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Le rotte della morte

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Nuova Politica - Le rotte della morte

Era "lo sportello sinistro" della finanza colombiana, fin quando il governo nazionale, sotto impulso 

di quello americano, non ha deciso di scatenare una guerra senza quartiere per la sua distruzione. Il "cartello di Medellin", l'accordo tra i produttori di cocaina, guidati dal neo-carcerato Pablo Escobar, fatturava oltre 150 miliardi di dollari annui, garantendo una crescita del Pil nazionale colombiano del 5% annuo. Un cartello crudele che non esitava a progettare attentati contro il sindaco di New York, Ed Koch, o contro il capo della Dea, Robert Sutnam, che ammazzava decine di magistrati e politici locali troppo zelanti che volessero ribellarsi alle miliardarie triangolazioni fra la Colombia, il Panama del generale Noriega e il circuito formato dalle banche svizzere e dalla BCCI del Lussemburgo. Il meccanismo, in fondo, era semplice: a Medellin si produceva la droga che veniva smistata sul mercato americano via Panama e Florida; i narcodollari venivano inviati in Lussemburgo e Svizzera per il loro riciclaggio (solo per la BCCI si hanno prove per un "lavaggio" annuale di 32 milioni di dollari); i soldi puliti tornavano a Panama e di lì a Medellin dai produttori di coca.

Ma questo traffico, che coinvolgeva clan mafiosi in Italia e in Medio Oriente e che si sposava brillantemente con il mercato delle armi, ha alla fine stancato la società americana, devastata dalla cocaina ed ha indotto prima l'amministrazione Reagan, poi quella Bush a muovere le proprie leve.

La guerra non è finita, anche se quel cartello, con quel tipo di trafficanti, è stato virtualmente disfatto, ma la Colombia è solo uno dei Paesi poveri che vivono sulla produzione degli stupefacenti e sul loro traffico.

Chi non si ricorda del "triangolo d'oro" Thailandia-Laos-Birmania dove centinaia di migliaia di ettari erano coltivati a canna da oppio? In quei Paesi la lotta alla droga si è fondata su una emergenza interna e su una serena analisi internazionale. L'emergenza è presto detta: questi Paesi, tradizionalmente produttori di droga da secoli ma non consumatori, hanno subìto come un boomerang l'oggetto della loro ricchezza con un aumento vertiginoso delle tossicodipendenze locali. Altrettanto pacifica e corretta l'analisi operata in campo internazionale: non si può pensare che economie povere fondate sull'oppio interrompano la propria ragion d'essere senza avere una alternativa di sopravvivenza. Ecco allora le lunghe Conferenze Intergovernative per convincere le leadership locali a dichiarare fuori legge la coltivazione dell'oppio in cambio di sostanziosi aiuti.

In Thailandia il meccanismo va avanti: grazie ai finanziamenti tedeschi – nell'ambito di un progetto Unfdac dell'Onu – negli altipiani del Nord si è scesi da oltre 500 tonnellate annue di oppio a circa 30-40 con la conversione delle colture alla tapioca.

Lo stesso dicasi per la Turchia dei primi anni 70, produttrice del 60% dell'eroina poi consumata negli Stati Uniti, che con gli aiuti dell'amministrazione Nixon ha interrotto la produzione di oppio (o almeno l'ha proibita).

Ma il traffico dorato, per quanto è redditizio, dell'oppio non si svolge solo nei "triangoli", ma anche nella "mezzaluna d'oro" formata da Pakistan, Afghanistan ed Iran con una ulteriore complicazione. In questi luoghi si produce oppio, lo si raffina in loco trasformandolo in eroina e lo si scambia volentieri con valuta e con armi: Stati lacerati dal terrorismo e dalla guerra che invadono l'Occidente con la propria polvere di morte ricevendo in cambio strumenti bellici. Davvero un bell'affare!

