle esigenze partecipative dei giovani di oggi che, come abbiamo visto, indulgono semmai più alla non partecipazione che alla rivolta contestataria guidata dall'alto e dall'esterno. In secondo luogo una caratteristica propria dell'età giovanile è quella di sviluppare una forte volontà di autonomia, cosa che determina l'insofferenza per ogni forma di strumentalizzazione politico-ideologica. In questo senso è senz'altro apprezzabile il ruolo che svolgono le liste di «Presenza Cristiana» nelle elezioni distrettuali, in quanto hanno la capacità di costituire un valido riferimento partecipativo per chi, pur riconoscendosi in un'ideologia comune aperta e progressista come quella cattolico-democratica, non ha intenzione di legarsi direttamente a schemi partitici i quali, come spesso avviene per molte organizzazioni giovanili di destra o di sinistra possono essere lesivi dell'autonomia di pensiero del singolo e non preservare l'individuo da ingerenze strumentali di ogni genere.
Un cenno a parte merita, poi, il Comitato Studentesco, che a nausa della carenza legislativa in relazione alle sue competenze, stenta in molti casi a trovare un ruolo ben definito, ma che, con un potenziamento dei suoi poteri potrebbe essere uno degli strumenti più vicini alla mentalità degli alunni e, per certi aspetti, contribuirebbe a dare un significato nuovo anche alla figura del rappresentante di classe, investendolo di una più ampia responsabilità di decisione e proposta.
In conclusione, vorrei sottolineare che, se quella fin qui delineata è la situazione in relazione agli Organi Collegiali nella toro singolarità, il sentimento nei confronti della loro presenza in senso più generale è, come già accennato all'inizio, non necessariamente coincidente con quanto esaminato. Se, infatti, il giudizio nei confronti delle singole istituzioni è spesso negativo la possibilità di partecipare in qualche modo alla vita della scuola è sentita ormai da tutti come irrinunciabile: in questo senso il significato degli Organi Collegiali coincide con quello che è il sentimento comune degli studenti. Conseguentemente è auspicabile che la riforma dei Decreti Delegati, nella sua revisione critica di questi organismi, possa offrire al più presto agli studenti uno strumento valido che venga incontro alla volontà, già esistente in tutti, d assumere un ruolo rilevante nella gestione ed organizzazione della comunità scolastica. Se il divario tra volontà partecipativa degli studenti e strumenti per la sua esplicazione in termini pratici e concreti, sarà superato, una svolta importante nella vita della scuola sarà senz'altro compiuta, svolta che è attesa da più parti e che speriamo non tardi a venire.

