Questo percorso – che coinvolge clan mafiosi, organizzazioni terroristiche e servizi segreti (e visto l'oggetto dello scambio non potrebbe essere altrimenti) – era stato oggetto delle indagini del giudice italiano Carlo Palermo, poi assegnato ad altro incarico dopo un attentato dinamitardo andato a vuoto per un soffio.

Quale può essere l'ammontare del fatturato annuo prodotto dal mercato mondiale della droga? Le cifre sono calcolate ad occhio, ma varie fonti incrociate concordano nel ritenere che ogni anno la criminalità organizzata e le grandi istituzioni finanziarie "off shore" (Bahamas, Lichtenstein, Jersey, Panama ecc.) si distribuiscano oltre 500 miliardi di dollari.

Del resto – ha ricordato il capo dell'Fbi William Webster – "i dollari ricavati dalla vendita di droga hanno raggiunto dimensioni tali che i trafficanti li trasferiscono fra loro senza nemmeno contarli, ma soltanto a peso". Ed anche vari studi del Censis concordano che solo in Italia tale mercato frutti circa 25.000 miliardi di lire l'anno (per capirsi, circa 4 volte l'intero plafond dei finanziamenti erogati per Italia 90): il clan Catalano-Ganci di Pizza Connection ha commerciato per un quinquennio 330 libbre di eroina l'anno pari a circa 1650 milioni di dollari, e solo pochi anni orsono è stato debellato un network catanese facente capo alla famiglia semisconosciuta dei Cutaia che commerciava coca, eroina ed hashish in 4 continenti con basi operative in 9 nazioni.

Un'ultima considerazione tragica ma cautamente ottimista al tempo stesso. Con l'aggravante aggiuntiva della diffusione di Aids, si calcola che siano circa 30 milioni i tossicodipendenti del pianeta (circa 800.000 gli eroinomani regolari in Europa), ma che, rispetto agli anni 70, a fronte di un aumento dell'offerta di droga sia in calo la domanda. Dipenderà da legislazioni più restrittive in materia o dagli sforzi congiunti delle polizie e dei Governi, ma almeno in Europa e negli Stati Uniti, a seconda delle droghe, il consumo appare stazionario o in leggero calo, anche se purtroppo aumenta nei Paesi del Terzo Mondo.

Una parola di ringraziamento spetta di diritto all'Unfdac, l'agenzia delle Nazioni Unite che, sull'orlo dello scioglimento nel 1981, è divenuto oggi uno dei bastioni mondiali della lotta alla droga a partire dalla conversione delle colture di origine. E in questa lotta, il Governo italiano si è stranamante distinto per due atteggiamenti contrapposti: da un lato ha assunto la presidenza dell'Agenzia con l'eccellente De Gennaro divenendo il primo finanziatore dei programmi Unfdac (nel 1989 l'Italia versava 400 milioni di dollari a fronte dei 20 erogati dagli Stati Uniti), dall'altro alla fine del 1990 ha inspiegabilmente, dopo 9 anni, silurato De Gennaro che pure era gradito e sostenuto da tutti gli altri Governi. Distrazione, giochi interni di potere? Gli ospiti di questa Festa potrebbero anche fornirci una loro risposta.

Un flagello senza fine

I dati dei primi 5 mesi di quest'anno non lasciano ben sperare: da gennaio a maggio sono state già 484 le vittime dell'eroina e delle altre droghe nel nostro Paese. E mancano i dati relativi alle vittime dell'Aids, una patologia che in Italia si accoppia drammaticamente con la categoria dei tossico-dipendenti.

Eppure l'Italia, sempre in quest'anno, detiene il record in Europa della droga confiscata: nello stesso periodo i servizi anti-droga hanno sequestrato già 902 chili di eroina ed 801 di cocaina, impedendo un commercio di morte per decine di miliardi.

10.800 persone denunciate (30% in più), 7500 operazioni antidroga contro le 5400 del 90, numeri positivi che contrastano con i timori sulla diffusione dell'Aids: dalla 292 vittime del 1986, l'Italia è oggetto di una crescita geometrica del virus che ha provocato 1633 morti nel 1990, quasi tutte fra i tossicodipendenti.

Per questo motivo, il Ministero ha intensificato i suoi spot contro l'Aids e contro la droga con lo spot "Se ti droghi ti spegni": volti di adolescenti con gli occhi bianchi, svuotati, per indicare che la droga è "un'avventura senza ritorno".

Una riforma contestata

Quando l'11 maggio 1990, la Camera ha approvato la nuova riforma della vecchia legge 685/75 con 307 voti favorevoli, 148 contrari ed 1 astenuto, l'Italia era da 18 mesi divisa in due dalla polemica sulla droga. Opinione pubblica, classe politica, comunità di recupero avevano dato vita ad un memorabile dibattito sul tema della illiceità e della punibilità del consumo di droga non risparmiando alcun mezzo per veicolare consensi su questa o quella posizione. In questa discussione, anche il Movimento Giovanile Dc ha dato il suo attivissimo contributo tessendo un dialogo fecondo con l'arcipelago delle comunità, divise fra il cartello "Educare non punire" di Don Ciotti e i "proibizionisti" di Don Gelmini e di Muccioli.

Ma cosa dice, in sostanza, la legge n.162 nota come "Vassalli-Jervolino"? Il concetto di "modica quantità" viene sostituito dalla nozione di "dose media giornaliera", necessario a stabilire iI confine fra consumatori e spacciatori. L'art.12 dichiara illecito l'uso delle sostanze stupefacenti di ogni genere. Gli articoli 14 e 15, causa principale degli scontri tra maggioranza e opposizione ed oggetto di oltre 1500 tentati emendamenti, introducono il concetto della punibilità dei consumatori di droghe pesanti e leggere. È compito del prefetto, coadiuvato da un'equipe di esperti, stabilire quali delle sanzioni amministrative previste dalla legge debbano essere inflitte al consumatore di droghe che si rifiuti di seguire un programma di recupero. Tali sanzioni vanno dal ritiro della patente (che secondo Don Ciotti è il primo documento che un tossico vende per procurarsi una dose), del passaporto e del porto d'armi (vale lo stesso principio)

per un certo periodo. Sanzioni accresciute temporalmente durante il secondo e terzo fermo. Le sanzioni penali – che non vengono annotate nella fedina – comprendono il divieto di allontanarsi dal Comune di residenza, l'obbligo di presentarsi almeno due volte alla settimana al Commissariato, l'obbligo di rientrare a casa entro un'ora determinata e di non frequentare locali, l'obbligo di lavorare senza stipendio per la collettività, il sequestro dei veicoli posseduti dal consumatore. All'articolo 13 vengono inasprite le pene per i trafficanti di droghe leggere e pesanti.

Dopo un anno di applicazione della legge, sui cui risultati si rinvia all'apposito box, ed in seguito ad un intervento della Corte Costituzionale, il Governo ha ritenuto opportuno chiarire l'interpretazione autentica di alcuni articoli per evitare facili automatismi che aumentavano eccessivamente la pratica dell'arresto.

Va invece sottolineato che il 9 maggio 1990, esattamente un anno dopo l'approvazione della legge, è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il Decreto di attuazione del Testo Unico sulle leggi in materia. Quattro Ministeri (Affari Sociali, Interni, Lavoro e Lavori Pubblici) sono chiamati ad erogare la cifra complessiva di 330 miliardi a favore di Enti Locali, Usi, Amministrazioni dello Stato e Comunità per interventi di formazione degli operatori, di incentivazione delle Comunità (a partire dall'ampliamento delle sedi), di creazione di posti di lavoro.

La droga continua a mietere le proprie vittime, ma qualcosa, anche da noi, si è finalmente mosso.

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